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L’uragano Sandy blocca le Borse

L’allarme meteo nella costa Est americana ha sconvolto la campagna presidenziale e ha sospeso molte contrattazioni – La chiusura di raffinerie ha provocato il ribasso del greggio Wti e il rincaro di benzina e gasolio – Nei Caraibi si contano già 65 vittime.

L’uragano Sandy blocca le Borse

In questo inizio di settimana, l’attenzione di tutti gli operatori delle borse merci internazionali è rivolta a Sandy, l’uragano che sta per abbattersi sulla costa orientale americana e che potrebbe scontrarsi con un’ondata di aria gelida settentrionale, dando corpo a una tempesta “perfetta”, già battezzata Frankenstorm. Scambi chiusi al Nyse, al Nasdaq e nelle maggiori borse statunitensi dei futures, probabilmente inattive anche domani, se si escludono gli scambi per via elettronica. Il Dipartimento dell’Agricoltura ha anche rinviato il rapporto sullo stato delle scorte di riso e sui progressi dei raccolti.

Per ritrovare analoghi interventi cautelativi occorre risalire al gennaio del ’96, quando una tempesta di neve si abbattè su New York, o ancora più lontano nel tempo, al settembre dell’85, quando i timori nacquero dall’avvicinarsi dell’uragano Gloria. I movimenti delle quotazioni sono stati chiaramente influenzati dall’allarme meteo: il greggio West Texas Intermediate nelle prime ore della giornata ha accusato una flessione superiore all’1% perché la chiusura di diverse raffinerie del New Jersey ha fatto mancare la domanda di petrolio, mentre per l’identico motivo sono saliti i prezzi dei prodotti distillati. Alla temporanea riduzione dell’offerta di benzine e gasolio si aggiunge infatti la paura che gli impianti di lavorazione subiscano danni al passaggio della tempesta. Nell’area a rischio operano almeno 7 raffinerie, con una capacità complessiva stimata da Bloomberg in 1,29 milioni di barili al giorno, e sono bloccati in queste ore anche i rifornimenti dagli scali marittimi di New York, New Jersey e Delaware. Il Brent a Londra invece ha recuperato qualche frazione di punto percentuale, allargando la forbice tra i due greggi di riferimento.

L’uragano Sandy intanto si conferma minaccioso, con venti che hanno toccato nella mattinata punte di 85 miglia orarie. Un muro d’acqua, neve e vento potrebbe dunque investire nei prossimi due giorni tutto il Nord Est americano e ha già causato un forte ridimensionamento degli eventi conclusivi della campagna per le imminenti elezioni presidenziali. D’altra parte negli uffici meteorologici Usa si parla apertamente di “un fenomeno di estensione mai vista prima”, frutto di una concomitanza di eventi sfavorevoli. A Battery Park, nella zona meridionale di Manhattan, si attende un’onda di marea pericolosa: Sandy (Sandro, in italiano) potrebbe eguagliare Donna, l’uragano che nel 1960 provocò ondate di oltre 10 piedi (più di tre metri), e far impallidire il ricordo di Irene, che nell’agosto 2011 ne causò di 8 piedi. Da notare che Sandy ha già lasciato nei Caraibi una scia di vittime: almeno 65, secondo l’agenzia Bloomberg. Quanto alla superficie interessata, secondo il Weather Underground del Michigan, esaminando gli ultimi decenni essa è inferiore solo a quelle degli uragani Olga (2001) e Lili (1996).

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