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Netflix e oltre: dal cinema tradizionale allo streaming video

Se volete saperne di più o conoscere meglio quanto ci aspetta nel prossimo futuro della televisione e del cinema avete a disposizione uno strumento ottimo: Bianco e Nero, il nuovo numero della rivista quadrimestrale del Centro Sperimentale di Cinematografia, presentato dal suo Presidente, Felice Laudadio, nei giorni scorsi alla Casa del Cinema di Roma.

Netflix e oltre: dal cinema tradizionale allo streaming video

Si tratta di un volume “speciale” dedicato a Netflix e Oltre perché riassume in modo esauriente tutta la complessità degli infiniti problemi che si sono aperti con l’avvento dello streaming video nei confronti del cinema “tradizionale”. Si sono rivoluzionati i modelli di produzione, i linguaggi, le strutture narrative, la distribuzione e la fruizione dei prodotti audiovisivi da parte del pubblico. In poche parole: tutto non è più come prima per chi produce e consuma cinema, sia esso destinato alla televisione, allo streaming o alla tradizionale sala cinematografica.

Il volume (corposo e in due lingue) – Edizioni Sabinae – affronta tutto il perimetro della rivoluzione digitale e, non a caso, il titolo è appunto “Netflix e oltre”. Anzitutto, nella prima parte, si affrontano le nuove concettualizzazioni di “prodotto audiovisivo” e le caratteristiche che esso ha assunto nell’economia globalizzata. Si tratta di un nuovo tipo di “merce” e come tale richiede altri paradigmi più vicini al mondo dell’economia e della matematica piuttosto che dell’arte e della creatività. Dunque, anzitutto si tratta di capire bene i meccanismi e i criteri economici degli OTT (Over The Top), le loro strategie di sviluppo, la loro originalità e specificità di azione nel mercato. Le grandi piattaforme, quelle che ormai dominano e si spartiscono le fette più grandi del mercato (Netflix, Amazon, Disney, Apple, Warner)  hanno dei modelli di business, allo stesso tempo, specifici per i singoli mercati e globali per il resto del mondo. Comprendere a fondo questi meccanismi, forse costituisce il solo strumento a disposizione per quanti intendono, in un modo o nell’altro, farne parte. Difficile, infatti, oggi ipotizzare la produzione e la distribuzione di un film se non lo si colloca preventivamente in un contesto che prevede il suo inserimento in un contesto di flusso digitale. Altrimenti, che può essere pure è una scelta di assoluta dignità e validità, lo si immagine come destinato a settori o mercati di nicchia, da amatori.

“Content is the King” ebbe a dire Steve Jobs a proposito di come immaginava il futuro del mondo audiovisivo ed è esattamente nella capacità di produrre, o essere proprietari “per sempre e per tutto il mondo” dei diritti di diffusione che marca la differenza tra il mondo del cinema prima di Netflix e quello attuale. 

Il volume affronta poi altri tre ambiti di grande interesse: i “nuovi spettatori” dello streaming e i “vecchi” frequentatori delle sale tradizionali. Per i primi non si contano i biglietti staccati al botteghino ma il numero degli abbonati (un numero solitamente e gelosamente tenuto riservato). Come pure, per quanto riguarda la distribuzione di film attraverso la televisione, conta sempre meno il concetto di “audience” in quanto lo stesso film potrebbe essere visto “off line” e quindi sfuggire ad ogni logica di controllo numerico. Come cambiano o si evolvono gli spettatori, a quali stimoli reagiscono? Qui interviene un “mostro” che non ha ancora dispiegato compiutamente tutta la sua rilevanza: l’algoritmo. Proprio a questo proposito si parla di tecnologie degli OTT:  cosa accade dal momento in cui si preme il tasto Play del telecomando? Quali problemi si pongono con le infrastrutture di rete necessarie a supportare un traffico dati di enormi dimensioni? Infine, si affrontano complessi problemi legati agli aspetti legali e legislativi – vedi tutto il tema del diritto d’autore – con un interessante confronto con quanto avviene negli altri paesi europei.

Infine, due brevi considerazioni: la prima riguarda il Centro Sperimentale di Cinematografia. Si tratta di un luogo di eccellenza nazionale, una macchina da guerra in grado di sfornare giovani professionisti che non faticano a trovare occupazione, come invece non avviene in molti altri settori. Merita sostegno ed attenzione: si riferisce ad una parte dell’economia e della cultura nazionale che pesa e nemmeno poco. La seconda riguarda la Casa del Cinema di Roma: è un modello di promozione culturale che funziona ed è facilmente esportabile ovunque. I cittadini ringraziano.

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