Condividi

Giro: fair play Dumoulin, vince Jungels

Quintana guadagna 6” di abbuono su Dumoulin che con molto fair play non l’aveva attaccato, quando il Condor è caduto nella discesa del Miragolo – Continua il digiuno degli italiani. Ritiro di Kangert dopo un’impressionante carambola – Oggi riposo, domani il tappone di Bormio con Mortirolo e doppio Stelvio

Giro: fair play Dumoulin, vince Jungels

Continua il festival dei successi stranieri al Giro, si allunga a 15 tappe il digiuno di vittorie degli italiani: anche a Bergamo la musica non è cambiata. A spuntarla in una volata ad alta densità di big è stato il lussemburghese Bob Jungels, maglia rosa sull’Etna, al termine di una tappa dove non è mancata l’adrenalina ma sarà ricordata per un gesto di grande signorilità di Tom Dumoulin, che avrebbe potuto – ma non l’ha fatto – scatenare la bagarre quando Quintana scivolava a terra in una curva malandrina nella discesa del Passo del Miragolo.

Dumoulin ha addirittura imposto ai suoi di rallentare l’andatura. Un fair-play che capita nel ciclismo d’oggi più sovente che nel ciclismo di una volta quando addirittura ci si organizzava per dare il colpo del kappao al malcapitato. Nel 1955 nella tappa di San Pellegrino Magni si alleò con Coppi per vincere il Giro quando vide la maglia rosa di Nencini mettere il piede a terra per una foratura.

Nel 1957 Louison Bobet organizzò un’imboscata a Gaul in maglia rosa, che si era fermato per fare pipì ai piedi del Bondone, il monte che l’anno prima aveva esaltato nella bufera il grande scalatore lussemburghese: i due da quel dì si giurarono odio eterno, Gaul perse il Giro ma fece di tutto e ci riuscì a non farlo vincere al francese, aiutando Nencini che si rifece della beffa di due anni prima.

Quintana non sappiamo se abbia ringraziato in corsa l’olandese. Di certo ha potuto rientrare in gruppo agevolmente sull’ascesa del Selvino per poi giocarsi la chance degli abbuoni in volata: e il colombiano a sorpresa è riuscito a chiudere alle spalle di Jungels, precedendo Thibaut Pinot e guadagnando così i sei secondi in palio. Un’inezia che può tornare utile nel computo finale del Giro. Non sappiamo se Dumoulin abbia gradito.

Nel dopo corso la maglia rosa olandese, sempre più autorevole e sicuro di sé, si è detto convinto di aver agito come era giusto fare, perché non gli piace battere gli avversari quando cadono a terra. E se Quintana è stato graziato, altri hanno rischiato il peggio frenando o aggirando all’ultimo istante l’ammiraglia della Movistar che si era fermata appena dietro una curva per assistere il Condor.

Non è la prima volta che José Luis Arrieta, team manager della Movistar, rischia di combinare guai con la sua vettura: in cima al Blockhaus, mentre lo intervistavano dopo il successo di Quintana, la sua auto ha cominciato a muoversi pericolosamente all’ingiù: aveva dimenticato di tirare il freno a mano.

Una tappa movimentata, con molte cadute ( con ritiri importanti da Tanel Kangert a Caleb Ewan), corsa ad alta velocità, con una selezione naturale che al termine della discesa del Selvino, dai suggestivi tornanti simili a giganteschi lacci di una scarpa, vedeva riunirsi in testa il drappello dei migliori che agganciavano anche Rolland e Sanchez, superstiti dell’ultima fuga a cinque, per poi staccarli nella rampa finale sul ciottolato della Boccola a Bergamo Alta.

Nibali a un certo punto, nella bagarre cittadina, tentava un allungo, imitato da Pinot ma Dumoulin faceva un’implacabile guardia rintuzzando tutti gli attacchi: alla fine si sono trovati tutti i primi dieci della classifica a disputarsi la volata con Quintana che piazzava il suo chip alle spalle di Jungels. Mancava, purtroppo, solo Tanel Kangert il cui Giro era finito qualche km prima sbattendo contro un paletto di uno dei tanti, troppi spartitraffico che rendono insidiose le strade per i ciclisti, ovunque si vada. Gomito fratturato e addio alla corsa per l’estone che era diventato il leader dell’Astana dopo la tragica morte di Scarponi.

Oggi per il Giro terzo lunedì di riposo prima di ripartire domani nella tappa che non ammette errori: Mortirolo e due volte lo Stelvio, oltre 5mila metri da scalare, un’altimetria impressionante. In palio a Bormio c’è il Giro. Un traguardo, quello di Bormio, che ricorda imprese epiche ma anche un celeberrimo patto infranto nel 1953, il quinto e ultimo trionfo rosa di Fausto Coppi. Il giorno prima il Campionissimo aveva vinto la tappa dolomitica che si concludeva a Bolzano battendo lo svizzero Hugo Koblet in maglia rosa.

Un ordine di arrivo frutto di un patto tra i due campioni: tappa a Coppi e Giro a Koblet che sembrava ormai imbattibile anche se mancava lo Stelvio. Ma il giorno dopo Koblet andò in crisi e Coppi anche contro voglia piantò in asso lo svizzero con la scusa di inseguire Pasqualino Fornara, scattato per primo. E il grande Fausto sui tornanti innevati del mitico passo alpino, compì uno dei suoi memorabili exploit. Koblet non lo salutò incrociandolo in albergo la sera a Bormio ma il giorno dopo l’elvetico ammise, da signore qual era, la sconfitta dicendo che era stato battuto dal più grande corridore di tutti i tempi.

Commenta