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L’avventurosa politica estera di Salvini

Cercare di fare un’alleanza tra sovranisti come si è tentato di fare ad Innsbruck con Austria e Baviera, è assurdo ed è contro i nostri veri interessi. Se ne è discusso in un convegno organizzato dalla Fondazione Riformismo e Libertà. L’ex ministro Minniti: “La scelta di Salvini equivale ad affidare un gregge ad un branco di lupi”. Sul tavolo, la crisi dell’Europa, le spinte di Trump e Putin per tornare ad un sistema di rapporti tra paesi sovrani, come era un secolo fa

L’avventurosa politica estera di Salvini

Per la prima volta dopo molti anni, anzi dal dopoguerra, l’Italia rischia di modificare la propria a collocazione internazionale abbandonando i due pilastri, atlantismo ed Europa, che hanno consentito al paese di crescere in una economia di mercato. La domanda è se questo cambiamento sia veramente nell’interesse nazionale ed in quello dei cittadini italiani. La risposta è venuta da Marco Minniti, ex ministro dell’ Interno ed artefice di una svolta politica che ha ridotto di ben l’80% l’arrivo dei migranti sulle nostre coste (oltre 120 mila persone in meno rispetto ai 12 mesi precedenti). “La scelta di Salvini – ha detto Minniti – equivale a quella di un pastore che affidasse la guardia del suo gregge ad un branco di lupi”.  Insomma cercare di fare un’alleanza tra sovranisti come si è tentato di fare ad Innsbruck con Austria e Baviera, è assurdo ed è contro i nostri veri interessi.

Al convegno organizzato dalla Fondazione Riformismo e Libertà presieduta da Fabrizio Cicchitto, è stato fatto un quadro d’insieme di una situazione internazionale in rapido cambiamento dove viene messo in crisi il multilateralismo, per tornare ad un sistema di rapporti tra paesi sovrani, come era un secolo fa. E certo l’affermarsi dei nazionalismi non ha portato bene all’Europa ed al mondo nel suo insieme. Ma Trump da un lato e Putin dall’altro premono sull’Europa per indebolire l’Unione e tornare a parlare direttamente con i singoli paesi. In questo modo gli USA pensano di rafforzare la loro supremazia, mentre Putin non avrebbe di fronte una entità potenzialmente molto più forte della Russia, ma tanti piccoli paesi in disaccordo tra loro, con i quali la diplomazia russa potrebbe agevolmente svolgere un ruolo di ago della bilancia.

La propensione dell’attuale governo penta-leghista ad avvicinarsi alla Russia è assai ambigua e pericolosa. Noi possiamo dialogare con tutti, ma non stando dalla parte di Putin.

L’Europa come hanno sottolineato molti dei relatori del convegno (Latorre, Panebianco, Perissich, Teodori) sta attraversando un drammatico periodo di crisi. La questione dell’immigrazione può essere, ancora di più dell’Euro, il vero detonatore che può far saltare tutto. Questi spiega la ragione per la quale si tiene in vita in maniera drammatica un problema che al momento sembra avviato a soluzione. Gli sbarchi sono diminuiti, si minaccia di chiudere il Brennero quando non passa più nemmeno un migrante, e poi si parla di hotspot in Libia sotto il controllo delle Nazioni Unite, quando già ci sono e stanno selezionando gli aventi diritto allo stato di ” rifugiato ” (si tratta di  migliaia di persone alcune delle quali sono state accolte in Italia), mentre le stesse autorità libiche stanno rimpatriando i migranti che non hanno diritto allo status di rifugiato.

C’è una tensione comunicativa (ma questa è la politica di oggi)  che sta creando una bolla di sensazioni irrazionali le quali stimolano politiche avventurose (il famoso piano B di Savona per tornare al sovranismo monetario) . Se le forze politiche liberali e riformiste non riusciranno rapidamente a ripristinare un principio di realtà i rischi che si corrono sulla scena internazionale e in Italia, sono grandi e gravi.

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