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Ocse: economie dell’Eurozona vicine ad una svolta, ma la ripresa resta fragile e instabile

Secondo quanto rileva l’ultimo rapporto dell’Ocse, presentato oggi a Bruxelles, le economie dell’Eurozona sembrano aver raggiunto un punto di svolta – Nonostante la ripresa, le attività economiche restano tuttavia irregolari e fragili e i tassi di disoccupazione continuano ad essere elevati- L’Italia è l’unico Paese a non aver ridotto il costo del lavoro.

Ocse: economie dell’Eurozona vicine ad una svolta, ma la ripresa resta fragile e instabile

Dopo anni di crescita bassa e irregolare, le economie dell’Eurozona, comprese quelle più colpite dalla crisi, sembrano aver raggiunto un punto di svolta. E’ quanto rilevato dall’Ocse nell’ultimo rapporto sull’area, presentato oggi a Bruxelles, in cui si nota in che modo “la fiducia è migliorata ed è stato compiuto progresso nel ridurre gli squilibri fiscali e delle partite correnti” oltre che “nel migliorare la competitività in molti paesi vulnerabili”.

Anche le riforme strutturali in questi paesi, si legge nel rapporto, “hanno registrato forti progressi”. Le attività economiche, tuttavia, restano irregolari e fragili, i tassi di disoccupazione continuano ad essere elevati in molti paesi e nella maggior parte di questi la disoccupazione giovanile è più che doppia rispetto a quella generale.

Inoltre a causa della crisi “le diseguaglianze sisono allargate ulteriormente”. Sulla crescita continuano a pesare da un parte l’impressionante consolidamento fiscale in atto, reso necessario dall’alto debito pubblico, e dall’altra la debolezza dei bilanci del settore privato.

L’impatto della politica monetaria accomodante è indebolito dalla frammentazione finanziaria in un quadro che ha visto l’inflazione scendere attorno all’1%. Se da un lato il costo del denaro sugli attuali livelli fornisce sostegno alle attività economiche, dall’altro “se mantenuto per un lungo periodo, potrebbe generare boom degli asset dei prezzi in alcuni paesi e rallentare il processo di pulizia dei bilanci bancari”.

Tra i paesi ‘vulnerabili’ (Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna), l’Ocse bacchetta l’Italia sul costo del lavoro. I costi delle unità di lavoro “sono sostanzialmente scesi, con la rilevante eccezione dell’Italia”. Riferendosi ai cinque i paesi, l’Ocse spiega che l’aggiustamento dei prezzi è stato “inferiore a quello dei salari cosa che ha limitato l’effetto del calo dei costi delle unità del lavoro sulla competitività dei prezzi”.

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