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L’aumento dell’IVA non è il male peggiore

Tutti i partiti sembrano credere al miracolo di evitare l’aumento da 23 miliardi dell’IVA senza mettere nuove tasse o fare corrispondenti tagli di spesa ma una pia illusione – Eppure un aumento ben congegnato dell’Iva avrebbe qualche vantaggio

L’aumento dell’IVA non è il male peggiore

I partiti che vogliono fare un nuovo governo mettendo insieme gente che fino a pochi giorni fa si era sanguinosamente insultata, e quelli destinati a stare all’opposizione, in primo luogo la Lega, su una cosa sono pienamente concordi: bisogna evitare l’aumento dell’IVA. Tutti i politici, insieme a gran parte dei commentatori, ritengono che l’aumento dell’ IVA possa essere facilmente evitato da un governo capace di fare per tempo una legge finanziaria che tenga i conti in ordine, dando nel contempo ampia soddisfazione ai cittadini con ulteriori riduzioni fiscali o con politiche redistributive non meglio specificate.

Insomma, sembra che il governo, qualunque esso sia, possegga la bacchetta magica, riesca a fare il miracolo di annullare un aumento dell’IVA di ben 23 miliardi, senza mettere nuove tasse, o fare corrispondenti tagli di spese sociali, e, addirittura, come ha detto Salvini, mantenere il deficit al di sotto del 3%. 

Come al solito la nostra politica non discute di questioni concrete, ma si basa su stereotipi di schieramento, o su vecchi parametri di destra e sinistra che ormai non hanno più nulla da dire alla concreta realtà dei cittadini. La questione dell’IVA è in questo senso emblematica. Infatti tra i vari modi di reperire delle risorse per fare una politica di reale sviluppo lasciando la scomoda posizione di ultima ruota del carro europeo, l’aumento dell’IVA non sarebbe la peggiore. 

In primo luogo in una situazione di inflazione molto bassa anche un lieve aumento del tasso di crescita dei prezzi non sarebbe negativo per l’equilibrio per i conti pubblici in quanto migliorerebbe il rapporto del deficit e del debito rispetto al PIL. In secondo luogo la maggiore IVA avrebbe un effetto simile ad una piccola svalutazione della moneta in quanto non si paga sulle esportazioni mentre viene caricata sulle importazioni.

Insomma le nostre merci sarebbero più competitive rispetto a quelle degli altri paesi, Cina compresa. Infine gli effetti redistributivi, cioè il maggiore onere che graverebbe sulle classi medio-basse potrebbe essere agevolmente compensato da una riduzione fiscale mirata sui ceti meno fortunati, mentre i “ ricchi” pagherebbero qualcosa in più sui loro acquisti di lusso. 

Naturalmente una manovra pro-crescita e non solo “redistributiva” come recita uno dei 5 punti del PD, dovrebbe basarsi oltre che sull’aumento dell’Iva su altre misure urgenti quali in primo luogo il rilancio degli investimenti pubblici e privati, ed in secondo luogo sulla riduzione di alcune spese come ad esempio quota 100 che non ha dato i risultati sperati ne’ a vantaggio dei pensionati ne’ nella creazione di nuovi posti di lavoro. Magari per evitare effetti negativi su coloro che avevano già fatto affidamento su questa legge si potrebbe potenziare la misura di esodo volontario con qualche penalizzazione, come fatto in precedenza dal governo Gentiloni. 

Inoltre bisogna considerare che una vera politica di risanamento del bilancio pubblico, insieme a riforme capaci di stimolare la produttività del sistema, avrebbe effetti positivi sulla credibilità del nostro paese sui mercati mondiali e quindi si avrebbe una riduzione dello spread che, pur ridotto, rimane ancora oggi oltre 100 punti al di sopra di quello spagnolo e 150 punti più elevato di quello francese. Questo significa ridurre il peso degli interessi sul nostro enorme debito pubblico sul bilancio dello Stato e ridurre il costo del denaro per le imprese ed i consumatori, con effetti positivi sulle aspettative degli operatori economici. Ridurre le incertezze e creare un clima di fiducia sul futuro sarebbe la carta veramente vincente per imprimere una svolta alla situazione economica del nostro paese. 

Ed anche politicamente le sorti del nuovo governo giallo-rosso, ammesso che riesca a nascere, saranno legate ad una ripresa vigorosa della crescita dell’economia, ed alla creazione di nuove opportunità di lavoro, e non a mancette o privilegi distribuiti a pioggia a questa o quella categoria di cittadini, mance che non cambiano il clima generale di fiducia sul nostro futuro. 

Questo per l’economia. Poi c’è la questione immigrazione. Dire come fa il PD che bisogna cambiare pagina rispetto a Salvini non basta, ed anzi può suscitare grandi apprensioni. Si vuole andare sulla linea Minniti, o si pensa di aprire a tutti come affermano alcune anime belle? 

1 thoughts on “L’aumento dell’IVA non è il male peggiore

  1. Gianclaudio Acerrano · Edit

    “In secondo luogo la maggiore IVA avrebbe un effetto simile ad una piccola svalutazione della moneta in quanto non si paga sulle esportazioni mentre viene caricata sulle importazioni.
    Insomma le nostre merci sarebbero più competitive rispetto a quelle degli altri paesi, Cina compresa. ”
    Mi spiega realmente come quanto da Lei scritto sia possibile? a mio avvisosi otterebbe esattamente l’effetto contrario penalizzando i prodotti nazionali.
    Sul fronte esportazioni, nulla cambia con l’aumento iva pertanto non è pensabile un aumento delle esportazioni.
    Sul fronte nazionale, l’iva su applica sia sui prodotti importati che su quelli nazionali MA questo avviene con un aumento percentuale che penalizza maggiormente i prodotti più cari (in genere quelli italiani) con l’effetto che aumenteranno le vendite dei prodotti cinesi a scapito di quelli italiani, pertanto ci sarà un ulteriore penalizzazione della nostra produzione (con rischio di perdite di posti di lavoro, nella peggiore delle ipotesi)

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