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L’Unesco punta ancora sul Sud Italia

Là dove la storia ha lasciato il segno e troppe volte gli uomini nel tempo non sono riusciti a conservarla. Negli interstizi della natura, nelle vestigia di avvenimenti remoti, arriva ora quella grande macchina del consenso e dell’immagine che è l’Unesco.

L’Unesco punta ancora sul Sud Italia

Lo fa con la volontà di rimettere a posto le cose, con spirito conservativo e di tutela paesaggistica. Dove sbarca? Nel Sud Italia, dove le sue certificazioni negli ultimi venti anni hanno già generato reddito, lavoro, business. Quel Sud teatro di dominazioni, invasioni, annessioni, purtroppo oggi orizzonte malato, con scarsa tutela, con pochi soldi. Una summa fastidiosa che ha stimolato l’organizzazione dell’Onu a lanciare il Progetto “Rete Siti Unesco”. I principali denari arrivano dal Ministero per i Beni culturali in collaborazione con Associazione Province Unesco Sud Italia ed altri soggetti che stanno per arrivare.

Una borsa di 1 milione e 80 mila euro, da spendere in 14 siti Patrimonio dell’Umanità. Gli Enti locali beneficiari dovranno dimostrare, però, di saper cogliere questa buona opportunità. Almeno per una principale ragione: i turisti sono tornati a visitare le location meridionali e chi vive la quotidianità di questi territori deve essere all’altezza dell’accoglienza. Che è una sfida di lunga durata, da non trattare con la retorica di circostanza, che potrà solo far bene allo sviluppo ed all’economia. I luoghi interessati dal Progetto sono i Sassi e il Parco delle Chiese Rupestri di Matera, la Costiera Amalfitana, il Parco del Cilento e Vallo di Diano, i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di Padula, il Complesso monumentale di Santa Sofia, la Reggia di Caserta e il suo Parco, l’acquedotto Vanvitelli e il complesso di San Leucio, Palermo arabo-normanna, le cattedrali di Cefalù, Monreale, Siracusa, le necropoli rupestri di Pantalica, la Val di Noto, Piazza Armerina, l’Area archeologica su Nuraxi di Barumini, i trulli di Alberobello, Castel del Monte, il santuario Garganico di San Michele a Monte Sant’Angelo e la Foresta Umbra.

Se ne è parlato a Matera, capitale della cultura 2019, perché da qui si è voluto lanciare un forte appello all’Europa soprattutto. Tutto il Sud Italia è impregnato di tradizioni e cultura del vecchio e dilaniato continente. I promoter del progetto ci hanno presentato anche il nuovo portale internet e un’app dedicata. Qualcosa che ha a che fare con gli antenati, con i trogloditi delle grotte lucane. Certo non potevano immaginare che i posteri avrebbero visto i loro luoghi in 3D digitando su uno smartphone. Ma la storia è testimone del tempo, sino a scoprire che nella Britannia del medioevo, il monaco Beda già scriveva “Dell’arte di calcolare o il linguaggio delle dita” (De computo vel loquela digitorum). Null’altro il benedettino, che un precursore di Steve Jobs e dei suoi seguaci, grazie ai quali con il cellulare possiamo scegliere dove e cosa visitare. L’Unesco ci mette a disposizione le piattaforme informatiche per giri virtuali e percorsi seducenti. Ma poi ha pensato di promuovere anche concorrenza tra i luoghi in lista, con un Festival fino a settembre stimolando il primato di un sito – siciliano, campano, sardo – sull’altro e tutto a per la migliore custodia della storia.

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