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Le Borse tentano il rimbalzo dopo l’Apocalisse, in attesa della Bce

Futures in rialzo, Borse asiatiche in ripresa e prezzi del petrolio in timida ascesa fanno sperare in una giornata di recupero sui mercati finanziari – JP Morgan scommette sui tagli dei tassi della Bce

Le Borse tentano il rimbalzo dopo l’Apocalisse, in attesa della Bce

Futures in rialzo, una timida ripresa dei prezzi del petrolio. Dopo una giornata da Apocalisse, i mercati provano a rimettere assieme i cocci, anche se l’epidemia infuria: l’Italia è in quarantina e la recessione è sempre più vicina.

L’indice Hang Seng di Hong Kong è in rialzo dell’1,8% e il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen dell’1%. Il cambio dollaro-yuan cinese è tranquillo.

XI VISITA WUHAN. CINA IN RIPRESA

Il presidente Xi Jingping si è recato in visita a Wuhan, la città dove tutto è cominciato, un gesto simbolico per affermare che la battaglia contro l’epidemia sta per essere vinta. I nuovi casi di Coronavirus sono 18, la cifra più bassa dal 18 di gennaio.

La Borsa del Giappone, partita stanotte in ribasso del 4%, si avvia a chiudere in rialzo dello 0,5%. In frenata anche lo yen: il dollaro, sceso stanotte sui minimi degli ultimi tre anni a 101, stamattina recupera l’1,3%, a 104,2.

IL GIAPPONE SI AFFIDA AGLI ACQUISTI DELLA BOJ

A rendere possibile il rimbalzo è stato però l’intervento della Banca centrale, che ha acquistato Etf per 100 miliardi di yen (954 milioni di dollari) nel terzo intervento di fila negli ultimi dieci giorni.

Ieri Wall Street ha vissuto una delle giornate peggiori: Dow Jones -7,79%, S&P 500 -7,29%. Nasdaq -7,29%.

La perdita più pesante l’ha accusata Boeing (-13,4%) dopo che l’ente per l’aviazione americano ha respinto le proposte del colosso per riprendere i voli del 737 Maxi.

In cadute anche Apple (-7,9%): le vendite di iPhon in Cina si sono dimezzate a febbraio, sotto i 500.000 pezzi.

TRUMP SI AFFIDA AL SOLITO AL TAGLIO DELLE TASSE

Non resta che affidarsi, in questa cornice, all’azione delle banche centrali e al sostegno dei provvedimenti dei governi. A partire dagli Usa. Stanotte Donald Trump ha annunciato in una conferenza stampa misure straordinarie, tra cui un temporaneo taglio alle tasse sugli stipendi e interventi a sostegno delle aziende in difficoltà, che saranno illustrati nel primo pomeriggio ora italiana. Cresce intanto il pressing su Bruxelles e sulla Bce perché vengano presi provvedimenti capaci di contrastare la recessione. In questo clima si assiste anche ad una timida ripresa del petrolio, il principale colpevole del tracollo storico di ieri.

BRENT IN RISALITA GRAZIE ALLA SPECULAZIONE

Il Brent è in rialzo del 7%, a 37 dollari il barile. Il greggio Usa rimbalza sopra i 33 dollari. Sono entrati in azione i grandi trader dell’oro nero pronti ad approfittare di una situazione inedita. Bloomberg riporta che sul mercato ristretto del greggio, quello dove compratore e venditore trattano direttamente su prezzo e quantità, alcuni grandi acquirenti hanno manifestato all’Arabia Saudita l’interesse ad acquistare grosse partite. Se altri soggetti sceglieranno questa via, potrà esserci un problema di liquidità sul mercato tradizionale, provocando nuove anomalie sul fronte dei prezzi.

Boccata d’ossigeno anche per i Tbond decennali, risaliti di 11 punti, allo 0,652%.

JP MORGAN SCOMMETTE SUI TAGLI DELLA BCE

L’euro si indebolisce sul dollaro a 1,131 (-0,7%). JP Morgan dà per certo un intervento della Bce questa settimana: un taglio ai tassi di deposito, accompagnato da misure di sostegno all’economia e alle banche, come per esempio delle moratorie sul trattamento contabile dei crediti in sofferenza.

L’oro perde l’1,4% a 1.657 dollari.

MOSCA E RIYAD, SCONTRO DI POTERE SULL’ORO NERO

Il Brent è precipitato ieri del 30% dopo la rottura dell’alleanza tra Arabia Saudita e Russia in seno all’ Opec+. Dopo la fine dell’accordo, Riyad ha deciso di attaccare Mosca e gli altri paesi produttori, abbassando i prezzi e preparandosi a un forte aumento della produzione.

La mossa saudita si spiega in parte con l’obiettivo di conquistare nuove quote su un mercato sempre meno controllato dal cartello. In parte si spiega con il carattere autoritario ed irascibile di Mohammad Bin Salman, il principe ereditario fortemente sostenuto da Donald Trump. Riyad, dopo il rifiuto di Mosca di tagliare la produzione, a sua volta motivato dalla volontà di non favorire lo shale oil americano (e di punire il boicottaggio del North stream praticato dagli Usa) ha deciso di praticare un forte sconto ai clienti del greggio russo con l’obiettivo di costringere Putin alla resa.

PER LE BIG OIL BREAK EVEN SOLO A 55 DOLLARI AL BARILE

Il crollo dei prezzi, in parte provocato dal calo dei consumi mondiali, è destinato a colpire i Paesi produttori più deboli, Venezuela e Nigeria in testa, e buona parte dello shale oil Usa (con forte aumento del rischio default). La maggior parte delle compagnie, secondo Jason Gamel di Jefferies, per finanziare gli investimenti e pagare i dividendi attuali ha bisogno che il prezzo del barile non scenda sotto il 55 dollari. Sotto questa soglia sarà necessario ridurre gli investimenti.

ENI GIÙ DEL 20%, SAIPEM -22%. MA AVANZA SARAS

Drammatiche quanto scontate le perdite del settore in Borsa. Bp e Royal Dutch Shell hanno perso circa un quinto del loro valore nelle negoziazioni di Londra. Le compagnie petrolifere più piccole sono calate anche di più: il Financial Times riporta l’esempio della Premier Oil inglese, che ha perso oltre la metà del valore. A Milano Eni ha lasciato sul terreno il 20,85% a 8,10 euro. Saipem arretra del 21,5%, a 2,2 euro. Maire Tecnimont perde l’8,3%, a 1,85 euro. Tenaris perde il 21,4%. Fa decisamente meglio la società di raffinazione Saras, una delle poche positive sul listino, con un +2,4%. Il calo della materia prima è un vantaggio per le società di raffinazione.

PIAZZA AFFARI TRAVOLTA: -11,7%

Sotto il doppio colpo del coronavirus e del crollo del greggio, Piazza Affari ha vissuto una delle sue giornate peggiori: -11,17%, a quota 18.475, ad un soffio dal primato negativo toccato in occasione dell’approvazione della Brexit (-12%). Dal picco del 18 febbraio, giorno in cui Piazza Affari si spinse sui massimi dal 2012, ad oggi, l’indice ha perso oltre un quarto del suo valore, per l’esattezza il 28%, lasciando sul terreno più di 7 mila punti dell’indice in 14 sedute.

DOPO IL CROLLO MILANO RENDE IL 5,2%. MA NESSUNO SI FIDA

La frana ha portato i prezzi a livelli più appetibili: su basi fondamentali, le stime di Bloomberg indicano un rapporto prezzo/utili intorno a 13,50 volte e un dividend yield medio del 5,20%, valori assai appetibili fino a pochi giorni fa.

Ma è una ben magra consolazione. In apertura, lunedì, buona parte dei titoli dell’indice Ftse Mib non riusciva a fare prezzo per eccesso di ribasso: c’è voluta circa un’ora perché tutti entrassero in negoziazione, la maggior parte con ribassi a doppia cifra.

Secondo la Consob, lo stop del mercato sarebbe stato inefficace perché “non ci sono segnali di attacchi speculativi”. Nella sale operative, però, non sembrano pensarla allo stesso modo: “In casi come questi sarebbe più sensato fare l’apertura e la chiusura, due aste e basta, altrimenti si dà spazio al trading puro e alla speculazione”, sottolinea un trader intervistato da Reuters.

Inferiori ma comunque assai pesanti le perdite degli altri listini europei: Francoforte lascia sul terreno il 7,89%; Parigi -8,39%; Madrid -8,1%; Londra -7,51%; Zurigo -5,75%.

SCHIZZA LO SPREAD, I CDS OLTRE I 200 PUNTI

“Ora che il virus è presente in così tanti paesi, la minaccia di una pandemia è diventata molto reale”, ha detto in una conferenza stampa Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. “Però sarebbe la prima pandemia controllabile. Quindi non siamo alla mercé del virus. Quattro paesi rappresentano il 93% dei quasi 110.000 casi su scala globale”, ha aggiunto Tedros. “Siamo incoraggiati dal fatto che l’Italia stia prendendo misure aggressive per contenere l’epidemia e speriamo che queste misure si dimostreranno efficaci nei prossimi giorni”.

Giornata di passione per il Btp. Il rendimento del decennale sale a fine giornata all’1,42%, +35 punti base dall’1,08% di venerdì.

Il rendimento del titolo a 2 anni segna 0,43% dopo una punta a 0,58%, massimo da metà agosto, da 0,04% della scorsa chiusura.

Il Cds a 5 anni, schizzato di 54 punti nella sessione, ha toccato i 219 punti, ai massimi da giugno.

Parallelamente si è allargato di quasi 50 punti lo spread contro il Bund sul tratto a 10 anni, con un picco a quota 229, massimo da metà agosto, dai 181 dell’ultima chiusura, per poi terminare a quota 227.

VOLA IL BUND, SOLO LA GRECIA PEGGIO DI NOI

Ad amplificare il movimento dello spread, il calo a nuovi minimi storici del rendimento del Bund, bene rifugio per eccellenza nell’area euro.

Il decennale tedesco è sceso su nuovi minimi storici, a -0,87%, -16 punti base.

In Europa, tra i bond della periferia, peggio del Btp sta solo il governativo della Grecia, +46 punti base a 1,82% di rendimento.

Il rublo russo ha perduto il 10% contro dollaro, sulla scia della caduta del petrolio.

INFLAZIONE IN CADUTA, PRESSING SULLA BCE

L’Unione Europea sta esaminando tutte le possibili opzioni per aiutare l’economia a far fronte all’epidemia di coronavirus, lo ha detto ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante una conferenza stampa a Bruxelles.

Ma l’attenzione è ora concentrata sulla riunione della Bce di giovedì. Gli investitori scontano due tagli dei tassi entro giugno rispetto a uno solo previsto la scorsa settimana. Le aspettative di inflazione, secondo le note uscite ieri mattina, sono scese sotto l’1%.

FRANA DELLE BANCHE, BPM LA PEGGIORE IN EUROPA

Anche i bancari hanno vissuto una giornata di passione. Fra i peggiori in Europa Banco Bpm (-14,34%) davanti a Unicredit (-13,44%), che sconta i rischi sistemici con l’aggravante del virus. L’istituto è percepito come più rischioso di Intesa che arretra “solo” dell’11,5%.

Perdite pesanti per Poste italiane (-10%), oltre che per Azimut (-10%).

Non c’è scampo nemmeno per Telecom Italia (-9,58%), tra le peggiori del comparto in Europa. In doppia cifra il calo di Stm (-10,1%).

JUVENTUS PAGA LO STOP DEL CALCIO, TIENE RECORDATI

Atlantia perde il 13,5%. La società ha annunciato il rinvio al 27 di aprile dell’approvazione dei risultati 2019, che segue quello già deciso da Aspi. Travolta dalle vendite anche Autogrill, che perde l’8,56%, sempre sui timori legati al calo dei consumi con quasi tutto il Nord bloccato.

Pesante battuta d’arresto anche per Juventus (-13,55%), vittima dello stop alla Serie A.

Ribassi contenuti per Recordati (-3%), che ha ricevuto l’approvazione all’immissione in commercio negli Stati Uniti di un farmaco inibitore della sintesi di cortisolo. Pirelli -2,8%.

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