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L’idroelettrico della discordia: dalla Cassazione via libera ai canoni supplementari

La Cassazione ritiene legittimi canoni supplementari per le concessioni idroelettriche scadute. A2A ed Edison perdono i ricorsi

L’idroelettrico della discordia: dalla Cassazione via libera ai canoni supplementari

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi di A2A e Edison sulle delibere della Lombardia per proseguire in via transitoria l’esercizio delle derivazioni d’acqua per le centrali idroelettriche. La Regione aveva chiesto un canone aggiuntivo poiché le concessioni erano scadute. Un canone non dovuto secondo le aziende che hanno impugnato la decisione.

Il corrispettivo per lo sfruttamento ulteriore della derivazione idrica che le società devono pagare, in fondo è un ristoro alla Regione che si trova aziende “in via di fatto e per conto della Regione” stessa a gestire un bene pubblico.

I concessionari uscenti hanno in mano gli impianti in forma temporanea dopo aver fatto buoni guadagni, secondo la Regione. La loro gestione si prolunga accumulando profitti senza ritoccare i canoni.

La questione delle concessioni idroelettriche ha, tuttavia, una dimensione europea che prevede gare pubbliche per le nuove gestioni. La posizione prevalente, ma contestata, riguarda lo svolgimento di gare pubbliche in particolare per i vantaggi di produzione di energia in una fase di transizione energetica.

Si paga in attesa delle gare

Con le sentenze della Cassazione la questione prende la direzione di un onere supplementare per A2A ed Edison, in questo caso. Il provvedimento potrebbe servire da modello per altre Regioni. Il ministero dell’Ambiente dovrebbe stabilire una linea unica per evitare contenziosi come questo della Lombardia.

Le concessioni sono scadute e i beni bagnati sono nella disponibilità della Regione, ha commentato il Garante idroelettrico della provincia di Sondrio. Non ci sono motivi per non andare ad un rinnovo con procedure di evidenza pubblica per ottenere più vantaggi per ambiente e territori montani. “A meno che la strategia – ha aggiunto – non sia quella di andare avanti con i permessi temporanei chiedendo man mano qualche euro in più“. Il ritardo nelle gare si traduce in in vantaggio per gli enti pubblici, mentre le società continuano a gestire e tenere in efficienza le centrali. La Cassazione ha chiuso il contenzioso ma non siamo così sicuri di essere davanti alla parola fine. L’energia idroelettrica serve al paese e non sempre si può risolvere tutto con moneta sonante.

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