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Mediobanca fa meglio delle attese e conferma la vendita delle partecipazioni: +1,89% in Borsa

Piazzetta Cuccia chiude l’esercizio in perdita per 180 mln ma ha fatto meglio delle attese degli analisti (200 milioni) – Tutte le partecipazioni sposate tra gli Afs: già avviata dismissione Gemina mentre Sintonia rimarrà in portafoglio – Nagel (ad): “Su Telecoma siamo venditori, no nuovi soldi” – E consiglia a Greco di uscire dal Patto

Mediobanca fa meglio delle attese e conferma la vendita delle partecipazioni: +1,89% in Borsa

La Borsa premia Mediobanca nel giorno del Cda sui conti e della riunione del Patto: +1,89% 5,115 euro per azione, miglior titolo del Ftse Mib fermo a +0,11%. Gli investitori hanno premiato risultati, che sebbene in perdita per 180 milioni dopo 404 milioni di svalutazioni sui titoli e senza dividendo (in linea con le raccomandazioni di Bankitalia), hanno fatto meglio delle attese che si attendevano perdite per 200 milioni. Ma è apprezzato anche il nuovo corso di Mediobanca che con la seconda parte dell’anno ha avviato la scelta strategia presentata nel business plan a giugno: più banca e meno holding. Tutte le partecipazioni azionarie, esclusa Generali (e Burgo), sono state classificate come disponibli per la vendita (Afs) e valorizzate ai corsi di mercato, l’esposizione azionaria complessiva è scesa da 4,3 a 4,1 miliardi e Piazzetta Cuccia ha confermato l’obiettivo annunciato di ridurre l’esposizione azionaria di ulteriori 1,5miliardi nel triennio del piano.

La strada delle dismissioni è ormai segnata. Come per Gemina, che Mediobanca ha già iniziato a vendere, ha sottolineato l’ad Alberto Nagel durante la conference call con gli analisti, mentre sarà mantenuta Sintonia, holding di partecipazioni che include Gemina e Atlantia.  La quota di Mediobanca in “Sintonia non è in vendita – ha detto Nagel –  Lo è quella in Gemina. Con la fusione tra Gemina e Atlantia, dato la nostra posizione in Sintonia, abbiamo deciso che terremo Sintonia e venderemo Gemina. È uno degli asset che venderemo e ci siamo mossi in questo senso”. Mantenerle entrambe significherebbe avere una doppia esposizione a uno stesso asset.

Nessun ripensamento anche su Telecom Italia: “siamo piuttosto venditori rispetto ad essere pronti a metterci nuovi soldi”, ha detto Nagel rispondendo alla domanda di un analista. Mediobanca è azionista si Telecom tramite l’11,62% della holding Telco che è stata svalutata a bilancio a 78 milioni (inclusa la quota pro rata del finanziamento soci) con una valutazione del sottostante titolo Telecom Italia di 0,53 euro per azione.

Piazzetta Cuccia conferma poi la direzione verso un Patto più “slim”. Una nota di oggi del Patto ha comunicato di aver autorizzato Unipol Fondiaria Sai a svincolare anticipatamente dall’accordo le proprie azioni, anche se ha precisato che “ferma restando la scadenza 30 settembre 2013 ad oggi non risultano pervenute disdette”. Unipol Fondiaria Sai deve svincolare la quota dal patto in vista di una loro prossima cessione per adempiere agli obblighi di vendita previsti dal provvedimento Antitrust conseguente all’acquisizione di Fondiaria Sai. Con l’uscita di Unipol le azioni vincolate al patto scenderanno al 38,19% dal 42,03%. E potrebbero scendere di un ulteriore 2% (la quota che le Generali hanno nel patto di Mediobanca a sua volta azionista del Leone con poco più del 13%) se il ceo delle Generali, Mario Greco, accogliesse l’invito di Nagel ad risolvere gli incroci azionari ormai anacronistici come peraltro sembra orientato a fare (entrambi si sono mostrati fautori di un approccio che metta in soffitta le logiche da salotto buono e che sia più orientato al mercato, attraverso lo scioglimento dei patti e dei legami valorizzando le partecipazioni secondo una logica industriale). “Fino ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna disdetta – ha detto Nagel al proposito durante la conference call – ma la mia raccomandazione personale a Generali sarebbe di uscire dal patto perché sarebbe più coerente con la strategia di investimento di Generali. Non è il miglior modo di allocare il capitale”.  Nagel ha poi  ribadito di attendersi che Generali riprenda ad apportare un “contributo positivo significativo” all’istituto.

Possibili uscite potrebbero poi arrivare da alcuni soci con partecipazioni pari all’1% o anche meno. Nel frattempo il cda ha confermato la fiducia a Marco Tronchetti Provera, per il quale è stata valutata una eventuale revoca da consigliere in seguito della condanna di primo grado del Tribunale di Milano legata alla vicenda dei dossier illegali Telecom (dopo la quale Tronchetti si era sospeso dalla carica di consigliere e vice presidente di Mediobanca). L’assemblea del Patto ha “valutato che la situazione determinatasi non fa venire meno il rapporto di fiducia con lo stesso”, si legge in una nota diffusa da Mediobanca. Nel frattempo il cda di Piazzetta Cuccia ha cooptato, su indicazione dell’azionista Carisbo, l’ex sindaco di Bologna Giorgio Guazzaloca, che subentra a Fabio Roversi Monaco che si era dimesso dal consiglio di Piazzetta Cuccia dopo la nomina alla presidenza di Banca Imi.

Infine, Nagel ha precisato i modi e le circostanze della restituzione dei finanziamenti Ltro alla Bce. “La restituzione – ha spiegato – è più un problema di profitabilità che di liquidità. Se da questi prestiti abbiamo una buona profitabilità li teniamo, perché in termini di liquidità possiamo già progressivamente restituirli”. Mediobanca quest’anno ricorrerà al funding per 5 miliardi di euro rispetto ai 7 in scadenza e, come ha spiegato l’ad, ha già coperto il 60% dell’importo. Lo scenario per il prossimo anno rimane comunque nel complesso prudente: Piazzetta Cuccia vede una situazione in miglioramento ma ancora fragile, con un costo del rischio ancora alto.

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