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Giordania: inflazione e deficit frenano crescita e occupazione

Negli ultimi mesi del 2012 l’eccessiva esposizione ai prezzi dei prodotti energetici ha aumentato i livelli di inflazione e disavanzo commerciale, limitando così le possibilità di rispondere in modo efficace a disoccupazione e instabilità sociale.

Giordania: inflazione e deficit frenano crescita e occupazione

Come si può leggere dal focus pubblicato da Intesa Sanpaolo, nei primi nove mesi del 2012 la crescita del PIL giordano si è attestata al 2,8%, grazie al contributo di servizi finanziari e immobiliari (20% del PIL), seguiti da trasporti e comunicazioni (15%), commercio e ristorazione (12%). La produzione manifatturiera ha, invece, registrato un tasso di crescita inferiore a quello del 2011 (+2,5% contro +4,1%) a seguito della diminuzione della produzione di materiali da costruzione e prodotti chimici, mentre sono accelerate le performance di raffinazione e trasformazione alimentare. L’attività di estrazione di fosfati e potassio ha presentato una contrazione del 2,2% riflettendo la minore domanda estera e le interruzioni del lavoro dovute alle tensioni sociali. I segnali che vengono dagli indicatori ciclici forniti dalla Banca Centrale evidenziano una frenata dell’economia nei mesi finali del 2012, in particolare per quanto riguarda le attività maggiormente influenzate dalla congiuntura esterna, come aerei cargo, servizi portuali e arrivi dall’estero. Sul piano interno, si rileva un marcato rallentamento delle costruzioni mentre la generazione di energia elettrica è stata spinta dalla domanda di industrie ad alta intensità di energia.

L’economia della Giordania è tra le più aperte del Medio Oriente, con la somma di importazioni ed esportazioni che si avvicina al 90% del PIL. I proventi da turismo, attività di esportazione attraverso il porto di Aqaba, rimesse degli emigrati (data l’elevata disoccupazione complessiva, pari al 12,5%), IDE e donazioni di paesi amici hanno un peso significativo nel PIL. La Giordania, priva di materie prime se si escludono il potassio dal Mar Morto e i giacimenti di fosfati, ha sviluppato un’economia basata principalmente sui servizi, che contribuiscono a più del 65% del PIL, mentre il peso del settore manifatturiero, in particolare prodotti alimentari, raffinazione, fertilizzanti, chimica e farmaceutica, si avvicina al 20%. Date queste caratteristiche, il sistema economico giordano risente in modo significativo degli sviluppi nei paesi vicini, in particolare attraverso i canali commerciali verso Iraq e Siria, proventi dal turismo sia Medio Orientale che Europeo, flussi di investimenti dai paesi del Golfo e caro energia. I paesi del Golfo occupano, infatti, un gran numero di lavoratori giordani emigrati (nel periodo 2004-08, l’85% delle rimesse sono venute dai paesi GCC), ne assorbono una quota rilevante dell’export, investono consistenti capitali (circa 80% del totale IDE nello stesso periodo), alimentano circa il 40% dei flussi turistici verso il Paese e sostengono il bilancio dello Stato con generose donazioni.

Lo scorso dicembre il tasso tendenziale d’inflazione è balzato a 7,2% (rispetto a 3,3% nello stesso periodo dell’anno precedente), principalmente a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti energetici del mese di novembre, rimuovendo il blocco introdotto a inizio 2011 per prevenire il diffondersi della protesta, diventato troppo oneroso per il Bilancio dello Stato. I sussidi sui prodotti alimentari, che hanno un peso del 36,7% nell’indice, sono invece rimasti invariati. Ulteriori aumenti dei prezzi dei prodotti energetici e l’annunciato incremento delle tariffe elettriche sono attese far salire il tasso medio d’inflazione al 6,5% nel 2013, oltre l’obiettivo ufficiale del 5%. L’aumento della bolletta energetica ha reso il mantenimento dei sussidi insostenibile per le finanze pubbliche, determinando un netto peggioramento del deficit commerciale e un consistente drenaggio di riserve, fattori che hanno spinto il Governo a chiedere il sostegno finanziario del FMI. A causa di ciò, nel 2013 si prevede una frenata della domanda interna per beni di consumo e un minor apporto della spesa pubblica, dato il piano di rientro concordato con il FMI. Gli investimenti sono invece attesi in accelerazione, grazie all’avvio e al completamento di alcuni progetti nel campo dei servizi di pubblica utilità, nella sanità e nell’istruzione finanziati dal Fondo costituito nel 2011 dai paesi GCC a favore di Marocco e Giordania e da prestiti della EBRD e dagli USA. L’economia dovrebbe inoltre beneficiare di IDE nel settore immobiliare e dall’accelerazione delle esportazioni verso i paesi arabi, in particolare l’Iraq, dopo il completamento dei lavori di sviluppo del terminal container di Aqaba. Le donazioni dei partner politici e commerciali più vicini (Arabia Saudita e Qatar su tutti), dopo il recente calo, sono riprese, mentre le rimesse, grazie al buon andamento dell’economia nei paesi petroliferi del gruppo GCC, dovrebbero mantenersi su livelli sostenuti. Il PIL è allora previsto crescere quest’anno di circa il 3%, a un livello però ancora insufficiente per portare un rimedio concreto ai problemi occupazionali e sociali del paese.

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