Condividi

Meloni-Salvini: braccio di ferro per le presidenze di Senato e Camera ma Giorgetti verso il Mef

Un vertice tra Meloni, Berlusconi e Salvini cercherà l’intesa sulle Presidenze di Senato e Camera mentre per la guida del MEF avanza la candidatura del leghista moderato Giancarlo Giorgetti

Meloni-Salvini: braccio di ferro per le presidenze di Senato e Camera ma Giorgetti verso il Mef

Giovedì 13 ottobre si apre ufficialmente la nuova legislatura con l’insediamento del nuovo Parlamento (600 membri in tutto, di cui 400 alla Camera e 200 al Senato) e l’elezione dei nuovi Presidenti del Senato (seconda carica dello Stato) e della Camera, ma fino all’ultimo è braccio di ferro tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La poltrona più ambita è quella di Palazzo Madama che la leader di Fratelli d’Italia e premier in pectore vorrebbe riservare al suo fedelissimo Ignazio La Russa, già vicepresidente del Senato. Ma Salvini non si arrende e insiste per candidare Roberto Calderoli, veterano del Parlamento. Giochi ancora aperti alla Camera dove la poltrona di Presidente è contesa ancora una volta da Fratelli d’Italia, che pensa a Fabio Rampelli, e dalla Lega che, se fallisse al Senato, punterebbe sul capogruppo uscente Riccardo Molinari, ancorchè zavorrato dall’indagine per falso nelle liste elettorali di Moncalieri.

MELONI-SALVINI VERSO L’INTESA SU GIORGETTI MINISTRO DELL’ECONOMIA

Il test sulle Presidenze delle due Camere è la prima prova in campo aperto della nuova legislatura della capacità di Meloni e Salvini di trovare un accordo obbligatorio ma è anche l’anticamera della formazione della squadra del futuro Governo, che verosimilmente sarà presentato nell’ultima settimana di ottobre. E in questo caso che, salvo sorprese dell’ultima ora e salvo convincere un tecnico indipendente di chiara fama dopo il rifiuto di Fabio Panetta, avanza per il ministero-chiave dell’Economia (MEF) la candidatura dell’attuale ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, leghista moderato, stimato anche dal premier uscente Mario Draghi, di cui è stato uno dei principali collaboratori, e dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Inizialmente Salvini non gradiva e forse in cuor suo ancora adesso non gradisce che il suo principale antagonista interno salisse sulla poltrona di uno dei dicasteri più importanti ma alla fine la ragion politica e la possibilità per la Lega di conquistare una poltronissima sembra aver superato i dubbi e le perplessità. Non a caso la Meloni, dopo aver aspirato nei giorni scorsi a formare un Governo di grandi personalità anche indipendenti, ieri si è acconciata a parlare di un Governo tutto politico.

MELONI VERSO LA QUADRA SULLE POLTRONE CHIAVE DEL NUOVO GOVERNO

La casella del ministro dell’Economia era ed è certamente tra le più delicate da ricoprire ma la natura del nuovo Governo, su cui sono accesi i riflettori non solo del Paese ma anche delle cancellerie internazionali, dipenderà – oltre che dalla strategia e dal programma che annuncerà la Meloni quando riceverà l’incarico – anche dalla scelta degli altri ministri chiave come quello degli Esteri, dell’Interno e della Giustizia, su cui l’attenzione del Presidente Mattarella sarà massima. Quì però i giochi sembrano più semplici: per la Farnesina avanza la candidatura di Antonio Tajani, braccio destro di Silvio Berlusconi e già Presidente del Parlamento europeo, per il Viminale quella del prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto di Salvini quand’era ministro dell’Interno, e per la Giustizia quella dell’ex magistrato Carlo Nordio. Paradossalmente le ultime scaramucce saranno sulle poltrone cosiddette minori ma quella del ministero della Salute minore non lo è affatto, tant’è che Berlusconi vorrebbe che fosse affidata alla fedelissima Lucia Ronzulli che la Meloni cercherà fino all’ultimo di evitare. Vedremo se il vertice di oggi del centrodestra tra Meloni, Berlusconi e Salvini appianerà le divergenze.

Commenta