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M5S verso la scissione: espulsi 15 senatori

Tensione nel Movimento 5 Stelle: 15 senatori tra cui Morra e Lezzi, non hanno votato la fiducia a Draghi e sono stati espulsi da movimento. Lo ha annunciato Vito Crimi. Lo stesso trattamento riguarderà i deputati che hanno votato No a Draghi

M5S verso la scissione: espulsi 15 senatori

Non accenna a placarsi la tensione in casa Movimento 5 Stelle, dopo che al Senato 15 parlamentari del partito fondato da Beppe Grillo hanno votato no alla fiducia al Governo Draghi, anche dopo l’endorsement dei vertici del movimento e il voto favorevole degli attivisti sulla piattaforma Rousseau. I 15 senatori “incriminati”, ha fatto sapere sul proprio profilo Facebook il capo politico del Movimento 5 stelle, Vito Crimi, sono stati espulsi: “Sono venuti meno all’impegno del portavoce del MoVimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti. Tra l’altro, il voto sul nascente Governo non è un voto come un altro. È il voto dal quale prendono forma la maggioranza che sostiene l’esecutivo e l’opposizione. Ed ora i 15 senatori che hanno votato no si collocano, nei fatti, all’opposizione”.

“Per tale motivo – ha aggiunto severamente Crimi – non potranno più far parte del gruppo parlamentare del Movimento al Senato. Ho dunque invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo. Sono consapevole che questa decisione non piacerà a qualcuno, ma se si pretende rispetto per chi la pensa diversamente, lo stesso rispetto si deve a chi mette da parte le proprie posizioni personali e contribuisce al lavoro di un gruppo che non ha altro obiettivo che quello di servire i cittadini e il Paese”.

La decisione arriva dopo che il Movimento 5 Stelle ha appena fondato un gruppo unico proprio a Palazzo Madama, insieme al Partito democratico e a Leu (che a sua volta però si è divisa all’interno), gli alleati più fedeli dell’ormai ex maggioranza che però vuole dare un seguito politico all’intesa e al lavoro comune svolto nel precedente esecutivo.

Ora l’attenzione si sposta sulla Camera dei deputati, dove i dissidenti, che a questo punto verranno espulsi, sono stati una quindicina. Le truppe dei 5 Stelle, che dopo le elezioni del 2018 erano le più numerose in Parlamento, vanno così assottigliandosi: al momento i numeri dicono che la fiducia al governo non è minimamente in pericolo, ma resta il segnale di una scissione che potrebbe rivelarsi profonda. E che, se non altro, avrà il merito di fare chiarezza.

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