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La Lega è il vero problema del Nord: Bossi si preoccupa solo di difendere poltrone e status quo

Il voltafaccia del Carroccio e la sua metamorfosi da partito innovatore a partito immobilista e conservatore sono apparsi chiari sulla manovra: non si è mai sentito un leghista preoccuparsi della bassa crescita dell’Italia e pensare a ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese – Mai un’autocritica su sprechi e lassismo degli enti locali

La Lega è il vero problema del Nord:  Bossi si preoccupa solo di difendere poltrone e status quo

Se le Regioni del Nord non crescono la colpa è della Lega che da partito rivoluzionario che predicava la liberazione dall’oppressione burocratica di Roma, la riduzione delle tasse, il sostegno alla libera iniziativa privata, si è trasformato in un partito che guarda solo all’occupazione delle poltrone, che difende il settore pubblico sia nelle sue espressioni politiche che nella gestione dei servizi erogati attraverso società municipalizzate o regionalizzate.

Questo voltafaccia, questo cambiamento di 180 gradi, è apparso in tutta evidenza nelle posizioni assunte dal vertice della Lega nel corso della gestione della manovra di emergenza di agosto, culminata lunedì in un lungo vertice con Berlusconi ad Arcore. Infatti ne è venuta fuori una manovra che difende Comuni e Regioni, ai quali vengono sostanzialmente ridotti i tagli, che rinvia alle calende greche la razionalizzazione dello Stato sociale e dei così detti costi della politica e, soprattutto, non contiene nessuna misura capace di incrementare la competitività delle nostre produzioni e quindi tentare di far ripartire la crescita dell’intero Paese.

Mai, in tutte queste settimane di accese polemiche sul risanamento del bilancio pubblico, si è sentito un esponente leghista preoccuparsi del tasso di crescita dell’economia. Maroni ha appoggiato la protesta dei sindaci che nelle loro lamentele non hanno mai fatto un cenno di autocritica sulla efficienza della loro gestione che è dimostrato essere ricca solo di sprechi e di lassismo. Calderoli non è andato oltre proposte tipo tassa sugli evasori o supertassa sui calciatori con ciò dimostrando di non avere alcuna consapevolezza della complessa situazione in cui si trova il nostro Paese e della necessità di rassicurare i mercati internazionali che sono chiamati a prestarci una montagna di denaro per coprire le esigenze del nostro debito pubblico.

Per inciso, la proposta di conservare il contributo di solidarietà solo per i calciatori, oltre ad essere sospetta di incostituzionalità, dimostra una propensione all’esercizio del potere in modo erratico e capriccioso che non rassicura nessun cittadino rispetto alle impennate umorali del “principe”. E se dopo i calciatori a Calderoli staranno antipatici i dentisti o i giornalisti, che fa, aumenta le imposte solo a loro? La Lega insomma difende il settore pubblico che è proprio quello in cui si annidano gli sprechi che tengono a freno l’Italia. Delle pensioni difende i privilegi peggiori come quelli delle pensioni di anzianità che sono sempre state una follia della classe politica che voleva regalare soldi alla gente scaricandone gli oneri sulle generazioni future attraverso l’abnorme aumento del debito.

Del crescente ed insopportabile peso delle tasse e degli oneri sociali che gravano soprattutto sul lavoro dipendente la Lega non si è affatto interessata. Così come, insieme al Pdl, non si è affatto preoccupata del contributo di solidarietà, introdotto con la manovra di luglio, che continuerà a gravare sui così detti pensionati ricchi. Ora è stato abolito l’analogo contributo sui redditi dei lavoratori attivi. Bene. Ma perché la solidarietà è richiesta solo ai pensionati? A parte le tante ed evidenti incongruenze delle varie misure adottate, si capisce chiaramente che i sette o otto personaggi che si sono visti ad Arcore, non hanno alcuna dimestichezza con le regole, anche le più elementari, dell’economia.

Infatti nessuno ha mostrato preoccupazione per le nuove stime del FMI che riducono le previsioni di crescita dell’Italia per l’anno in corso ed ancor più per il 2012, di circa mezzo punto portandole allo 0,7%, cioè vicino allo zero. Forse nessuno sa che il deficit-Pil è un rapporto che varia sia al variare del deficit che al variare del Pil. E se quest’ultimo si riduce non si riuscirà mai a contenere questo rapporto e si sarà costretti, come peraltro il sen. Nicola Rossi ha già detto, ad inseguire con continue manovre l’obiettivo dell’azzeramento.

Ma al di là dei problemi che una manovra tutta basata sulle tasse e pochissimo sui tagli provocherà, quello che più sorprende e lascia perplessi è l’emergere del totale conservatorismo della Lega che continua ad illudere i propri elettori con il sogno del federalismo che tutto dovrebbe risolvere come per miracolo, ma che nel frattempo si oppone a qualsiasi riforma possa servire per ridare un po’ di competitività alla nostra economia.

E’ tempo che i cittadini del Nord capiscano che essersi affidati ad una simile classe dirigente li sta imprigionando in una visione angusta, incapace di capire quanto sta avvenendo nel mondo e le opportunità che, sia pure in mezzo a tante difficoltà, esso continua ad offrire alle capacità ed alla creatività degli italiani e dei settentrionali in particolare.

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