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Lavoro: occupati ai massimi da 20 anni in novembre. Tasso di disoccupazione al 7,5%

I dati e il raffronto con il 2004. Ma la crescita congiunturale degli inattivi potrebbe anticipare il rallentamento economico

Lavoro: occupati ai massimi da 20 anni in novembre. Tasso di disoccupazione al 7,5%

Il dato sul mercato del lavoro relativo al mese di novembre in Italia è decisamente un record: sono 20 anni che gli occupati non raggiungevano quota 23.743.000 unità, superando anche i livelli pre-Covid. Secondo i dati Istat ci sono stati in novembre 30.000 lavoratori in più rispetto al mese precedente. A crescere è sia l’occupazione maschile con 7.000 persone in più in un mese, e 263.000 in un anno, sia quella femminile, con +24.000 in un mese e +258.000 su base annua. In un anno, rispetto a novembre 2022, il mercato del lavoro ha segnato 520.000 occupati in più, con un tasso di occupazione al 61,8%, con il tasso di disoccupazione sceso al 7,5%.

A crescere è il lavoro dipendente, in particolare l’occupazione permanente (+23mila su ottobre, +551mila su novembre 2022), mentre quella indipendente diminuisce nel confronto congiunturale (-8.000) ma sale rispetto a novembre 2022 (+26mila).

Timori per il rallentamento economico: crescono gli inattivi

Per i mesi a venire i timori sono che sul mercato del lavoro arrivi la scure del rallentamento economico in atto e dell’incertezza tra gli operatori. Spulciando tra i numeri dell’Istat, un segnale in questa direzione potrebbe venire dal numero degli inattivi (coloro che non hanno un lavoro e hanno smesso di cercarlo): questi sono saliti di 48.000 persone in novembre rispetto ad ottobre, un dato che non cresceva da agosto 2022. Rispetto al novembre 2022 invece si contano 459.000 inattivi in meno.

Alcuni esperti interpretano il dato degli inattivi in salita innovembre a due possibili fattori. Il primo è che sia legato al ciclo economico in frenata, in cui la gente senza lavoro non lo cerca perché pensa che non lo troverebbe. Il secondo riguarda invece la transizione tra la fine del Reddito di cittadinanza e l’avvio dei due nuovi strumenti per sostituirlo, il Supporto per la formazione e il lavoro (dallo scorso 1 settembre) e l’Assegno di inclusione (dal 1 gennaio 2024): è probabile che diversi ex percettori del sussidio – che nel 2023 durava solo sette mesi per gli “occupabili”-, al termine, si siano rimessi nel mercato del lavoro ma non trovando nulla abbiano rinunciato alla ricerca. Gli inattivi si trovano soprattutto tra i giovani, sia nella fascia under25 che in quella 25-34 anni e in quest’ultima fascia (dopo mesi di crescita) il tasso di occupazione è sceso dello 0,2%.

Giovani: tasso di disoccupazione in calo al 21%. Ma l’Italia resta agli ultimi posti

Per quanto riguarda i giovani, il tasso di disoccupazione è in calo al 21% (-2,5 punti). In questo ambito tuttavia c’è ancora molta strada da fare visto che l’Italia resta agli ultimi posti a livello internazionale e distanti anni luce dai primi della classe, la Germania che è stabile al 5,6%.

Servizi alla persona, commercio e costruzioni guidano il le assunzioni

In attesa di vedere il dato definitivo e lo spaccato delle attività, è utile analizzare Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal. In base alla pubblicazione, sono più di 508mila le assunzioni programmate dalle imprese per il mese di gennaio. Se si allarga l’orizzonte al trimestre gennaio-marzo si arriva addirittura a 1,3 milioni di nuovi ingressi.

I protagonisti di questa crescita sono i servizi alle persone, che guidano la domanda di lavoro con 70mila assunzioni programmate a gennaio (+10% rispetto all’anno precedente). A seguire, il settore del commercio (68mila unità; +13,7% su base annua) e delle costruzioni (51mila unità; +1,8%). Al contrario, il turismo e l’industria manifatturiera mostrano una flessione a gennaio, con cali rispettivamente del 12,1% e del 2,3% rispetto all’anno precedente.

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