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Il Governo in soccorso di Carige, Usa e Cina vicini all’accordo

Il Governo gialloverde offre garanzie pubbliche a Banca Carige e non esclude la nazionalizzazione – Intanto Usa e Cina sono a un passo dall’accordo sui dazi – C’è Pechino dietro il boom dell’oro – La Borsa apprezza il ribaltone in Ferrari.

Il Governo in soccorso di Carige, Usa e Cina vicini all’accordo

Dagli Usa e da Pechino arrivano segnali positivi sui colloqui tra le due superpotenze sui dazi. “Abbiamo buone possibilità di concludere un’intesa” dichiara il segretario al commercio Usa, Wilbur Ross. Ai colloqui partecipa anche il vicepremier Lue He, a sottolineare l’importanza dei negoziati. Ma a frenare l’ottimismo contribuiscono nuovi segnali di frenata del ciclo economico e il braccio di ferro tra la Camera Usa e il presidente Donald Trump che oggi si recherà al confine con il Messico, per sostenere la necessità del Muro anti-emigranti: lo show è garantito.

GHOSN SI DICHIARA INNOCENTE IN TRIBUNALE

Uno spettacolo assai più emozionante si è svolto stamane al tribunale di Tokyo dove Carlos Ghosn, riapparso in pubblico dopo l’arresto, ha sostenuto con vigore la sua innocenza rispetto ai presunti guadagni illeciti: il braccio di ferro tra Parigi e Tokyo, decisivo per le sorti del gruppo automotive tra Renault, Nissan (stamane +0,7%) e Mitsubishi continua.

A Tokyo l’indice Nikkei avanza dell’1,3%. L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen è in calo dello 0,3%. Hong Kong è in rialzo dello 0,2%

Il dollaro si apprezza sullo yuan cinese, su yen giapponese e su won coreano. Il cross euro dollaro scende a 1,144 da 1,147 di ieri.

LA TECNOLOGIA RIPRENDE A CORRERE: SOFTBANK +5%

Da segnalare il balzo in avanti di Softbank, il colosso dell’alta tecnologia con ramificazioni in tutto il mondo, si mette in luce con un rialzo del 5%, rimbalzando dopo il ribasso seguito all’Ipo del mobile. il Wall Street Journal riporta che l’investimento nella startup WeWork, inizialmente previsto intorno ai sei miliardi di dollari, sarà ridotto a due miliardi.

Il settore tech tenta di riprendersi dopo lo shock del profit warning di Apple, -0,22% nonostante l’annuncio dell’accordo con Samsung che consentirà di accedere ai contenuti i Tunes dagli smart tv del colosso coreano.

CORRE NETFLIX, AMAZON SUPERA MICROSOFT

Ma a prendere il volo è la “nemica” Netflix (+5,97%) in testa all’indice S&P 500 assieme ad Amazon (+3,44%), nuovo leader delle borse mondiali con una capitalizzazione di 797 miliardi di dollari, davanti a Microsoft.

Altro settore in grande effervescenza gli antitumorali: Eli Lily ha pagato 8 miliardi per assicurarsi il controllo di Loxo oncologics, il giorno dopo il blitz di Squibb-Myers su Celgene (90 miliardi).

Grazie anche a queste operazioni hanno chiuso in terreno positivo gli indici Usa: Dow Jones +0,42%, S&P 500 +0,70%. Nasdaq +1,26%.

MA RALLENTA LA CONGIUNTURA, IN CALO L’INDICE ISM

La settimana è però iniziata a Wall Street con una nuova conferma del rallentamento del ciclo economico statunitense: l’indice ISM direttori degli acquisti delle aziende non manifatturiere, in dicembre è sceso a 57,6 da 60,7 di novembre. Il consensus si aspettava 58,5.

Negli ultimi giorni c’è stata una sfilza di dati macroeconomici negativi.

Il nuovo segnale di perdita di spinta non ha spaventato gli investitori, che si aspettano di essere aiutati dalle banche centrali. Ma non tutti sono così ottimisti, Mike Wilson di Morgan Stanley, uno degli strategist più seguiti a Wall Street, dice nell’ultimo report che non se la sente di fornire indicazioni sul 2019, anche perché l’allarme sugli utili arrivato da Apple, è uno di quegli eventi societari capaci di incrinare la fiducia degli investitori.

PETROLIO IN SALITA, LA CINA DIETRO IL BOOM DELL’ORO

Il petrolio continua a salire, +9,3% la scorsa settimana, 57,4 dollari il barile stamane. A questi prezzi, Goldman Sachs consiglia di comprare: il prezzo medio nel 2019 del greggio del Mare del Nord stimato dal broker nel report diffuso ieri, è 62,5 dollari il barile. Al contrario Société Générale taglia la previsione di prezzo medio del 2019 del 12% a 64,2 dollari, afferma che a guidare i prezzi saranno le considerazioni sull’andamento del ciclo economico mondiale.

In ribasso ieri Eni (-1%). RBC ha abbassato il target a 16,50 euro da 18 euro, confermato il giudizio Sector Perform. Saipem +2,4%. Tenaris +1,2%.

Perde colpi l’oro (-0,5% a 1,282 dollari l’oncia), arretrando dai massimi toccati la settimana scorsa. Dagli ulti0mi dati emerge che la Banca centrale cinese, dopo due anni di assenza dal mercato, a fine dicembre ha aumentato le posizioni a 59,56 milioni di once da 59,24 milioni di once in precedenza. Anche Polonia e Ungheria sono tornate a comprare, incrementando le rispettive riserve auree, per la prima volta in molti anni.

GILETS JAUNES E BREXIT FRENANO L’EUROPA

Seduta debole per i listini del vecchio Continente, condizionati dall’ultima ondata di proteste dei gilets gialli in Francia e dalle tensioni per il prossimo voti del Parlamento britannico sul piano May per la Brexit Le preoccupazioni si sono riflesse nel calo dell’indice della fiducia, calata in gennaio al minimo da quattro anni, In particolare, la voce che riguarda le aspettative per il futuro è scesa a -19,3 da -18,8: “In base a questi dati, la zona euro è pericolosamente vicina alla stagnazione”, ha ammonito il managing director Manfred Huebner.

SOLO MILANO E MADRID POSITIVE

In questa cornice hanno brillato i listini periferici. A chiudere in terreno positivo sono stato infatti solo Piazza Affari (+0,65% a 18.953 punti) e Madrid (+0,41%). Milano si è così riportata sui livelli del 19 dicembre scorso.

In rosso Francoforte (-0,17%) e Parigi (-0,38%). Fanalino di coda è Zurigo (-0,85%).

Fuori dalla zona euro, Londra -0,39%. Il primo momento della verità per la Brexit è fissato per il 15 gennaio quando, secondo la Bbc che citano fonti del governo, il Parlamento dovrebbe approvare l’accordo siglato con Bruxelles lo scorso novembre per un divorzio consensuale. Ma l’incertezza è altissima.

SPREAD A 269, IN ARRIVO 7 MILIARDI DI BOT

Chiusura negativa per il mercato obbligazionario italiano, con gli investitori che mantengono un atteggiamento prudente, in attesa delle prime aste a medio-lungo termine, cui potrebbe aggiungersi un’operazione via sindacato sul tratto 15 anni.

Il differenziale tra il Bund ed il Btp ha toccato 269 punti base da 264 punti base della chiusura di venerdì. Il tasso del decennale italiano è salito a 2,90% da 2,88% della precedente chiusura. Il ministero dell’economia metterà a disposizione Bot 12 mesi per 7 miliardi di euro nell’asta in agenda giovedì 10 gennaio, a fronte di titoli in scadenza per 7,5 miliardi di euro.

Domani sarà annunciato il dettaglio della prima asta a medio-lungo termine del 2019, in agenda venerdì 11 gennaio. Nelle attese di UniCredit, saranno messi a disposizione 2,5-3 miliardi del Btp 3 anni ottobre 2021, 1,5-2 miliardi del Btp 7 anni novembre 2025 e tra 750 milioni e 1,25 miliardi di euro del Btp 15 anni settembre 2033.

ANCHE UN TITOLO A 15 ANNI, VENERDÌ IL RATING DBRS

Quest’anno il ministero dell’Economia dovrà collocare sul mercato circa 400 miliardi di euro di titoli pubblici. Sono 250 miliardi di euro le emissioni previste sul tratto a medio lungo-termine, a fronte di scadenze intorno a 200 miliardi.

Nel Nadef si anticipa un forte aumento delle emissioni. Si arriva a mettere in programma per il 2021 un costo da quattro punti di Pil, cioè poco più di 76 miliardi in base alla crescita programmata. Si tratta di quasi 11 miliardi in più rispetto ai 65,5 del 2017, che a questo punto ottiene la palma dell’anno “migliore” nell’era dell’euro. Per trovare un valore simile a quello messo in programma per fine triennio bisogna risalire al 2013, cioè all’indomani di quel 2012 nel quale la crisi del debito sovrano italiano portò il costo annuale alla cifra record di 83,6 miliardi.

Venerdì uscirà anche l’aggiornamento del rating Italia da parte dell’agenzia canadese Dbrs.

La settimana prossima, infine, potrebbe essere lanciata tramite sindacato l’emissione di un nuovo Btp a 15 anni: “Siamo in una situazione di relativa tranquillità – dichiara un operatore a Reuter – e il Tesoro potrebbe approfittarne per portarsi avanti con il funding, visto che il 2019 sarà piuttosto impegnativo”.

CARIGE, IL GOVERNO GARANTIRÀ I BOND

È scattata l’operazione di salvataggio per Carige. Un consiglio dei ministri-lampo ha approvato ieri sera un decreto che prevede la garanzia dello Stato sui nuovi bond che la banca emetterà (probabilmente già oggi). Il Tesoro garantirà anche i nuovi finanziamenti “erogati discrezionalmente dalla Banca d’Italia” nel rispetto nella normativa Ue sugli aiuti di Stato. Il decreto prevede poi gli strumenti per consentire alla banca di accedere alla “ricapitalizzazione precauzionale”, ovvero al salvataggio sul modello Monte Paschi con un esborso di 1,2 miliardi.

VERSO LE NOZZE CON DOTE: UNICREDIT E UBI INDIZIATE

Con le spalle coperte dall’intervento pubblico i tre commissari potranno dedicarsi ai crediti deteriorati con l’obiettivo di cedere, probabilmente alla Sga, almeno la meno dei 2,8 miliardi in pancia all’istituto e ridurre con lo stock sotto il 10%. A quel punto si potrà procedere all’aggregazione con un compratore: indiziati Unicredit, ieri +2,6%, Ubi (+1,9%) e il Crédit Agricole.

Prima del colpo di scena serale, il settore bancario italiano aveva vissuto una seduta positiva all’origine del rally di di Piazza Affari: l’indice di settore ha messo a segno un rialzo dell’1,7%, a fronte di un andamento debole nel resto d’Europa. In evidenza Intesa San Paolo (+1,7%), presente nel portafoglio dei titoli preferiti da Mediobanca Securities.

In grande spolvero anche il risparmio gestito: Azimut +3,8%, Mediolanum +2,4%. In flessione Generali (-0,3%): Deutsche Bank ha tagliato il target price a 15,8 euro.

STM, ACCORDO CON CREE (USA) SUI WAFER

Novità in tarda serata per un’altra protagonista della seduta. Stm (+3,9%) in ripresa dopo il tonfo legato al profit warning di Apple, ha annunciato di avere firmato un accordo pluriennale per la fornitura da parte dell’americana Cree di wafer grezzi per l’industria automotive.

Sotto tiro invece Pirelli (-1%), investita dal downgrade di JP Morgan che ha tagliato il giudizio a Neutral da Overweight, con il prezzo obiettivo a 7 da 8,8 euro. Il broker ritiene che il settore europeo dell’auto difficilmente si riprenderà nella prima metà dell’anno.

IL MERCATO APPREZZA IL RIBALZONE FERRARI

Chiusura positiva per Fiat Chrysler (+0,7%). Rivoluzione in Ferrari (+2%) alla vigilia della ripresa della stagione dei Grand Prix: il team principal, Maurizio Arrivabene, sarà sostituito da quello che fino all’anno scorso era il direttore tecnico della scuderia, Mattia Binotto, voluto da Marchionne per rilanciare le prestazioni della Rossa. Forse già oggi l’annuncio ufficiale.

In evidenza le due matricole del paniere principale: Amplifon +3,06%, Juventus +2,96%.

VENDITE RECORD PER CUCINELLI (+3,8%), VOLA D’AMICO

Da segnalare nel lusso la perfomance di Brunello Cucinelli (+3,8%): nel dopo Borsa sono stati diffusi i dati di vendita dell’esercizio 2018. In fermento Moncler (+2,72%), ancora sotto tiro Tod’s (-1,7%).

Tra gli altri titoli da segnalare l’ottima performance di D’Amico: +15,87% dopo la firma di un accordo per la vendita e ‘lease back’ della Mt Cielo di Houston, una nave attualmente in costruzione in Corea del Sud, la cui consegna è prevista a fine mese.

Un downgrade di JP Morgan ha spinto al ribasso i produttori di pneumatici e i produttori di ricambi auto Michelin, Gestamp, aggiungendo ulteriore peso al settore, già colpito dalla regolamentazione e dal rallentamento delle vendite in Cina.

JP Morgan ritiene che il settore europeo dell’auto difficilmente si riprenderà nella prima metà dell’anno.

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