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Pensioni, Fondo Monetario: altro che abolire la Fornero

Uno studio del Fondo Monetario Internazionale fa luce sulla situazione pensionistica italiana: la spesa nel nostro Paese è la più alta in Europa, pari al 16% del Pil. Ecco le proposte degli economisti statunitensi che hanno contribuito al lavoro pubblicato dal Fondo Monetario. Speriamo che Di Maio e Salvini le leggano e le comprendano…..

Pensioni, Fondo Monetario: altro che abolire la Fornero

E pensare che in campagna elettorale, M5S e Lega hanno raccolto voti promettendo l’abolizione della tanto discussa Legge Fornero sulle pensioni. Ma avevano fatto i conti senza l’oste. Con un working paper che non mancherà di far discutere e che la Reuters ha meritoriamente diffuso, il Fondo Monetario Internazionale, secondo quanto sostenuto dai suoi economisti Michal Andrle, Shafik Hebous, Alvar Kangur e Mehdi Raissi, dice apertamente che la spesa pensionistica italiana è e sarà anche nei prossimi anni troppo elevata nonostante l’entrata in vigore della riforma voluta dal Governo Monti.

Per questo occorrono misure tese soprattutto a colpire le pensioni calcolate con il metodo retributivo e quello misto, i criteri di concessione delle pensioni di reversibilità e il basso livello di contributi versati dai lavoratori autonomi.

Ad oggi la spesa pensionistica in Italia, con il 16% del Pil, è la seconda più alta dopo quella della Grecia. E alle eccessive uscite previdenziali lo studio dell’Fmi imputa l’insufficiente spesa pubblica per istruzione e per investimenti.

Nello studio “Italy: Toward a Growth-Friendly Fiscal Reform” il Fondo Monetario sottolinea invece la necessità di un intervento sulle pensioni calcolate in toto o in parte sulla base delle retribuzioni, attraverso il taglio della tredicesima oppure il ricalcolo dell’importo con un metodo meno generoso. Tutti provvedimenti che, anche se un giorno trasformati in legge, potrebbero essere impugnati dai diretti interessati.

In tema di pensioni di reversibilità – quelle italiane con un livello del 2,75% del Pil sono le più alte in Europa -gli economisti chiedono di fissare un’età minima perchè il coniuge vedovo ne benefici e di eliminare la possibilità che ne beneficino altri familiari.

In tema di contributi previdenziali lo studio evidenza la disparità tra quelli dei lavoratori dipendenti (al 33% del salario) e quelli degli autonomi e chiede di alzare ad almeno il 27% dall’attuale 24% l’aliquota di questi ultimi.

Il working paper chiede anche di eliminare i benefici nel calcolo della pensioni delle madri lavoratrici, spostando le agevolazioni nell’ambito della spesa sociale.

Oggetto di critica anche la quattordicesima mensilità concessa ai pensionati che ricevono importi minimi. Al suo posto vengono proposti interventi universali anti-povertà.

Lo scenario della spesa pensionistica italiana viene criticato dallo studio perché basato su ipotesi troppo ottimistiche per crescita dell’economia e dell’occupazione. In particolare quella del Pil supera quella del Pil potenziale.I del Fondo Monetario riguardano anche le ipotesi relative al trend demografico. Per ridurre la spesa gli estensori dello studio chiedono infine di utilizzare un fattore di calcolo della pensione più contenuto.

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