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L’appeal americano piace alla Borsa: la febbre da fusione spinge Fiat ancora in rialzo dopo il rally

Il Lingotto sale sulla prospettiva di un’accelerazione nella fusione Fiat-Chrysler: dopo il rally di ieri oggi il titolo sale di un altro 0,8% – Si apre la questione sulla sede: Torino o Detroit? – Ma la decisione non arriverà prima della fine della controversia con il fondo Veba

L’appeal americano piace alla Borsa: la febbre da fusione spinge Fiat ancora in rialzo dopo il rally

L’appeal americano di Fiat funziona. Il mercato scommette sulla nascita di una newco quotata a Wall Street dopo la fusione Fiat-Chrysler. Oggi il Lingotto conferma un rialzo a metà pomeriggio dello 0,8%% mentre il Ftse Mib sale dello 0,03% e all’indomani di un balzo del 7,6%. E il motore a stelle e strisce, che ha scalato le marce nelle vendite mentre in Europa il settore metteva la retro, ha spinto il titolo in rialzo del 60% in un anno. Con tanto di importanti soglie psicologiche rotte: il titolo quota oggi a 5,41 euro, un livello che non si vedeva dall’agosto 2011. In attesa dei dati del mercato europeo di aprile, che rumors vedrebbero in miglioramento, Fiat sale sulle aspettative di un’accelerazione della fusione tra la controllata Usa e Chrysler. Il che potrebbe portare anche al trasferimento della sede da Torino a Detroit, soluzione sempre più sul tavolo a fronte del crescente peso del Nord America su fatturato e utili del gruppo contro un’Europa che oggi pesa per il 24% dei ricavi (il 90% nel 2004). E che avrebbe anche un senso finanziario sul fronte di una maggiore facilità nell’accedere al mercato dei capitali Usa. L’ipotesi circola da tempo ma, secondo Bloomberg, sarebbe stata confermata da “persone vicine al dossier”.

Il Detroit free press riporta, citando fonti aziendali, che “la decisione sulla sede della futura Fiat-Chrysler sarà ritardata almeno fino a quando non sarà stabilito l’esatto importo da pagare alla Veba per il restante 41,5% della Chrysler”. In mezzo a piani di fusione di Fiat infatti c’è la controversia con il sindacato Veba sulprezzo della prima opzione per l’acquisto del 3,3% del capitale della casa automobilistica Usa. La parola spetta al tribunale del Delaware che dovrà decidere qual è il valore del 41,5% delle azioni in mano al fondo degli ex dipendenti di Chrysler. Nel frattempo non è escluso che le diplomazie tra i due fronti possano trovare un accordo prima. Anzi, in queste settimane i contatti si sarebbero intensificati. Sul tavolo delle trattative ovviamente c’è spazio anche per altre questioni, come la distribuzione geografica delle funzioni e appunto la questione della sede. In ogni caso, rassicura Marchionne, il luogo della sede centrale è irrilevante: sedi regionali sono necessarie sia in Nord America sia in Europa, sia in America Latina e Asia. “La sua sede principale è un aereo” chiude la questione il portavoce di Chrysler Gualtiero Ranieri.

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