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Per Draghi doppia fiducia, ma 30 Cinque Stelle votano No

Con il voto di fiducia accordato a larga maggioranza dal Senato e dalla Camera, il Governo Draghi è nella pienezza dei poteri, ma si allarga la frana tra i Cinque Stelle: 30 parlamentari hanno votato No e saranno espulsi – Di Battista promuove un contro-Movimento

Per Draghi doppia fiducia, ma 30 Cinque Stelle votano No

La Camera dà il via libera al governo Draghi con 535 voti favorevoli, 56 contrari e 5 astenuti. Un’altra fiducia bulgara che – dopo quella di mercoledì sera al Senato – permette al nuovo esecutivo di iniziare a lavorare nella pienezza dei poteri. Tra i partiti maggiori, l’unico a collocarsi all’opposizione si conferma Fratelli d’Italia. Le notizie più importanti arrivano però dal Movimento 5 Stelle, dove si allarga la fronda interna.

Dei 56 voti contrari registrati a Montecitorio, 16 sono arrivati da deputati grillini, che – come i 15 contrari del Senato – saranno espulsi dal Movimento per non aver rispettato l’indicazione di voto arrivata dagli iscritti attraverso la piattaforma Rousseau. Lo stesso destino toccherà ai quattro pentastellati che si sono astenuti e a 10 dei 14 assenti (gli altri quattro erano in missione).

In tutto, fra contrari, astenuti e assenti non giustificati, i dissidenti grillini sono 51, di cui 30 alla Camera e 21 al Senato. Non sembra, per il momento, che fra loro ci sia unità d’intenti. Nicola Morra, ad esempio, ha chiesto un incontro con Beppe Grillo per essere graziato. Barbara Lezzi ha detto invece di volersi candidare alla guida del nuovo organo collegiale approvato pochi giorni fa su Rousseau, sostenendo – come Matteo Mantero – che il capo politico uscente, Vito Crimi, non abbia più l’autorità per annunciare espulsioni. Non sono escluse cause in tribunale o ricorsi alla Camera e al Senato per rimanere nel gruppo nonostante il voto in dissenso.

Nulla è ancora deciso, ma all’orizzonte si profila già l’ipotesi estrema: i grillini esiliati hanno i numeri per costituire gruppi autonomi nei due rami del Parlamento. Per riuscirci avrebbero bisogno di un simbolo, e potrebbero prenderne in prestito uno messo in naftalina diversi anni fa: quello dell’Italia dei Valori.

Intanto Alessandro Di Battista, da leader extraparlamentare dei ribelli grillini, lancia un segnale su Instagram: “Ci sono cose da dire. Scelte politiche da difendere. Domande a cui rispondere e una sana e robusta opposizione da costruire”. Domani dirà di più nel corso di un’intervista social. E il sospetto è che a breve possa nascere una sorta di Contro-Movimento.

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