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Mediobanca: Enel regina per capitalizzazione, Eni seconda

REPORT AREA STUDI MEDIOBANCA – La capitalizzazione complessiva della Borsa Italiana arriva a 517 miliardi di euro, il 30% del Pil – Per rendimento brilla lo Star, sale il monte dividendi

Mediobanca: Enel regina per capitalizzazione, Eni seconda

Enel ed Eni da anni continuano a contendersi lo scettro di regina di capitalizzazione a Piazza Affari. Una battaglia infinita che per il momento è stata vinta dalla società guidata da Francesco Starace che ha scavalcato quella di Claudio Descalzi accomodandosi sul primo gradino del podio.

A livello complessivo, la capitalizzazione delle 231 aziende quotate sull’Mta di Borsa Italiana ha raggiunto quota 517 miliardi di euro, il 30% del PIL Italiano. Se poi si considerano anche le società attive in Italia, ma con sede all’estero – come Tenaris, Stmicroelectronics ed Exor con Fca, Cnh e Ferrari – si raggiungono i 618 miliardi di euro. Siamo al 20esimo posto al mondo, 4 gradini in meno rispetto alla 16esima posizione occupata nel 2008, quando però la capitalizzazione era pari a 375 miliardi, il 24% del Pil.

Questi i dati che emergono dal report pubblicato dall’Area Studi di Mediobanca sull’andamento annuale di Piazza Affari. Oggetto di analisi è la performance delle 231 società quotate, di cui 203 industriali, 23 bancarie e 5 assicurative.

10 ANNI DI BORSA ITALIANA

Dalla fine del 2008 al settembre del 2019 chi ha investito 100 euro in Borsa ne ha guadagnati 69, arrivando complessivamente a quota 169 euro. L’investimento più redditizio lo ha portato a casa chi ha investito sulle società del segmento Star, il cui rendimento complessivo (dividendi inclusi) è stato pari al +15,6% medio annuo: 100 euro investiti a inizio periodo sono così diventati 476. 

“Suddividendo le società in base alla dimensione, prevalgono le 70 società a media capitalizzazione, con +10,7% medi annui (299 euro finali dai 100 di inizio periodo). Le Top 30, invece, registrano un +4,2% (155 euro finali)”, fa sapere Mediobanca. Dal punto di vista settoriale spiccano i titoli industriali (+9,1% medio annuo per 255 euro finali), seguiti da quelli assicurativi (+3,6% e 146 euro finali). Negative invece le banche (-4,5%, e 61 euro finali), con una riduzione vicina al 40% dell’importo di un decennio prima.

Quanto al rendimento da dividendi (dividend yield), il 4,3% segnato nel 2019 supera di mezzo punto i valori medi dell’ultimo decennio.

LE PERFORMANCE DEI TITOLI

Prendendo in considerazione i 177 titoli quotati nel periodo oggetto dell’analisi, Mediobanca rileva che 6 su 10 hanno registrato rendimenti positivi e 4 titoli su 10 sono superiori ai BTP in termini di rendimento.

Tra le prime dieci società che hanno ottenuto i maggiori rendimenti 5 sono Star, mentre se si considerano le prime 25 società, ben 14 (quasi il 60%), rientrano in questo segmento.

Parlando dei singoli titoli al primo posto c’è Amplifon (prima nello Star ora nel Ftse Mib) che ha visto il valore del proprio investimento – dividendi inclusi – moltiplicato per ben 29,2 volte (rendimento medio annuo del 36,9%). Secondo posto per De’ Longhi con investimento moltiplicato per 18,4 volte (31,1%), terzo per Banca Generali per 16,8 volte (30%). Seguono Brembo per 16,1 volte (29,5%) e Reply per 15,4 volte (29%).

CAPITALIZZAZIONE E SETTORI: LA CLASSIFICA DELLE SOCIETà

Su 517 miliardi di euro di capitalizzazione (+38% sul 2008), gli esperti di Mediobanca sottolineano come il contributo dell’Aim sia ancora marginale. In cifre parliamo di 6,5 miliardi di capitalizzazione, l’1,3% dell’Mta, nonostante si parli di un totale 116 imprese quotate, la metà dell’Mta. 

In riferimento ai settori, rispetto al 2008 l’industria ha recuperato rappresentatività in termini di capitalizzazione, portandosi dal 63% al 70% sul totale. Indietreggiano le banche (dal 26% al 20%) e in misura più ridotta delle compagnie assicurative (dall’11% al 10%).

Da segnalare però che “la ripartizione del monte dividendi ha seguito mutamenti di segno opposto, particolarmente evidenti per l’industria (dall’82% al 60%) e per gli istituti di credito (dall’8% al 27%), con le assicurazioni passate dal 10% al 13%”, si legge nel report.

Passando alle singole società, a guidare la classifica sulla capitalizzazione stilata dall’Area studi di Mediobanca è Enel che, rispetto a fine 2008, guadagna due posti (era terza) e arriva a 69,4 miliardi di capitalizzazione, mentre Eni ne perde uno accontentandosi della seconda posizione con 51 miliardi. Al terzo posto, con 38 miliardi, c’è Intesa Sanpaolo (era seconda), al quarto e al quinto Generali e Unicredit con 27,9 e 24,2 miliardi di capitalizzazione. Chiudono la top 10 Atlantia (18,3 miliardi era nona), Snam (15,7 miliardi, era ottava), Poste Italiane (13,6 miliardi non era quotata), Terna (11,8 miliardi era 19esima) e Telecom Italia (11 miliardi, era sesta). Escono invece dalle prime dieci posizioni Mps (dieci anni fa era settima, oggi 51esima) e Ubi Banca (dal decimo al 38esimo posto).

LE ALTRE BORSE

A settembre 2019, le borse mondiali hanno raggiunto una capitalizzazione complessiva pari a 72.415 miliardi di euro, valore triplicato rispetto al 2008 (+210%).

Volendo fare una classifica, ai primi due posti troviamo il Nyse (20.816 miliardi) e il Nasdaq (10.763 miliardi). Terzo posto per Tokyo (5.270 miliardi), mentre l’Italia, come detto, è in 20esima posizione.

“Considerando le principali 25 borse mondiali, la Borsa italiana è stata da fine 2008 quella a recuperare meno valore (+40%), subito dopo la Spagna, con la Thailandia (+592%) e il Nasdaq (+566%) al vertice per tasso di crescita”, fa notare Mediobanca.

In questo trend l’incidenza della Borsa italiana, già marginale a fine 2008 (1,5%), ha accusato una sensibile flessione che ha condotto allo 0,7% del settembre 2019.

Rispetto al Pil, al settembre scorso la Borsa italiana (30%) rimane la meno rappresentativa tra i principali 25 mercati internazionali.

Capitolo Total Return. Nel periodo da fine 2008 a fine settembre 2019 l’indice di borsa di Bangkok toglie lo scettro al Nasdaq in termini di performance media annua (espressa in euro e tenendo conto dei dividendi), con un +21,1% medio annuo che da un investimento iniziale di 100 euro diventano 783 euro finali, contro il +20,3% raggiunto dal Nasdaq (730 euro finali). Seguono Giacarta (+17,8% medio annuo, 582 euro dai 100 di fine 2008), Copenhagen, facente parte del Nasdaq nordeuropeo, con 481euro finali (rendimento medio del +15,7%), Taiwan (+15,6%) e Stoccolma (+15,2% medio annuo).

Più staccate le principali piazze europee: Zurigo undicesima (+12,5% medio annuo) Amsterdam 13esima  (+11,4% medio annuo), Londra 16esima (10,7% medio annuo), Parigi 19esima (10,2% medio annuo) e Francoforte 20esima (10,1% medio annuo).

La Borsa italiana è in fondo alla graduatoria delle 25 principali borse mondiali con una performance media annua pari al +5% (il che equivale ad aver accresciuto a 169 euro i 100 investiti a fine 2008), seguita solo da Lisbona (155 euro finali, 4,1% medio annuo) e Madrid (142 euro finali, 3,3% medio annuo).

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