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Il golf sopravviverà ai petrodollari arabi? Jon Rahm cede di fronte a un’offerta economica da 600 milioni

Terremoto nel mondo del golf dopo il passaggio del campione basco al circuito dell’Arabia Saudita per una cifra da capogiro – Sta succedendo come nel calcio ma quale sarà il futuro del golf?

Il golf sopravviverà ai petrodollari arabi? Jon Rahm cede di fronte a un’offerta economica da 600 milioni

Nella sua insaziabile fame di shopping in occidente l’Arabia Saudita si è comprata in questi giorni anche il golfista ventinovenne Jon Rahm, numero tre del ranking mondiale e vincitore dell’ultimo Masters, uno dei quattro tornei del grande slam.

Lo spagnolo, che apparteneva al gruppo degli irriducibili del circuito americano, i più famosi, quelli che non avevano ancora ceduto ai petrodollari, si è arreso di fronte a un’offerta di 550-600 milioni di dollari, la più alta mai pagata nella storia dello sport. Trecento milioni arriveranno in tre anni, poi ci saranno i bonus che potranno far raddoppiare la cifra. Si pensi che l’intero portafoglio del PGA Tour (Usa) per la stagione 2023 è stato di 460 milioni di dollari.

Il gigante basco passa al Liv Golf, il circuito arabo che sta svuotando il PGA Tour americano

Il gigante basco passa dunque al Liv Golf, il circuito arabo che sta svuotando il tour a stelle e strisce dei suoi migliori talenti. Il Basco è il primo ad accettare un’offerta dopo il compromesso siglato a giugno tra arabi e statunitensi e per ora non tanto chiaro. In questi giorni PGA Tour, Dp Tour (Europa) e Fondo di investimento pubblico dell’Arabia Saudita (Pif) stanno tentando di definire i dettagli di questo accordo quadro, firmato ormai sei mesi fa e che potrebbe portare a una nuova entità commerciale, ma il tempo stringe perché dovrebbero chiudere entro la fine del 2023.

Così, con l’acquisto di Rahm gli arabi, calano l’asso in piena trattativa, incrementando il loro potere negoziale, grazie forse all’astuzia implacabile del loro ceo, l’australiano Greg Norman, alias lo Squalo bianco, soprannome che gli venne attribuito, non a caso, quando era un campione di golf. Finora il fondo arabo ha speso qualcosa come tre miliardi di dollari per portare dalla sua parte i migliori giocatori del tour Usa. Alle sue mostruose offerte hanno resistito in molti, a partire da Tiger Woods e Rory McIlroy, ma dopo Rahm sarà ancora così? Si dice che nelle prossime settimane altri importanti nomi seguiranno, infoltendo la schiera di fuoriclasse che hanno detto di sì agli arabi da tempo, da quando la guerra era solo all’inizio, da Dustin Johnson, a Brooks Koepka, a Cameron Smith, da Sergio Garcia a Henrik Stenson. Rahm però è un pezzo da novanta e si teme che possa innescare un effetto cascata, come ha osservato il campione inglese Justin Rose.

“Ho preso questa decisione perché credo che sia la cosa migliore per me e per la mia famiglia – ha detto Rahm – tutti quelli con cui ho parlato mi hanno supportato, quindi sono molto a mio agio con la mia decisione”.

Rahm spiega la sua decisione e perfino Mcllroy lo comprende

Persino McIlroy, che è sempre stato durissimo contro il Liv e i vari traditori, ha avuto parole di comprensione per l’amico e si è detto convinto che giocheranno insieme anche la prossima Ryder Cup, quella del 2025, dopo l’inebriante esperienza di Roma, dove l’Europa ha stravinto contro gli Stati Uniti.

C’è da chiedersi però se il golf sopravviverà a tutto questo e che volto avrà nei prossimi anni.

Uno dei punti più controversi da superare tra i contendenti è la possibilità di giocare su più circuiti. Tra tour europeo e tour statunitense non ci sono mai stati grandi ostacoli, anche perché il primo è inferiore come capacità economica al secondo, ed è una specie di trampolino di lancio per le Americhe. Gli arabi invece sono entrati in campo senza chiedere il permesso, con tutto il peso della loro ricchezza, hanno ribaltato regole consolidate da decenni e hanno lanciato una sfida alla pari che, a quanto sembra, potrebbero persino vincere.

Quale sarà il futuro del golf nel mondo?

Gli Usa dovranno infine accettare che i giocatori passino liberamente da un campionato all’altro? “Io voglio mantenere il mio status nel PGA Tour e DP World – ha sottolineato Rahm – non mi arrenderò. Il Liv Golf mi lascia libero e spero che potrò giocare in entrambi i circuiti”. Il tempo stringe perché, a meno di rinvii, l’intesa dovrebbe chiudersi entro una decina di giorni. Questo compromesso si farà? Si risolveranno i tanti problemi, quelli che vediamo e quelli che non conosciamo? Il problema che il Liv fa giocare le sue gare solo su 54 buche contro le 72 tradizionali? Il problema della riammissione dei giocatori del Liv al ranking mondiale? I problemi della compatibilità delle date delle gare, dei premi, dei diritti Tv, degli sponsor? Difficile dirlo, ma un altro tarlo si fa strada in queste ore: che bisogno aveva il Liv Golf di spendere questa montagna di soldi per un giocatore se la soluzione di tutti questi problemi fosse così vicina? Non si sa. Di certo il più grande rischio per il mondo del golf è che questa mossa sia solo un’altra bomba lanciata in campo avverso, la più potente sparata fin qui, quella che fa capire che la guerra, di fatto, continua.

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