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Imprese piemontesi: continuano a crescere nonostante guerra, inflazione e rincari secondo Unione Industriali Torino

L’incertezza è aumentata, ma gli indicatori sono favorevoli per le imprese torinesi, soprattutto nei comparti turismo e Ict.

Imprese piemontesi: continuano a crescere nonostante guerra, inflazione e rincari secondo Unione Industriali Torino

La guerra in Ucraina ha determinato un forte aumento dell’incertezza e un accorciamento della visibilità sui trend di mercato, ma le imprese stanno ancora sfruttano il buon impulso iniziato con la ripresa post-Covid. Questo quanto si legge nell’indagine congiunturale realizzata da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte che raccoglie le valutazioni delle imprese a poco più di tre mesi dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La rilevazione è stata condotta a giugno su un campione di quasi 1.200 imprese manifatturiere e dei servizi. 

“Il peggioramento del quadro economico complessivo trova, per ora, debole riscontro nelle aspettative delle imprese piemontesi: gli indicatori infatti non si discostano in misura apprezzabile dai livelli di marzo e dicembre. Questo riguarda sia gli indicatori anticipatori (previsioni a breve su produzione, ordini e occupazione) che quelli a consuntivo (tasso utilizzo impianti, investimenti, ritardi incassi, CIG)”, si legge nello studio che sottolinea anche come alcuni comparti dei servizi, come turismo e ICT, siano in piena crescita. 

Imprese piemontesi: l’indagine congiunturale di Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte

A livello territoriale, gli indicatori sono favorevoli per le imprese piemontesi (+18,2% contro una media regionale del +13,3%) e si mantengono positivi in tutte le aree, con la sola eccezione di Vercelli (-2,1%). In particolare Alessandria, Canavese, Novara, Torino e Verbania hanno attese sulla produzione superiori alla media regionale (rispettivamente +21,9%, +16,0%, +19,8%, +18,2% e +20,0%). Le altre province registrano saldi più prudenti: Asti +10,8%, Cuneo +10,4% e Biella +3,6%.

Per quanto riguarda i settori, le valutazioni più incoraggianti vengono dalla meccatronica, da edilizia e indotto, cartotecnica e alimentare. Continua il periodo non brillante di chimica e manifatture varie.  Contrariamente a quanto osservato in passato, le previsioni delle imprese di minori dimensioni sono allineate o addirittura migliori della media.  

Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriali Torino ha commentato: “Le nostre imprese dimostrano una grande e perfino sorprendente capacità di reazione e adattamento a una situazione geopolitica ed economica estremamente incerta, nella quale è particolarmente complesso prendere decisioni dato il moltiplicarsi delle incognite. Penso alla escalation dei prezzi di elettricità e gas, alla carenza di materie prime e al relativo aumento del loro costo, alla siccità che causa gravi danni, ma anche all’inflazione che colpisce praticamente tutti i beni di consumo mettendo in difficoltà le famiglie. Senza ovviamente dimenticare il Covid che sta nuovamente riprendendo vigore, non sappiamo con quali conseguenze. Nonostante ciò sia le imprese medio-grandi, sia quelle di minori dimensioni hanno continuato e continuano a investire, vedendo opportunità anche in questa crisi dalle molte sfaccettature”

Marsiaj però avverte: “Alla ripresa di settembre, però, se questi fattori d’incertezza non saranno almeno in parte sotto controllo, molti settori industriali, a partire da quelli più energivori, andranno incontro a seri rischi e questa spinta potrebbe esaurirsi”.

“Dalla lettura dei dati della nostra indagine congiunturale emerge in maniera forte la centralità del sistema produttivo e manifatturiero della nostra regione e del Paese, che seppur in un momento di grande incertezza, sanno continuare a reagire ed hanno per quanto possibile assorbito i rincari vertiginosi di energia e materie prime- ha sottolineato Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte: “I prossimi mesi non saranno sicuramente facili per la situazione geopolitica e l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, del conseguente aumento dell’inflazione. A questi si è aggiunta di recente la quasi parità Euro/Dollaro che, se da un lato probabilmente favorirà le nostre esportazioni, dall’altro aumenterà ulteriormente i costi delle forniture di gas e petrolio”.

“Per rinforzare ed accompagnare il nostro sistema produttivo occorre, oggi, un’accelerazione nello scaricare a terra le risorse del NextGenerationEU e della prossima programmazione dei Fondi strutturali europei con un indispensabile partenariato pubblico-privato, che coinvolga le aziende di tutte le dimensioni. Servono azioni concrete che non ci stancheremo di ribadire come necessarie per il futuro economico e sociale del nostro territorio e dei nostri giovani”, ha concluso Gay.

Le previsioni per il terzo trimestre 2022: attese sulla produzione, occupazione, export, investimenti

Per il terzo trimestre del 2022, le attese sulla produzione delle circa 1.200 imprese piemontesi registrano un assestamento (-0,7 punti percentuali) rispetto al secondo trimestre. Il 25% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro l’11,8% che ne prevede la riduzione, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a +13,3%. Trend analogo per gli ordinativi, con un saldo del 10,0% e un calo di 3,5 punti rispetto alla scorsa rilevazione. 

Buone notizie sul fronte occupazionale, con il 19,8% delle imprese che prevede un aumento dell’occupazione, contro il 4,9% che si attende una diminuzione: il saldo, pari a +14,9 punti percentuali, aumenta di 1,2 punti rispetto a marzo. 

Restano invece prudenti le attese sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a +0,6%, probabilmente a causa del rallentamento delle economie mondiali e alla difficile situazione del commercio globale. 

Rallentamento economico e impennata dell’inflazione non frenano gli investimenti, che aumentano di 1,5 punti: il 27,8% delle imprese ha programmi di spesa di un certo impegno (erano il 26,3% a dicembre). Il ricorso alla cassa integrazione interessa il 5,1% delle imprese, in calo di 1,6 punti percentuali rispetto a dicembre, segno della buona tenuta delle imprese piemontesi.
Per quanto riguarda l’inflazione, oltre il 70% delle aziende ha rilevato aumenti di prezzo di materie prime (75,5) energia (75,7%) e trasporti (73,3%).

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