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L’ira delle assicurazioni sul decreto sviluppo: troppa concorrenza danneggia il settore

L’associazione delle imprese del settore assicurativo critica aspramente la liberalizzazione dei punti vendita, che permette “forme di collaborazione reciproca” tra agenti assicurativi anche se monomandatari.

L’ira delle assicurazioni sul decreto sviluppo: troppa concorrenza danneggia il settore

Non si fa attendere la replica dell’Ania, l’associazione che raggruppa le imprese assicuratrici su scala nazionale, dopo le decisioni del Governo in materia di tutela del consumatore e liberalizzazione del mercato assicurativo.

L’articolo 22 del decreto sviluppo-bis, in particolare, stabilisce al comma 10 che “al fine di favorire il superamento dell’attuale segmentazione del mercato assicurativo ed accrescere il grado di libertà dei diversi operatori, gli intermediari assicurativi possono adottare forme di collaborazione reciproca nello svolgimento della propria attività anche mediante l’utilizzo dei rispettivi mandati ed anche se agiscono quali monomandatari“.

In un comunicato stampa, Ania “critica fortemente le nuove norme” in materia di distribuzione, dal momento che “la libera collaborazione fra tutti gli intermediari, prevista nel provvedimento, lungi dal portare vantaggi ai consumatori, comporterà danni in termini di aumento dei costi delle polizze e di riduzione della qualità del servizio agli assicurati”.

Secondo Ania, la creazione di un mercato deregolamentato nel quale si “permetterà agli agenti di collocare prodotti di compagnie diverse da quelle da cui hanno ricevuto un mandato” potrebbe comportare “un aumento dei costi di distribuzione”. “Non a caso – prosegue il comunicato – in nessun altro paese al mondo esiste una norma di questo tipo, una norma inaccettabile e penalizzante per le imprese italiane, che si troverebbero gravemente svantaggiate nella concorrenza internazionale, in quanto i competitori esteri potrebbero entrare nel nostro Paese senza sostenere i costi di creazione della rete”.

La nuova norma, di fatto, prevede che la rete di distribuzione (anche nel caso degli agenti monomandatari) veicoli una maggiore concorrenza tra compagnie, favorendo, nei punti vendita, la commercializzazione di prodotti assicurativi di diverse marche. Eventuali norme in contrasto con le disposizioni del decreto vengono inoltre abolite automaticamente.

La novità introdotta, secondo Ania, danneggerebbe le imprese, dal momento che operatori esteri potrebbero usufruire di una rete di vendita già esistente, che però non hanno contribuito a predisporre con adeguati investimenti: “le imprese hanno investito nelle loro agenzie per poter creare un valore da offrire al cliente e distinguersi dalla concorrenza; scardinando questo sistema si mina alla base il rapporto di fiducia che intercorre fra agente e compagnia”.

Ania teme che, non potendo più beneficiare della rete di vendita in modo esclusivo, un’impresa assicurativa di piccole o medie dimensioni sia scoraggiata dall’investire in punti vendita, predisposizione delle reti informatiche, formazione del personale. Il tutto, secondo l’associazione di categoria, andrebbe a vantaggio delle imprese di maggiori dimensioni. 

“Le compagnie italiane non possono essere considerate un interlocutore solo quando si tratta di finanziare il debito pubblico”, conclude aspramente il comunicato. La norma, si deve ricordare, è stata inserita dall’esecutivo per contrastare la scarsità di concorrenza in alcune aree del Paese (soprattutto nel Meridione), che agevola il mantenimento di profitti da monopolio nel settore.

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