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Liberalizzazioni, il decreto diventa legge

Voto finale alla Camera per la conversione in legge del decreto liberalizzazioni – Dopo l’avvertimento della Ragioneria, Giarda garantisce che “c’è la copertura” – Banche: Esecutivo verso un decreto per annullare la norma sulle commissioni – Le farmacie continuano la loro protesta: proclamato uno sciopero per il 29, ma il Garante dice no.

Liberalizzazioni, il decreto diventa legge

Il decreto sulle liberalizzazioni diventa legge. Dopo la fiducia approvata l’altro ieri, ieri pomeriggio alla Camera si è tenuto il voto definitivo per la conversione del testo: 365 i deputati favorevoli, 61 i contrari. Un via libera arrivato proprio sul filo di lana, considerando che il decreto sarebbe scaduto domani. 

GIARDA: SULLE LIBERALIZZAZIONI C’E’ LA COPERTURA

Anche se si è chiuso formalmente l’iter in Parlamento, sulle liberalizzazioni il governo ha ancora delle questioni da risolvere, o semplicemente da chiarire. La prima riguarda quei cinque articoli che, secondo i calcoli della Ragioneria generale dello Stato, non avrebbero copertura finanziaria. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha liquidato ieri la questione assicurando all’Aula di Montecitorio che il governo garantisce “la neutralità finanziaria” di quelle disposizioni. 

PASTICCIO SULLE BANCHE: VERSO UN DECRETO PER SALVARE LE COMMISSIONI

Altro punto molto delicato è quello che riguarda l’annullamento delle commissioni bancarie sulle linee di credito. La misura è stata introdotta in Senato con un emendamento a cui il Governo aveva dato parere contrario. Da tempo ormai è evidente l’intenzione di annullare gli effetti di questo intervento, ma per farlo l’Esecutivo deve risolvere un ingarbugliato problema che riguarda i tempi. 

Si è scelto di non modificare l’emendamento durante la discussione alla Camera perché questo avrebbe reso necessaria una terza lettura al Senato, mettendo l’intero decreto a rischio scadenza. Il Governo ha così deciso di procede con un intervento a parte, e all’inizio l’ipotesi più probabile sembrava essere un nuovo emendamento, stavolta da inserire nel decreto semplificazioni (ma anche in questo caso l’aggiunta renderebbe necessaria una terza lettura a Palazzo Madama). L’opzione non è ancora stata scartata, ma così facendo il gap temporale fra l’entrata in vigore dei due decreti (le liberalizzazioni stabiliscono la norma, le semplificazioni la annullano) rischia di creare non pochi problemi alle banche, in termini di minori introiti come di eventuali beghe legali. 

Per evitare tutto questo, l’Esecutivo sta valutando la possibilità di procedere con un mini-decreto a parte, da sfornare già con il Cdm di oggi, in modo da sovrapporre quasi perfettamente le due misure, il virus anti-banche e l’antidoto salva-banche. Intanto, ieri la maggioranza (tutta: Pd, Pdl e terzo polo) ha presentato un ordine del giorno in cui si raccomanda al Governo di risolvere il pasticcio nel modo più indolore possibile, chiarendo cioè che la nullità dei contratti debba essere interpretata come sanzione per chi non si adegua alle disposizioni del Cicr (il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio). 

FARMACISTI: SCIOPERO IL 29 MARZO, MA IL GARANTE DICE NO

Mentre anche i banchieri ottengono dal Governo le correzioni sperate al decreto liberalizzazioni, fra i pochi ancora scontenti rimangono i farmacisti. Il sindacato Federfarma ha proclamato per il prossimo 29 marzo uno sciopero contro la nuova legge: “Il ministero della Salute – spiegano i farmacisti – ha diramato un parere interpretativo su alcuni aspetti dell’art.11 del dl sulle liberalizzazioni, in vista dell’entrata in vigore della legge di conversione. Tale parere contiene varie forzature e incongruenze che stravolgono la volontà del Parlamento e che avranno un impatto negativo sul servizio farmaceutico”.

Ma il Presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi, Roberto Alesse, ha fatto sapere che  “non risulta pervenuta alcuna proclamazione di sciopero da parte di Federfarma per il prossimo 29 marzo. Si tratterebbe, dunque, allo stato, di un effetto annuncio, anche alla luce del fatto che, se proclamato per tale data, esso si porrebbe in violazione dell’obbligo legale del preavviso”. 

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