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Mps, Monti: “Il Pd c’entra”. Intanto il titolo recupera in Borsa

Dopo il crollo degli ultimi giorni, stamattina all’apertura di piazza Affari il titolo del Monte dei Paschi ha ripreso a correre, arrivando al +7% e alla sospensione per eccesso di rialzo – Monti: “Le banche italiane sono solide, Mps caso isolato. Il Pd? C’entra…” – Show di Grillo all’assemblea in corso a Rocca Salimbeni: “Mussari incompetente”.

Mps, Monti: “Il Pd c’entra”. Intanto il titolo recupera in Borsa

MPS,  RESURREZIONE IN BORSA.  MONTI: “IL PD C’ENTRA”. PRIMO ROUND IN ASSEMBLEA TRA GRILLO E PROFUMO

Il giorno più lungo nei 500 e più anni di storia del Monte Paschi si apre con una nota di conforto: fin dalle prime battute della seduta di Borsa fioccano, per la prima volta nella settimana nera, gli ordini di acquisto su Rocca Salimbeni: già prima delle 9 il titolo Mps, che in 3 sedute ha perso il 20% della capitalizzazione, ha ripreso a correre  con un rialzo del 5,02% a 0,24 euro nei primi scambi.  Alle 10 il titolo è stato sospeso per eccesso di rialzo quando trattava ad un prezzo di 0,25 euro, il 7% in più della vigilia.

In contemporanea, parlando ai microfoni di Radio Uno, il premier Mario Monti, sottolineava che “I risparmiatori italiani il cui sistema nervoso è stato messo a dura prova anche dai rumors e dalla corrida elettorale”, devono “sapere che le banche italiane sono state durante tutta la crisi finanziaria tra le più solide e se si parla di Mps è solo perché le autorità europee hanno chiesto di aumentare la capitalizzazione di Mps, e solo di Mps”. Inoltre, le  risorse per i “Monti bond non sono soldi che vanno dallo Stato a Mps per restarci, ma che verranno rimborsati e con un alto tasso di interesse, e sono 2 miliardi su base netta”. Sui 3,9 miliardi complessivi, ha voluto precisare, 1,9 sono “rimborsi dei precedenti Tremonti bond”. 

Ma ci vorrà ben altro che una corrente di ricoperture o di spiegazioni tecniche per riportare la situazione sotto controllo. Il caso, ormai, coinvolge sul piano istituzionale. le responsabilità di Consob e Banca d’Italia oltre che il governo di oggi e di ieri. Sul piano politico, poi, è nel mirino il rapporto tra “fratelli siamesi” della banca senese e della politica locale, di esclusiva pertinenza da sempre del Pd. Lo stesso Monti ha gettato benzina sul fuoco sottolinenado che “il pd c’entra in questa vicenda” perché “ha sempre avuto molta influenza sulla banca e sulla vita politica” di Siena. “Io – ha però aggiunto il leader di Scelta Civica – non sono qui per attaccare Bersani, ma il fenomeno storico della commistione fra banca e politica che va ulteriormente sradicato” perché è una “brutta bestia”. Poi, ha concluso, lascio ai politici” il compito di “puntarsi il dito” l’uno contro l’altro.

E poi, c’è la folla degli azionisti riuniti per l’assemblea. A partire dai soci/dipendenti che, su invito dei vertici, anni fa hanno investito parte dei risparmi (e del Tfr) in azioni che oggi valgono solo una frazione dell’investimento. Anche a loro si rivolge la filippica di Beppe Grillo: “Quello che hanno fatto alla banca Monte dei Paschi è peggio della Tangentopoli, di Craxi e di Parmalat insieme, questo è il danno che hanno fatto”. Cosi’ disse il leader del movimento Cinque Stelle  arrivando nella sede dell’Assemblea di Mps, accolto da una ressa di giornalisti, cameraman e fotografi. ”Hanno fatto di un partito una banca e di una banca un partito”, ha aggiunto entrando nella sala  dell’assemblea. ”Mussari è un incompetente, lo hanno messo li’ a fare il linoleum: stanno vendendo una banca del 1500 al mercato”, ha concluso.

Ad attendere a pie’ fermo questa ed altre contestazioni c’è il  vertice attuale del Monte, capitanato da Alessandro Profumo. Le prime scintille ci sono già state. Il leader del movimento a 5 stelle parlando ai soci ha lanciato l’allarme di “un buco nei conti di 14 miliardi di euro, bisogna subito aprire un’inchiesta”. Profumo ha subito replicato: “Mi dica da dove viene questa indicazione? Qui non c’é nessun buco”.

La linea del presidente d’altronde, è stata anticipata dalla nota emessa nella serata di ieri, dopo la conclusione del board ove, a detta di Giovanni Alberto Aleotti, consigliere e membro del comitato esecutivo della Banca nonché tra i maggiori soci privati dell’istituto, “non si nutre alcuna preoccupazione”. All’uscita dal consiglio durato oltre cinque ore, un altro consigliere ha indicato: “Abbiamo dedicato solo mezz’ora ai problemi e il resto del tempo alle altre cose”.

La situazione di Mps è “completamente sotto controllo” è la tesi del cda, che trova un primo conforto nella ripresa del titolo. Nonostante “le continue esternazioni da parte di numerosi personaggi pubblici ed esponenti politici tese a strumentalizzare le vicende” e “la leggerezza con la quale viene trattato il tema della ricapitalizzazione della Banca”. La richiesta dei Monti bond “si riconduce prevalentemente alla crisi del debito sovrano che ha ridotto il valore del portafoglio titoli di stato Italiani detenuti dalla banca, e solo in misura minore anche all’attività di verifica ancora in corso sulle operazioni Alexandria, Santorini e Nota Italia di cui tutti parlano”. Operazioni, del resto, già note da mesi: già a maggio Report aveva diffusamente parlato di Alexandria in una trasmissione che aveva suscitato la consueta levata di scudi indignata da parte dell’establishment di Siena, al solito impegnato in un eterno palio tra politica, finanza e potere allo stato brado. Già a fine novembre la banca aveva preannunciato  un impatto negativo per circa 500 milioni dalla chiusura di alcune operazioni, le stesse che ora sono alla pubblica gogna. Dunque qual è la novità che ha fatto scatenare le reazioni in Borsa e fuori?

Sul piano finanziario la partita non riguarda più la vecchia gestione, ormai morta e spolta, di Giuseppe Mussari ed Antonio Vigni. Semmai, ad un anno dall’insediamento, nel mirino conta capire  l’effettiva capacità della banca di effettuare un difficile turnaround. Sotto questo profilo, la vicenda, con i suoi silenzi, ritardi ed omissioni, ha senz’altro  intaccato la fiducia nella nuova gestione.  Anche perché i Monti bond, prestito ae non regalia finanziata dall’Imu, sono una pesante ipoteca sulla futura redditività dell’istituto: su 3,9 miliardi di Monti bond a un tasso del 9% il primo anno (poi crescente), la banca pagherà al Tesoro, con priorità su tutti gli altri stakeholder, almeno 350 milioni annui non deducibili dalle tasse. Un salasso che rende necessario il ricorso, quando sarà possibile, al mercato. Ma chi vuole o può comprare partecipazioni in Mps? In questa situazione non sarà facile organizzazione una “soluzione di sistema” che coinvolga capitali italiani pubblici e privati. Si po’ pensare ad una svolta stile Bpm, ormai saldamente nelle mani di  Andrea Bonomi di Investindustrial, ce ha avviato una ristrutturazione rapida e con machete, senza badare agli equilibri politici di piazza Meda. Oppure all’ingresso, in posizione rilevante, di azionisti internazionali. In ogni caso, i traumi a Siena sono appena cominciati.

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