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La Grecia tiene ancora in ansia i mercati: manca l’accordo sull’entità del taglio del debito

I due SuperMario fanno sentire il loro peso in Europa e sui mercati ma il rebus greco e l’aggravarsi della crisi portoghese rendono nervose le Borse – Monti, oggi all’Eurogruppo, pensa a un grande fondo anti-debito cedendo Fintecnca e altre società pubbliche a Cdp e impiegando il ricavato in Btp – Piazza Affari inizia in lieve ribasso

La Grecia tiene ancora in ansia i mercati: manca l’accordo sull’entità del taglio del debito

MERCATI ANCORA IN OSTAGGIO DEL REBUS DI ATENE

MONTI, DOPO I TAXI, ALLE PRESE CON I NODI EUROPEI

Prendere o lasciare. Charles Dallara, il capo delegazione dei creditori privati della Grecia (200 miliardi di bond) ha ribadito che la sua proposta a questo punto non è negoziabile. I creditori non andranno oltre un taglio del 65-70%. ovvero la trasformazione dei titoli attuali in bond trentennali con una cedola iniziale del 3,1% e finale del 4,75%. L’intesa sembrava cosa fatta su questa base già venerdì, ma nell’ultima riunione, secondo quanto riferisce il Financial Times, le autorità europee si sarebbero irrigidite su un taglio ulteriore: la cedola finale non deve superare il 3,5%, cosa che comporta un taglio “volontario” superiore al 70%.

Il risultato è che il ministro delle Finanze greco, il peso massimo Evangelos Venizelos, si presenterà oggi al meeting dei ministri della Ue senza l’accordo tra lo Stato ellenico e i creditori privati, necessario per evitare il default di Atene a marzo, quando scadrà una tranche di 14,5 miliardi di hellenic bond. La scelta se accettare o meno la proposta dei creditori tocca a questo punto all’Unione Europea e al Fondo Monetario.

In attesa che si sciolga il rebus greco le Borse asiatiche che hanno già aperto i battenti (mancano all’appello Hong Kong e la Cina, per la festività del capodanno lunare) stanno con il fiato sospeso: invariata Tokyo, in ribasso i futures sullo Standard & Poor’s 500. Facile prevedere che il nervosismo contagi le Borse europee: il default della Grecia non è ancora stato scongiurato. A questo punto, anzi, sale il timore di un peggioramento della crisi del Portogallo, in rapido deterioramento dopo che il debito sovrano è stato declassato a junk bond.

In questa cornice sale anche la tensione tra il duo franco-tedesco ed il Regno Unito. Il commissario Ue Michel Barnier si accinge oggi a Londra, in un atteso discorso alla City, a presentare l’invito a “giocare la partita europea” senza più chiedere esenzioni ed opporre veti all’attività di disciplina dei mercati finanziari. David Cameron, dal canto suo, si prepara a contestare la richiesta franco-tedesca di rivedere, al ribasso, alcuni requisiti previsti da Basilea 3.

In questo contesto si apre uno spazio prezioso per l’azione di mediazione di Mario Monti, ormai promosso tra i top player. Il Financial Times sottolinea il diverso cammino di Italia e Grecia, fino a poche settimane fa confuse in una crisi comune. Ma il legame non è del tutto sciolto: un mancato accordo sul debito greco potrebbe compromettere anzitempo il rally dei titoli di Stato italiani, con il Btp 10 sceso venerdì a rendimenti del 6,21% (-19 punti base) e lo spread con il Bund tedesco ridotto a 429 punti. Il rendimento del Btp a due anni è sceso al 3,70%.

Intanto, mentre il governo si accinge ad affrontare l’esame del Parlamento sul pacchetto liberalizzazioni e si apre il negoziato, ancor più complesso, sul mercato del lavoro, il Corriere della Sera annuncia con grande evidenza un piano antidebito: in sostanza, lo Stato si avvia a cedere Fintecna ed altre società a controllo pubblico alla Cdp per poi impiegare i quattrini (50 miliardi la prima tranche) per acquistare emissioni di Btp in circolazione, ormai scivolate a prezzi appetibili. Per ora, riconosce il quotidiano, si tratta poco più di un’idea. Inutile chiedere conferma all’esecutivo, fedele alla consegna del “prima fai, poi annunci”.

SCATTA L’ OPERAZIONE TRASPARENZA DELLA FED

MARTEDI’ LE PREVISIONI DI BERNANKE FINO AL 2016

Tra gli appuntamenti della settimana spicca la riunione mensile della Federal Reserve. L’attesa, stavolta, è quella delle grandi occasioni. Per la prima volta nella sua storia, infatti, al termine del Foc verranno pubblicate le previsioni sull’andamento dei tassi, dell’economia e dell’inflazione di tutti i banchieri che partecipano alla riunione presieduta da Ben Bernanke di qui al 2016. Una visione strategica di ampio respiro, dunque, che ha un obiettivo esplicito: Bernanke intende convincere i mercati che i tassi resteranno bassi, anzi vicini allo zero, per i prossimi cinque anni. Una forma di comunicazione agli investitori perché abbandonino le paure inflazionistiche o rinviino ulteriormente gli investimenti perché prigionieri di un’immaginaria trappola della liquidità: la moral suasion è destinata, nella sua visione, ad essere più efficace di un altro QE3.

Note dall’economia globale che volta le spalle al Vecchio Continente. Il gruppo Beny Stinmetz, proprietario delle miniere di diamanti della Sierra Leone che alimenta, tra gli altri, Tiffany, ha deciso di entrare in Borsa. Ma non a Londra, finora la piazza obbligata per i preziosi e le materie prime, bensì a Hong Kong.

Intanto un nuovo tycoon è entrato ad Hollywood con mire aggressive e grandi capitali. Mister Bruno Wu, a capo di un consorzio di investitori privati cinesi, intende fare shopping tra le majors. Primo obiettivo: Summit Entertainment, il gruppo che ha prodotto Twilight e che detiene il controllo di Miramax.

DENTRO MALACALZA E MISTER GEOX, MENO PESENTI

PRENDE CORPO LA MAPPA DELLA NUOVA UNICREDIT

Gli esami, si sa, non finiscono mai. Oltre alle ricadute del negoziato sull’euro Piazza Affari ha in programma alcuni test di rilievo: l’impatto del decreto liberalizzazioni, innanzitutto, con le sue ricadute sulle società quotate (Eni, Snam, Atlantia in prima fila); le battute finali dell’aumento di capitale Unicredit; la definizione degli accordi sulla governance di Edipower.

Conto alla rovescia per l’aumento di piazza Cordusio. L’operazione avrà termine venerdì 27, probabilmente senza che si debba far ricorso all’intervento del consorzio di garanzia. Già si fanno, intanto, i conti su nuovi equilibri azionari tra nuovi sottoscrittori e rinunce, anche parziali, di quelli vecchi. Si riduce la quota di alcuni soci storici, come l’Italimobiliare di Carlo Pesenti, che ha sottoscritto solo il 20% dei diritti, o come Luigi Maramotti. Ha sottoscritto la sua parte invece Leonardo Del Vecchio mentre ci sarebbero alcune “new entry”: la famiglia Malacalza, Mario Moretti Polegato di Geox, lo stesso Diego Della Valle. Si riduce la quota di alcune Fondazioni (Veron, Carimonte e Manodori), Banco di Sicilia ha venduto i suoi diritti. Invariata invece la partecipazione di Crt e della trevigiana CassaMarca. E’ previsto l’aumento di Al Aabar, il fondo di Abu Dhabi che diventerà il primo azionista con una quota del 6,5%, si riduce la presenza dei soci libici, Avibva ed Allianz manterranno le loro quote.

Sotto i riflettori, oggi, il titolo Atlantia: la società è passata indenne dall’esame delle liberalizzazioni. Prevedibile un nuovo rimbalzo, dopo l’eloquonte +5,3% di venerdì. Attenzione anche alle ricadute del divorzio a tempo tra Eni e Snam che dovranno avviare l’operazione di separazione entro sei mesi.

L’INCOGNITA CESARINA SU UNIPOL-FONSAI

In settimana l’operazione Unipol Fondiaria passa all’esame dei rispettivi cda. Oggi, intanto, passa al vaglio della riunione delle Coop, sulle cui spalle ricadrà l’onere finanziario dell’affare. Poi si riunirà il vertice di Finsoe ed il consiglio di amministrazione di Unipol. Infine, al termine di una settimana scandita dalla due diligence sui conti della compagnia fiorentina, toccherà al cda Fondiaria Sai dire sì al deal: Ma sull’operazione incombe ancora la resistenza di Salvatore Ligresti. Oltra alla cospicua buonuscita, l’ingegnere rivendica il controllo di un vecchio amore, la tenuta agricola Cesarina alle porte di Roma, già ceduta alla Sai ad un prezzo da amatore.

Giornata decisiva anche per Edipower. Entro domani, data prevista per il cda, A2A ed Iren cercheranno di appianare i non pochi scogli che restano sulla via della definizione di una governance condivisa per la società acquisita da Edison.

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