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I sacrifici di Monti e le illusioni demagogiche della Lega e di una certa sinistra

La manovra va giudicata sulla sua efficacia: tutto il resto ha poca importanza – La chiamata alle armi della Lega e l’opposizione della sinistra a misure come la riforma delle pensioni dimostrano che certi gruppi dirigenti vogliono solo perpetrare il loro potere – Il primo obiettivo delle misure di Monti è far scendere i tassi sui Btp, arrivati oltre il 7%

I sacrifici di Monti e le illusioni demagogiche della Lega e di una certa sinistra

Il piano “salva Italia” del Governo Monti non è certo perfetto e può essere criticato sia sotto il profilo dell’equità che, soprattutto, sotto l’aspetto dell’efficacia nel raggiungere l’obiettivo numero uno di cui il Paese ha bisogno e cioè la “crescita“. Tuttavia non è più tollerabile che i professionisti dello sfascio, del tanto peggio, tanto meglio, operino per inquinare le acque seminando a piene mani demagogia ed illusioni incuranti del danno che la loro azione (nel caso avesse successo) potrebbe arrecare a tutti i cittadini senza distinzione di classe o di collocazione geografica.

Così la chiamata alle armi della Lega, con Maroni che invita addirittura gli indignati a scendere in piazza contro il governo dei banchieri, e con varie sfumature, l’opposizione della sinistra da Ferrero alla Camusso a misure come la riforma delle pensioni, stanno solo a dimostrare che ci sono gruppi dirigenti di alcune formazioni politiche che pensano solo a perpetuare il proprio potere anche a costo di provocare un disastro. Del resto tante volte nella storia, classi dirigenti deboli hanno portato i propri Paesi ad avventure come esperimenti sociali estremi o guerre, nella speranza di consolidare il proprio potere, ma precipitando tutti nel baratro della povertà o della distruzione.

In realtà i sacrifici chiesti da Monti, ancorchè severi, sono di gran lunga inferiori a quelli che toccherebbero a tutti gli italiani in caso di fallimento del nostro Stato con conseguente uscita dall’Euro. Ed i sacrifici sono tanto più pesanti quanto più si è tardato ad adottare serie misure di riforma a causa dell’incapacità della Lega che pure faceva parte del precedente Governo. E anche la sinistra porta la responsabilità di non aver mai voluto completare la riforma della pensioni e di non aver mai fatto seri passi avanti nella riforma del mercato del lavoro condannando l’Italia a non crescere per almeno 15 anni. Insomma, è bene che i cittadini abbiano chiaro che sono proprio coloro, che oggi più strillano, i veri responsabili della pesantezza delle misure di risanamento che l’attuale Governo, nato proprio per fronteggiare una spaventosa emergenza, è stato costretto ad adottare.

Si tratta di misure pesanti: due terzi di maggiori tasse e un terzo di taglio delle spese, che non riusciranno a evitare all’Italia di finire in recessione il prossimo anno, ma che pongono alcuni punti fermi dai quali si potrà ripartire. Il senso generale di questo primo pacchetto si può riassumere così: è stata data priorità alla necessità di far scendere i tassi d’interesse che erano arrivati fino ad oltre il 7% contro il 2% della Germania. Senza un ritorno a livelli più vicini ai tassi tedeschi le nostre banche avrebbero problemi enormi ad emettere le proprie obbligazioni, le aziende non avrebbero più credito, e quindi nessuna misura per tornare a più alti tassi di sviluppo, sarebbe possibile. A giudicare dalle prime risposte dei mercati, sembra che questo obiettivo possa essere centrato.

Come hanno fatto capire sia Monti che il ministro Giarda, alcuni provvedimenti sono anche la conseguenza della necessità di dover agire con estrema urgenza e sicuramente mancano misure importantissime per la crescita come la riforma del mercato del lavoro e del welfare. Tuttavia si può dire che i tagli alle spesa pubblica forse avrebbero potuto essere un po’ più incisivi e sopratutto si poteva mettere in cantiere, almeno come annuncio, un programma di dismissioni dei bene pubblici più robusto di quello annunciato dal precedente Governo di soli 5 miliardi all’anno. L’urgenza, poi, ha imposto misure sicuramente odiose come la sospensione dell’adeguamento al costo della vita per le pensioni superiori ai 1000 Euro circa, che hanno fatto piangere la Fornero perchè certo si tratta di un provvedimento estremo che comporta anche una violazione del patto che il Governo deve fare con i cittadini dopo la riforma strutturale delle pensioni, patto che si basa sulla garanzia di stabilità che il nuovo sistema, sicuramente penalizzante rispetto all’attuale, deve offrire a chi andrà in pensione.

Inoltre è sicuro che aggravando la già alta pressione fiscale (ma per le imprese ci sono riduzioni dell’Irap) non si favorisce la crescita. La speranza è che la riduzione dei tassi da un lato e le misure che dovranno essere adottate in una seconda fase, di ulteriore riduzione della spesa pubblica, possano portare quanto prima ad una effettiva riduzione delle tasse sui redditi più bassi, dando così un po’ di fiato alla ripresa dei consumi.

Infine i costi della politica. Monti ha praticamente eliminato le Province, e non è poco. Probabilmente non poteva fare di più anche per considerazioni di realismo politico dato che il decreto varato ieri deve comunque passare in Parlamento. Ma poichè sono proprio i partiti che devono recuperare credibilità presso la pubblica opinione, durante la discussione alle Camere, potranno proporre ulteriori tagli (ad esempio al rimborso elettorale) in modo da alleviare alcune delle tasse che Monti è stato costretto a caricare sulle spalle dei cittadini. Sarebbe l’inizio di un recupero di credibilità della così detta politica, che certo non può venire dall’agitazione demagogica, ma dando un serio contributo anche da parte della “casta” al risanamento ed alla ripresa del Paese.

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