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L’Italia green chiede un bike manager

L’Italia green chiede un bike manager

Più di trenta organizzazioni hanno chiesto al governo un’Autorità per il settore. Il boom delle bici elettriche per girare dentro e fuori città.

Apprezzare  paesaggi e bellezze naturali con tutto ciò che esprimono in valore storico ed ambientale può essere agevolato da forme  di mobilità sostenibili. Soluzioni  opposte ai giri in automobile o in autobus che hanno alti impatti ambientali. Finalmente gli italiani stanno scoprendo il piacere e il gusto di spostarsi in bicicletta. Girare per il Parco naturale delle Dolomiti del Brenta, per esempio, servendosi soltanto di due ruote  elettriche è diventato assai facile. Ogni 30/40 km si trovano colonnine utili per la sosta e per riprendere il cammino senza preoccupazioni. L’Italia non è  tutta racchiusa nel Parco del Brenta, ovviamente, e questo spiega un po’ la richiesta  di oltre  30 Associazioni ambientaliste –   da Legambiente a Fridays for future , da Alleanza Mobilità dolce al Kyoto Club – al governo  per l’istituzione del bike manager nazionale. Un’autorità di governo che pensi, organizzi, finanzi e tuteli la ciclabilità su tutto il territorio nazionale. « Muoversi sulle due ruote è un valore che fa bene alle persone, alle città, all’economia e all’ambiente, tanto che la transizione ecologica non può essere disgiunta dallo sviluppo di una mobilità sostenibile, di cui la bici è protagonista”, hanno scritto. Considerati  i tempi della politica e dei progetti  di transizione  ecologica, la richiesta viene collegata  anche ai prossimi contenuti del Recovery plan.  Ma uno  dei punti più controversi che l’Italia  ha davanti è  l’insufficienza delle strutture per andare in bici. Il numero dei Sindaci  che spendono per piste ciclabili, servizi di bikesharing, posti di noleggio è cresciuto, ma il Paese continua ad  essere  dietro nelle classifiche europee. Le bici elettriche sono il futuro e su questo non ci piove . Mentre  attirano capitali privati e richiedono  aiuti pubblici , restano  oggetto di ricerche e studi per capire in che direzione andiamo. L’ultimo  report di Motus-E  – organizzazione che riunisce il mondo dell’automotive –  dice che nel  2020 i  punti di ricarica elettrica  sul territorio nazionale sono passati da 13.721 a 19.324. Il quadro non è per niente  uniforme, perché il  Nord  è avanti con il 57% di installazioni, Centro e Sud seguono con il 23% e 20%. 

« Durante lo scorso anno c’è stato un forte aumento delle richieste di colonnine. Fortunatamente i Comuni hanno capito che possono investire in qualcosa di concreto per i cittadini. La pandemia ha contribuito alla rivalutazione dei mezzi di trasporto alternativi,  ma il supporto più importante è arrivato dai contributi erogati dallo Stato » spiega  Fabio Toccoli (in foto), top manager di Bike Facilities. La sua azienda oltre ad aver piazzato le colonnine del Brenta  è stata scelta come partner dall’Università di Padova e dalla Sapienza di Roma ,da  Aziende come Decathlon, Fastweb, Alperia, Ikea. Toccoli  aspira a creare una rete di infrastrutture territoriali per la  mobilità elettrica sia nelle zone naturali che nelle aree metropolitane. D’altra parte il progetto «  Evvai » sulle Dolomiti è nato  dalla  collaborazione con le strutture turistiche del territorio, dopo che lo stesso imprenditore, anni fa, aveva creato il primo Bike Hotel del Garda Trentino. 

Girare senza preoccuparsi di non poter utilizzare il potenziale elettrico della bici è cosa che nei Paesi Bassi, in Germania, Francia , Regno Unito  hanno risolto da tempo. Noi dobbiamo ancora crescere. È abbastanza evidente che le autorità italiane,purtroppo, hanno bisogno di essere stimolate da chi lavora nei turismo, nell’ospitalità ,nella tutela ambientale. Se si creerà raccordo tra queste realtà ed  Infrastrutture, Turismo, Cultura  potremo spostarci più agevolmente alla ricerca di panorami, siti archeologici, mostre e musei in modo sostenibile, leggero. E – cosa che non guasta mai- spendendo anche di meno.

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