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Il petrolio frana ma Wall Street fa il record. Occhio alle banche venete

Il prezzo del petrolio perde quasi il 4,5% dopo l’accordo Opec sui tagli della produzione ma Wall Street tira dritto e raggiunge nuovi record – Per Eni problemi da Kashagan – Ok al concambio dei Btp – Banche sotto pressione per i rischi di bail-in delle due venete – Dubbi di Madrid su Atlantia-Abertis

Il petrolio frana ma Wall Street fa il record. Occhio alle banche venete

Valla a capire la logica dei mercati. Dai verbali della Fed emerge la volontà dei banchieri di alzare “presto” i tassi. Ma Wall Street, lungi dal prezzare la prossima stretta, risponde al rialzo. Intanto i grandi del petrolio, Opec e non Opec, si accordano a Vienna per prolungare di nove mesi il taglio di 1,8 milioni di barili. La risposta è il tonfo dei prezzi, brent poco sopra la barriera dei 50 dollari che rappresenta “la linea del Piave”, necessaria anche per fissare una valutazione soddisfacente per l’ipo di Aramco, il gigante saudita del greggio. Ma c’è una logica dietro l’apparente follia.

Sul fronte monetario il sollievo del mercato si spiega con i toni cauti e le condizioni evocate per avviare la riduzione del bilancio della Fed. La “stretta” insomma sarà probabilmente meno vigorosa e rapida del previsto, anche perché Janet Yellen vorrà capire se il recente rallentamento dell’economia Usa sia stato solo un fenomeno temporaneo o qualcosa di più. Per il petrolio, oltre al solito “sell on news”, conta l’orientamento di Donald Trump: di fronte alla vendita delle scorte Usa, combinata con il boom dello shale oil, l’azione dei produttori sembra davvero poca cosa.

Intanto l’incontro di Bruxelles con gli alleati della Nato ha confermato la distanza tra gli europei e Trump su cambiamento climatico e commerci, mentre il presidente Usa ha soprattutto voluto ribadire che 23 Paesi dell’alleanza su 28 pagano, a suo dire, meno del dovuto. La Germania ha intanto accolto con entusiasmo Barack Obama. In questo clima, in attesa del G7, i mercati si accingono a digerire gli ultimi dati della settimana, seconda lettura del Pil Usa ed indice della fiducia dei consumatori in testa. Poi scatterà un lungo week end: lunedì Wall Street sarà chiusa per il Memorial, Londra celebrerà il Bank Holiday.

CALA TOKYO, TIENE LA BORSA BRASILIANA. VOLA BEST BUY

La discesa del petrolio ha condizionato la seduta asiatica. Tokyo (-0,2%) si avvia a chiudere in ribasso la settimana. Giù anche Sidney, stabili le Borse cinesi. In rialzo Seul (+0,6%) e Mumbai (+0,4%).

Nuovi record per Wall Street, spinta al rialzo dagli eccellenti dati sulle vendite al consumo. Sia l’indice S&P 500 (+0,44% a 2.415,07 punti) che il Nasdaq (+0,69% a 6.205.26) hanno toccato nuovi record. Il Dow Jones avanza dello 0,34%.

La Borsa di San Paolo ha chiuso in lieve ribasso, con il real stabile, mentre Brasilia resta sotto assedio e l’esercito presidia i ministeri. I mercati stanno già guardando al dopo Temer, il presidente della Repubblica che un anno fa aveva guidato la cacciata di Dilma Rousseff, prendendone il suo posto.

Il propellente del rialzo l’hanno fornito i conti del trimestre di Best Buy: la catena di negozi di elettronica (125mila dipendenti) fa un balzo all’insù del 21,5% dopo avere annunciato i dati del primo trimestre fiscale 2018, chiuso con risultati sopra le attese. La società ha alzato i target di fine anno.  

Fanno festa anche altri nomi forti del retail: Pvh, proprietaria di Tommy Hilfiger sale del 4,8% ai massimi da 6 mesi; Sears avanza del 13,5% dopo aver registrato i rimi profitti da due anni. Riparte anche Abercrombie & Fitch (+7,9%).

SOTTO PRESSIONE I PETROLIFERI. PER ENI NUOVI PROBLEMI DA KASHAGAN

Ha pesato sul listino il tonfo degli energetici (-1,8%) sull’onda della caduta del prezzo del petrolio, in ribasso del 4,5% con il Brent a 51,6 dollari/barile e il Wti a 48,9 dollari. I Paesi Opec riuniti a Vienna hanno deciso di prorogare di nove mesi l’accordo attualmente in vigore per contingentare la produzione di greggio, ma non hanno deciso ulteriori tagli, come alcuni investitori prevedevano. Da qui la delusione e la reazione negativa sul mercato del greggio.

A Piazza Affari Eni ha perduto l’1,8%. Pesa sul cane a sei zampe anche l’ennesima doccia fredda dal Kazakistan: il ministro locale dell’Energia ha annunciato che il giacimento di Kashagan non raggiungerà quest’anno il target di produzione di 370mila barili al giorno (oggi ne produce solo 130mila). Eni è uno dei partner principali del giacimento con una quota del 16,8%. Saipem -3,1%, Tenaris -0,9%.

MILANO MAGLIA NERA. RALLENTA L’ECONOMIA INGLESE

Arrivano nuove notizie positive dall’economia europea ma, complice la situazione delle banche venete e il dossier Mps, torna a far paura il settore italiano del credito. Un report di Beremberg ha dato corpo alle preoccupazioni sulla capacità di tenuta del sistema in caso di aumento dei tassi a breve: potrebbero essere necessari, sostiene il broker, nuove iniezioni di capitale dai 40 fino a di 90 miliardi di euro.

Piazza Affari ha registrato la performance peggiore: l’indice Ftse Mib è sceso dello 0,37% a 21.292 punti. Parigi ha limitato le perdite a -0,1%, Francoforte a -0,2%. Rimbalza Madrid (+0,28%) sostenuta dall’aumento del Pil: +0,8% nel primo trimestre. Quasi piatta Londra (+0,04%). La crescita rallenta: nel primo trimestre l’economia del Regno Unito è avanzata dello 0,2% congiunturale, contro il +0,3% inizialmente stimato e dopo il 0,7% del quarto trimestre del 2016.

Il Centro studi di Confindustria (Csc) stima che il Pil italiano crescerà dello 0,3% nel secondo trimestre, dopo il +0,2% registrato a gennaio-marzo e con un acquisito dello 0,6% per il 2017. “La risalita si va consolidando, grazie a investimenti ed export; è prevista accelerare in primavera (+0,3%), specie per il contributo dell’industria”, si legge nella Congiuntura Flash di Confindustria.

AL VIA LE ASTE DEL TESORO. BENE IL CONCAMBIO DEI BTP

Poco mosso lo spread Btp/Bund a 175 punti (+1 pb). Il Btp decennale trattava in serata al 2,117%. Il Tesoro ha superato la prova della prima operazione di concambio mai effettuata sul Btp Italia; sono stati ritirati 4,2 miliardi dell’emissione scadenza novembre 2017(in tutto 22 miliardi) offrendo in cambio cinque titoli, quattro Btp e un CctEu con scadenze dal 2020 al 2032.

Oggi prendono il via le aste di fine mese: si comincia con 3/3,5 miliardi del nuovo Ctz maggio 2019, che sul mercato grigio di Mts offriva in serata un rendimento di 0,007%, insieme a una forchetta tra 750 milioni e 1,5 miliardi dei BtpEi 2028 e 2041.

Gli appuntamenti successivi sono quello di lunedì 29 maggio con 6 miliardi di Bot semestrali, importo identico alla scadenza, con il titolo novembre 2017 che sul mercato grigio gira al tasso negativo di 0,355%, e quello di martedì: 7,5 miliardi di Btp a 5 e 10 anni più un Ccteu

BANCHE SOTTO TIRO. JEFFERIES PREMIA UNICREDIT

Sotto pressione le banche, penalizzate dalla possibilità che Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza vadano incontro alla procedura di “bail in”, con perdite in arrivo per i detentori dei bond emessi dalle due banche. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha escluso questa possibilità. 

Banco Bpm è scesa del 2,9% dopo i forti rialzi dei giorni scorsi alimentati anche dall’upgrade di Barclays a overweight. Ubi Banca -2,5%. Intesa Sanpaolo -0,8%: Jefferies ha portato il giudizio a Hold dal precedente Buy. Il nuovo target price è 2,90 euro. Scade oggi il termine per la presentazione delle offerte non vincolanti per l’acquisto di un pacchetto di sofferenze per 1,4 miliardi. A competere saranno cinque big internazionali: Tgp-Prelios, Kkr-Coima, Cerberus-Kervis, Pimco-Gwm e Fortress-doBank

Unicredit -0,5%. Stamattina in un report sul settore bancario gli analisti di Jefferies hanno confermato la loro visione positiva sul gruppo. Unicredit rimane la banca migliore su cui puntare nell’area meridionale europea. Jefferies ha confermato il giudizio a Buy con un target price portato a 19,7 euro, il 15% sopra le attuali quotazioni, da 17,20 euro. Bper Banca -0,1%. 

LUSSO, MEDIOBANCA BASTONA FERRAGAMANO: POCA TRASPARENZA

Nel lusso, seconda giornata di pesante ribasso per Ferragamo (-4,4%). Con una nota il management ha confermato cautela sull’andamento del 2017 e ha ribadito gli obiettivi di medio periodo comunicati nell’Investor Day del 3 febbraio 2017. 

Da Mediobanca Securities è arrivata una tirata d’orecchie per “la mancanza di trasparenza della società che, dopo una chiara illustrazione dei target di medio termine a febbraio, non ha dato alcuna guidance sul 2017 in occasione della pubblicazione dei conti a marzo e non ha pubblicato i risultati del primo trimestre a maggio”.

“Anche se comprendiamo che l’anno in corso debba essere considerato un periodo di transizione, pensiamo che sarebbe più utile, sia per la società che per gli investitori, se il management fosse più trasparente sia nella buona che nella cattiva sorte”. Per questo Mediobanca consiglia cautela nel breve termine.

FCA TIENE. DUBBI DI MADRID SU ATLANTIA-ABERTIS

Rallenta il pressing su Fiat Chrysler (-0,4%). “Il caso sulle emissioni manipolate che vede coinvolti 104mila Suv Jeep Grand Cherokee e pickup targati Ram con motori diesel di Fca non può essere paragonabile al Dieselgate che vede sotto accusa il gruppo Volkswagen”, ha spiegato Robert Giuffra, legale di Fca, ma anche rappresentante di Volkswagen sul caso delle emissioni truccate.

Prysmian -1,%. Positive Stm  (+1,3%) e CnhIndustrial (+1,2%). Atlantia +0,5%. La stampa spagnola riporta che il governo non apprezza il lancio dell’Opa su Abertis. Buon rialzo di Autogrill (+2,7%) che ha diffuso dati positive sui ricavi dei primi quattro mesi del 2017.

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