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Italia al centro della crisi dei mercati: paga una Borsa bancocentrica e l’assenza di segnali forti

Piazza Affari, che sta perdendo oltre il 3%, resta l’epicentro della crisi dei mercati finanziari perché paga due debolezze: un listino troppo sbilanciato sui titoli bancari e l’assenza di una guida politica capace di lanciare segnali forti di risanamento e rilancio della nostra economia

Italia al centro della crisi dei mercati: paga una Borsa bancocentrica e l’assenza di segnali forti

Si riaccendo le tensioni sui mercati e l’Italia torna sorvegliata speciale. Piazza Affari crolla di quasi il 3,40, peggiore Borsa in Europa, (Dax -1,75%, Ftse 100 -1,43%, Cac -2%) che ha accelerato ulteriormente al ribasso dopo la diffusione di dati macro Usa inferiori alle attese. Per gli operatori una ragione tecnica di specifica debolezza a non c’è. L’Italia paga più degli altri problemi che sono sul tavolo di tutti. Dice Mario Spreafico, direttore investimenti di Schroders Italia: “Il problema non è l’Italia, viene colpita perché è il mercato più liquido, l’indice è infarcito di banche molto liquide, c’è facilità di fare trading. Di fatto siamo di fronte a un altro attacco speculativo”. Insomma, siamo al punto di partenza, quasi come se l’Europa non avesse varato il pacchetto di aiuti alla Grecia lo scorso giovedì.

“Il problema – continua Sprafico – è che c’è bisogno di tempo per vedere operativo il fondo salva-Stati, non dimentichiamoci che l’Efsf è un’entità giuridica questo richiede tempo per attivare i cambiamenti. In questo interregno ci troviamo di fronte a scorribande ingiustificate sui mercati che distolgono l’attenzione da quello che succede negli Usa, un problema ben più grande”. Certo, col tempo la situazione dovrebbe lentamente migliorare ma intanto il listino continua a soffrire. Tre le regole che per Spreafico andrebbero messe in campo per evitare questo tipo di dinamiche: “Innanzitutto in questo contesto è bene bloccare le vendite allo scoperto in tutta Europa, quello che è stato fatto non è sufficiente; poi si devono dare segnali chiari su tempi e modi con cui opera l’Efsf e infine è necessario andare avanti sulla regolamentazione dei cds”.

Un mercato, quello dei credit default swap (indica quanto costa assicurazione sul rischio di default di un Paese o di una società e quindi è una misura del rischio), poco trasparente (over the counter) e su cui si sono accesi i riflettori delle associazioni bancarie europee e della Ue nella direzione di una nuova regolamentazione che potrebbe prendere forma già dal prossimo autunno, se si riuscirà a mettere d’accordo Commissione, Consiglio e Parlamento Ue.
Che il problema non sia strettamente l’Italia, d’altra parte, ce lo dicono alcuni segnali contrastanti sui listini: mentre le banche precipitano, titoli come Impregilo e Pirelli salgono di 2-3 punti percentuali.

Già, la storia è nota: il nostro indice crolla perché trascinato dai bancari, i titoli che più risentono dell’aumento del premio al rischio. E che seguono a ruota il nuovo allargamnento dello spread Btp-bund sopra i 310 punti base. Altro mercato, quello dei titoli di Stato italiani, fortemente liquido che permette ampi movimenti speculativi. Conferma Stefano Fabiani, gestore di Zenit Sgr: “Oggi un motivo specifico sull’Italia non c’è, se non che ci troviamo di fronte al problema della composizione del nostro listino in cui le banche hanno un peso forte. E’ chiaro che con Unicredit e Intesa che scendono del 4% e Ubi del 5 il Ftse Mib perda più di un Dax dove pesano di più anche i titoli del consumer good. Il settore bancario oggi è poi penalizzato anche dal downgrade di Goldman Sach e da risultati bruttini del Santander”.

La casa d’affari ha tagliato il giudizio sulle banche a neutral da overweight: dopo un iniziale ottimismo, di fronte ad alcuni elementi inclusi nel secondo piano di salvataggio della Grecia che erano al di sopra delle aspettative dei mercati, hanno ripreso piede i dubbi sulla possibilità di finanziare le nuove iniziative, in particolare il rafforzamento dell’Efs. Non solo, per Goldman Sachs le preoccupazioni per aumenti di capitale nelle banche dovrebbero rimanere alte per qualche tempo nonostante i buoni risultati agli stress test. Ne hanno risentito tutti i bancari europei, anche se le banche italiane hanno in generale fatto peggio.

“Siamo in una fase di esagerazione- dice Guido Crivellaro, gestore azionario Italia di Symphonia Sgr – quando si è in una situazione così volatile, con Unicredit che tra giovedì e venerdì ha avuto un movimento intraday del 15%, bisogna muoversi con prudenza. I prezzi azionari riflettono questa situazione di eccesso ma bisognerà capire quando arriveranno segnali per il recupero. Il mercato sta dimostrando di non essere stato convinto fino in fondo dal piano sulla Grecia. Sono convinto la crisi abbia una buona componente di errori umani”. In poche parole: la crisi c’è ma chi deve agire non ha agito bene. “A cominciare dalla Bce: per uscire da queste situazioni bisogna monetizzare il debito – continua Crivellaro –come ha fatto il Giappone e la Fed. I governi devono poi dare un segnale più forte sulla Grecia, da quanto tempo stiamo parlando di default?”. L’Italia è assolta? “Abbiamo indubbi punti di forza: il buon avanzo primario e il settore bancario in salute, ma se l’Italia avesse dato un segnale forte non saremmo a questo punto”.

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