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Governo, dietrofront sugli stipendi degli insegnanti. Ora tocca al Parlamento sulle pensioni d’oro

Letta: “Gli insegnanti non dovranno restituire 150 euro percepiti nel 2013 a seguito della contorta vicenda sugli scatti derivanti da norme assunte tra il 2010 e il 2013” – Ieri pomeriggio sono arrivate in Aula alla Camera sette mozioni che hanno come obiettivo la riduzione delle pensioni d’oro, figlie del vecchio sistema retributivo.

Governo, dietrofront sugli stipendi degli insegnanti. Ora tocca al Parlamento sulle pensioni d’oro

Salvare gli stipendi degli insegnanti e tagliare le pensioni d’oro. Sono queste le voci più calde nelle agende di Governo e Parlamento. Sul primo, l’Esecutivo sembra aver la quadra. “Gli insegnanti non dovranno restituire 150 euro percepiti nel 2013 a seguito della contorta vicenda sugli scatti derivanti da norme assunte tra il 2010 e il 2013”, ha scritto su Twitter il premier Enrico Letta.

Il caos era scoppiato dopo che il Tesoro aveva chiesto ai docenti di restituire gli scatti stipendiali percepiti nel 2013 con una trattenuta di 150 euro mensili a partire da gennaio. Il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, aveva chiesto al numero uno dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, di sospendere la procedura. Via XX Settembre aveva replicato sostenendo che “il recupero delle somme relative agli scatti degli stipendi del personale della scuola” fosse “un atto dovuto da parte dell’amministrazione”, essendo in vigore un provvedimento che estende retroattivamente il blocco degli scatti a tutto il 2013.

E mentre i sindacati promettevano battaglia, minacciando lo sciopero generale, diverse voci di protesta si erano alzate dal Partito Democratico, a cominciare da quella del segretario: “A me non interessa il rimpasto, ma se il ministero dell’Economia richiede indietro 150 euro agli insegnanti io mi arrabbio – ha detto Matteo Renzi –. Non stiamo su ‘Scherzi a parte’. Non puoi dare dei soldi e poi chiederli indietro”. Sulla stessa linea il vicepremier Angelino Alfano, che aveva definito la richiesta del Tesoro “un modo del Governo di farsi del male da solo”. 

Superato  questo scoglio, un altro nodo da affrontare è quello delle pensioni. Ieri pomeriggio sono arrivate in Aula alla Camera sette mozioni che hanno come obiettivo la riduzione dei trattamenti cosiddetti “d’oro”, figli del vecchio sistema retributivo (ormai superato dal contributivo introdotto dalla riforma Fornero), che negli anni passati ha consentito a consentito a una quota minima di pensionati d’incassare assegni previdenziali nettamente superiori ai contributi versati.  

La questione è spinosa, perché un eventuale intervento rischia d’incappare nella bocciatura della Corte Costituzionale. Se fosse approvato un prelievo di solidarietà sui trattamenti più ricchi, inoltre, lo Stato incasserebbe una somma relativamente modesta. E’ in gioco tuttavia il principio d’equità sociale: per quanto ridotte, le risorse recuperate dalle pensioni d’oro potrebbero essere utilizzate per sostenere i pensionati in difficoltà. 

Le mozioni del Movimento 5 Stelle e di Fratelli d’Italia propongono di fissare un tetto massimo ai trattamenti erogati con il sistema retributivo. I grillini chiedono anche l’applicazione di un contributo solidale per tre anni, allo scopo di finanziare un incremento di 500 euro annui in favore di chi percepisce pensioni minime. La Lega, inoltre, chiede un tetto di 5mila euro ai vitalizi calcolati con metodo retributivo e uno di 8mila euro per il cumulo di pensioni sempre erogate con il retributivo.

La mozione del Pd invita a creare dei “fondi” interni a vari enti previdenziali, alimentati con contributi crescenti al crescere delle pensioni, da applicare sui contributi superiori a 12 volte il minimo previsto dall’Inps. Il Nuovo Centrodestra propone invece, in modo più generico, di agire sul metodo di calcolo o sull’età di accesso alle pensioni più alte. Sel, infine, chiede di regolare il “doveroso contributo di solidarietà” con “ulteriori aliquote impositive progressive” per tutti i redditi che superano i 75mila euro l’anno, compresi quelli legati alle pensioni d’oro.

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