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Iva e tabacco, guerra attorno alle “bionde”

I tabaccai lanciano l’allarme sui rincari legati all’aumento dell’imposta sul valore aggiunto stabilita dalla manovra, che potrebbero comportare un aumento del contrabbando – Ma subito dopo la protesta dei commercianti, la Lega fa approvare dal Governo un ordine del giorno per aumentare il prezzo finale delle sigarette.

Iva e tabacco, guerra attorno alle “bionde”

Iva e accise, è guerra attorno alle “bionde”. Da un lato i tabaccai, che lanciano l’allarme sulle conseguenze degli inevitabili rincari; dall’altro la Lega, che riesce a far accogliere un proprio ordine del giorno per l’aumento del prezzo finale delle sigarette. I tabaccai non hanno dubbi nel puntare il dito contro l’Iva e il conseguente rincaro del fumo. L’aumento previsto nella manovra appena convertita in legge rischia non solo di non portare benefici, ma anzi dà ulteriore fiato al contrabbando.

Mentre la Federazione Italiana Tabacchi, attraverso il suo presidente Giovanni Risso, in commissione Finanze di Montecitorio spiega i timori e le preoccupazioni del settore, quasi contemporaneamente il Governo alla Camera accoglie come raccomandazione l’ordine del giorno, presentato dal capogruppo della Lega Marco Reguzzoni e dal vicecapogruppo Alessandro Montagnoli, per la proposta di aumento del prezzo finale delle sigarette.

Insomma, una situazione paradossale. Iniziamo dalle preoccupazioni dei tabaccai. A gravare sul settore – costituita da circa 56mila rivendite e 15mila patentini per altrettanti punti vendita accessori – l’aumento dell’Iva, l’aumento delle accise, le liberalizzazioni delle licenze e l’introduzione di nuovi giochi. “Solo l’aumento dell’Iva dal 20% al 21% comporterà un aumento dei prezzi dei tabacchi lavorati – denuncia Risso -. Un ulteriore aumento dell’accisa potrebbe quindi aumentare eccessivamente i prezzi al consumo.

L’effetto potrebbe essere quello registrato in Francia negli anni 2003-2004 con cadute del mercato legale peri al 23% delle vendite, con punte del 30% nelle zone di confine”. Perché sarà anche vero – spiega il presidente della Fit – che a incrementare il ricavo per l’intera filiera potranno concorrere gli aumenti di prezzo dei tabacchi, ma tale crescita “continuerà a determinare inevitabilmente una diminuzione dei numero complessivo di fumatori – e quindi dei clienti che entrano in tabaccheria per gli altri servizi offerti – e al contempo una ripresa più o meno rilevante delle vendite di tabacchi per il tramite dei canali illegali, contrabbando in primo luogo e contraffazione”.

Il tempo di archiviare in commissione l’audizione dei tabaccai, disposta “anche alla luce dei recenti interventi normativi” che prevedono, tra l’altro, la possibilità di aumentare l’aliquota base dell’accisa sui tabacchi, ed ecco che il Governo accoglie come raccomandazione un Odg leghista per l’aumento delle sigarette. “Con questo ordine del giorno – spiega Reguzzoni – abbiamo impegnato il Governo a prendere in considerazione un importante aumento delle accise sui tabacchi lavorati, in modo da garantire un significativo aumento di gettito per l’erario. Un nuovo introito che sarebbe destinato per intero al sostegno dell’assistenza sanitaria regionale e che innescherebbe, fra l’altro, un’auspicabile diminuzione del consumo di tabacco”.

La proposta, spiega il Presidente dei deputati leghisti, si basa anche sui volumi di vendita di tabacco in Italia che si aggirerebbero per il 2010 intorno ai 5 milioni di pacchetti di sigarette l’anno. Un aumento delle accise sui tabacchi lavorati genererebbe maggiori entrate pari a circa 5 milioni per ogni euro di aumento. “Abbiamo preso anche atto – aggiunge Reguzzoni – dell’ormai dimostrata correlazione tra uso di tabacco e tumori ai polmoni e dei dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità in occasione dell’ultima Giornata mondiale contro il tabacco. Un forte aumento del prezzo finale delle sigarette, causerebbe dunque anche una diminuzione del consumo di tabacco, con indubbi vantaggi per la salute pubblica”.

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