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Materie prime critiche: Europa troppo lenta. Al G7 di Niigata i Ministri non sciolgono tutti i dubbi.

Anche al G7 dei Ministri dell’Economia non si sono visti passi avanti significativi per avere a disposizione le materie utili alla transizione ecologica. Si spera nel prossimo summit di Hiroshima.

Materie prime critiche: Europa troppo lenta. Al G7 di Niigata i Ministri non sciolgono tutti i dubbi.

I Paesi del G7 non sanno ancora come affrontare in modo unitario la difficoltà degli approvvigionamenti delle materie prime critiche. Una strategia comune non c’è e non si vede. Al vertice dei Ministri dell’economia di Niigata della settimana scorsa, si è parlato di lotta al cambiamento climatico, ma al di là dei buoni e ripetuti intendimenti il contenuto resta opaco. Il G7 ha previsto soltanto un programma di partenariato per diversificare le catene di approvvigionamento. Poco, molto poco, data l’accelerazione con la quale il business si fa strada. « Siamo determinati ad affrontare con urgenza il cambiamento climatico, attraverso un’azione su vasta scala in questo decennio critico, al fine di mantenere entro il limite di 1,5 gradi l’aumento della temperatura globale” recita il documento finale del summit. Ma nelle ore conclusive del vertice, la Francia annunciava un piano di 2 miliardi di euro a sostegno dell’industria nazionale estrattiva. La necessità di contenere gli arrivi di metalli preziosi, in prevalenza dalla Cina, mentre l’Europa si organizza, spinge i governi a muoversi in modo autonomo. Sinora l’Ue ha formalizzato due atti : il Critical Raw Material Act (CRMA) e il Net-Zero Industry Act (NZIA). Di azioni definite, tra i 27 o in parte, non si è visto nulla. Il Ministro dell’Industria francese Roland Lescure ha annunciato l’iniziativa del governo indicando nel fondo InfraVia il gestore dei 2 miliardi. A febbraio c’era stata una prima presa di posizione del governo Macron e lo stesso Ministro Lescure ne aveva parlato in un’intervista all’Agenzia EURACTIV. Il passo ora è compiuto e il fondo con capitale privato e pubblico aiuterà la ricerca mineraria francese. Lo scopo è esattamente quello di riequilibrare in patria l’import di prodotti altamente strategici. Un’altra iniziativa riguarda l’Italia, dove il gruppo svizzero minerario Glencore insieme alla canadese Li-Cycle sta valutando di creare un sito per il riciclo delle batterie elettriche a Portovesme, in Sardegna. Il progetto prevede anche la produzione di nickel, cobalto e litio da prelevare dalle batterie elettriche dismesse. L’Ue aveva indicato questa soluzione delle ricerche in territori nazionali nei suoi provvedimenti. Ma sarà difficile procedere separatamente in un contesto mondiale agguerrito a suon di miliardi di euro o dollari, per assicurarsi un futuro meno complicato.

Le materie prime critiche e la guerra Russo-Ucraina

La riduzione delle importazioni è diventata pressante con l’aggressione russa all’Ucraina. Nonostante molti studi in passato avessero messo sull’avviso Stati Uniti ed Ue dalla dipendenza dei metalli indispensabili. I primi passi per una linea comune, dicevamo, avanzano molto lentamente. Sostituire il gas russo con altre fonti di energia ha messo l’industria europea, in modo specifico, davanti a soluzioni urgenti. Due anni fa uno studio dell’Ispi aveva detto che i prodotti essenziali per la transizione energetica e digitale stavano esacerbando “le frizioni tra Stati Uniti e Cina nella competizione tecnologica, per cui  si staglia un nuovo scenario, potenzialmente conflittuale”. Piaccia o no, dunque, la decisione autonoma della Francia ( e forse del progetto in Sardegna) tende a superare in avanti un preoccupante ritardo che può mandare all’aria i piani per un nuovo ordine economico. Non è difficile intravedere in queste mosse uno certo spirito nazionalista che interpreta pour cause le macroindicazioni di Bruxelles sulle ricerche minerarie. Passi avanti si stanno, intanto, facendo negli USA grazie ai 370 miliardi di dollari di incentivi messi a disposizione dal Presidente Joe Biden. Il corollario di quei soldi sono anche le elezioni presidenziali del 2024 dove i democratici giocheranno la carta di un America green contro Donald Trump, il quale continua ad avere il sostegno delle lobbies del petrolio. Quelle che, per per nulla al mondo, declinano la rivoluzione ecologica.

I Paesi del Sud America protagonisti.

Nel frattempo le quotazioni del litio cinese ( molto strategico) scendono per effetto della minore domanda di auto elettriche nelle cui batterie c’è, appunto, il litio. Il gioco geopolitico sulla richiesta globale di important metals ha riacceso i riflettori sui Paesi del Sud America. È lì che si trova oltre la metà delle materie essenziali. La Cina ha giocato di anticipo ed ha vinto, mentre in Sud America i giocatori solo ora stanno entrando in campo. Il Cile sta per nazionalizzare le miniere; il Messico è il primo produttore di argento, utile per turbine eoliche e pannelli solari; il Brasile è ricco di nichel, grafite, manganese per imbottire cellulari, computer, smartphone; il Perù ha montagne e montagne di rame indispensabili per cavi e strumentazioni elettroniche. Sono loro i nuovi attori della globalizzazione digitale che dialogano direttamente con i centri di ricerca mondiali. I Paesi occidentali si prendono cura dell’Ucraina che in qualche modo già pensa alla ricostruzione post invasione. Il tema delle materie necessarie per rimettere in piedi il Paese, ovviamente, si farà sentire dalle parti di Kiev, perché la transizione ecologica e digitale non si fermeranno. Altre mosse politiche di attrito con il New Deal si intravedono. Secondo il Financial Times, l’Unione Europea sta preparando nuove sanzioni contro la Russia in particolare per gasdotti e oleodotti. Se ne parlerà al prossimo G7 dal 19 al 21 maggio a Hiroshima, dove è auspicabile che le nuove misure saranno accompagnate da quell’accordo di partenariato internazionale timidamente abbozzato a Niigata. L’accodo darebbe nuova credibilità ai Paesi forti del mondo nella battaglia per il clima. Per adesso, a poche ore dall’inizio del vertice dei Capi di Stato e di governo, solo una speranza.

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