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Legge elettorale: no alle preferenze, il voto della Camera slitta a lunedì

Con appena 42 voti di differenza (278 contrari contro 236 favorevoli), l’Aula della Camera ha bocciato l’emendamento che puntava a introdurre le preferenze con “alternanza di genere” – Intanto, il sì di Montecitorio all’Italicum, inizialmente previsto per oggi, slitta a lunedì.

Legge elettorale: no alle preferenze, il voto della Camera slitta a lunedì

Niente preferenze nella nuova legge elettorale. Con appena 42 voti di differenza (278 contrari contro 236 favorevoli), l’Aula della Camera ha bocciato ieri l’emendamento del capogruppo del Misto, Pino Pisicchio, appoggiato anche da Sel, Lega, FdI e PI. Il Movimento 5 Stelle, con Fabiana Dadone, si era detto “favorevole ad aprire almeno un dibattito” sul punto. Intanto, il sì di Montecitorio all’Italicum – inizialmente previsto per oggi – slitta a lunedì.

La proposta di modifica per introdurre le preferenze prevedeva anche una postilla in favore delle quote rosa: nel caso in cui fossero stati indicati due nomi, infatti, sarebbe stata obbligatoria l’alternanza di genere, ovvero l’indicazione di un uomo e di una donna, “pena l’annullamento del voto di preferenza”. 

Inizialmente il capogruppo di Sel, Gennaro Migliore, aveva chiesto il voto segreto. La richiesta era stata poi ritirata e quindi rinnovata dopo che Pisicchio aveva dato il proprio appoggio. 

Sulle quote rosa, è stata inoltre sconfessata la presa di posizione della Presidente della Camera: “Che io sia per la completa parità di genere, anche nell’accesso alle cariche pubbliche, è cosa nota – aveva detto Laura Boldrini –. Abbiamo due articoli della Costituzione, il 3 (sull’uguaglianza) e il 51 (sulla promozione delle pari opportunità), che ci spingono in questa direzione. E la metà della nostra popolazione è costituita da donne. La nuova legge elettorale deve tenere conto di questo”.

La Camera ha invece approvato un emendamento in favore di “Forza Sud”, un’eventuale formazione collegata a Forza Italia che si presenterebbe solo in alcune regioni del Mezzogiorno presentando candidati capaci di raccogliere molti voti. Il testo dell’Italicum varato dalla Commissione prevedeva fossero escluse dal conteggio dei voti delle coalizioni le liste che non si presentavano in “almeno un quarto dei collegi plurinominali”. L’obiettivo era di escludere le piccole liste locali con funzioni di civetta. 

Massimo Parisi, deputato fiorentino di Fi vicino a Denis Verdini, ha però presentato una proposta di modifica per ammettere anche i partiti che si presentano in meno di un quarto dei collegi, purché superino la soglia nazionale del 4,5%. Una soluzione che taglia ancora fuori le liste civetta, ma al contempo dà buone possibilità a partiti territorialmente limitati ma localmente forti. 

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