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La moda scalda Milano e spinge il Pil: al via le sfilate primavera estate 2016-17

I grandi nomi affollano la settimana della moda che si è aperta mercoledì. Fino a lunedì sfilano 176 marchi, sono 31 gli eventi speciali. Renzi alla mostra su artigianalità e innovazione. Boom del Made in Italy negli Usa, ma il lusso perde colpi su scala mondiale: rapporto di EY

La moda scalda Milano e spinge il Pil: al via le sfilate primavera estate 2016-17

La moda cresce, la moda attira turismo, la moda affascina e da oggi, mercoledì, la moda è regina a Milano.  La settimana della moda, con le collezioni donna per la primavera-estate 2016-17 si aprono con la carica di ben 176 marchi e 31 eventi speciali, anticipate dalla Fashion night out che martedì note ha monopolizzato la città meneghina.

Il fenomeno è creativo, artistico, sociale e certamente economico: nel semestre l’export della moda donna è salito del 2,8% espandendo il Made in Italy nel mondo con un surplus commerciale di 1,6 miliardi nel periodo. La moda inoltre cresce al doppio del Pil italiano con un fatturato del Sistema-moda nel suo complesso stimato a 83,6 miliardi, in miglioramento dell’1,4%. E’ un punto in meno del +2,4% del 2015 ma quasi il doppio rispetto all’economia italiana. Nell’export perde quota l’Europa ma  sale (+17%) la quota degli Usa. Sono I dati più recenti elaborati dalla Camera della moda italiana su base Istat.

Mentre Armani, Prada, Versace, Genny, Diesel, Byblos, Blumarine, Trussardi, Disquared, Cavalli, Ferretti, Pucci, Philosophy – per citare solo alcuni dei nomi più altisonanti – scaldano le passerelle e si moltiplicano eventi e mostre (oggi il premier Renzi inaugura “Crafting the future: storie di artigianalità e innovazione), il trend positivo della moda italiana è previsto anche nella seconda parte dell’anno “nonostante il permanere di un quadro economico e politico estremamente complesso in ambito internazionale” precisano i ricercatori di Sistema moda Italia.

Più complesso il quadro del lusso: la crescita a livello mondiale prosegue come ha dimostrato lo studio di EY presentato in anteprima e dedicato a “The luxury and cosmetics financial factbook 2016”, con analisi e statistiche sulle principali società quotate del settore lusso e cosmetica, sui principali parametri di performance e valutativi, sui trend del mercato M&A.

La ricerca tuttavia evidenzia che nel 2015 il mercato dei beni di lusso ha registrato una crescita del  13%, dovuta principalmente a tassi di cambio favorevoli mentre a tassi di cambio costanti il miglioramento si è fermato a+1%.

Diverso il caso del settore cosmetico che ha registrato una cresicta del +4%, spinta anche dalle economie emergenti che rappresentano i 2/3 del totale incremento.

 Consistente, infine, crescita dei canali distributivi digitali: il consumatore è sempre più evoluto, attento, socialmente responsabile e “multicanale” mette in luce il rapporto di EY.

 “Al di là di un effetto cambi che ha positivamente influenzato il 2015 – commenta Roberto Bonacina, Partner EY TAS Fashion & Luxury  – il mercato dei beni di lusso nel suo complesso sta mostrando tassi di crescita marginali. L’instabilità geopolitica, la minore crescita dei mercati emergenti, Cina in particolare, e la progressiva saturazione dei mercati occidentali ne stanno inevitabilmente rallentando lo sviluppo. Non è più tempo di corsa al retail, ma di ridefinire i modelli distributivi che tengano conto della “digital disruption”, in atto in numerosi settori. Il consumatore si è evoluto: è diventato più attento, sofisticato, socialmente responsabile e interessato alla qualità di ciò che acquista. Sta alle aziende del settore creare un ecosistema fatto di qualità di prodotto, comunicazione e social media per assicurarsi l’attenzione dei consumatori e orientare le loro decisioni in termini di acquisto in un contesto competitivo in continua evoluzione”. 

 

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