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Giappone, la vittoria di Shinzo Abe divide anche il Wall Street Journal

Il quotidiano finanziario Usa spiega come le riforme promesse da Shinzo Abe per far uscire il Giappone da 15 anni di deflazione dividano gli esperti. Tra speranza e scetticismo, economisti e imprenditori nipponici raccontano al WSJ come le parole di Abe rischino di rimanere tali.

Giappone, la vittoria di Shinzo Abe divide anche il Wall Street Journal

Abenomics 2.0, il Wall Street Journal si divide sul futuro economico del Giappone dopo l’attesa vittoria del primo ministro Shinzo Abe. Il quotidiano finanziario statunitense attua una scelta originale rispetto alle altre testate americane ed europee, che si concentrano quasi all’unisono sulla reazione positiva dei mercati alla notizia, e offre spazio a un dibattito tra economisti e uomini d’affari giapponesi che fa le pulci alle promesse del rinnovato uomo forte nipponico.

“Mentre le politiche di spesa nel breve termine hanno indebolito lo yen e ispirato la crescita – scrive il WSJ – è il terzo asse della sua strategia economica – la riforma strutturale – che è vista come la chiave per assicurare l’espansione economica nel lungo termine”.

L’attesa vittoria dovrebbe teoricamente rafforzare la capacità di agire di Abe, eppure la persistente domanda che agita i sonni di molti economisti è se il primo ministro riuscirà a cogliere l’opportunità di fare i passi necessari per le riforme.

C’è chi è fiducioso, come l’economista giapponese Koya Miyamae citato nell’articolo: l’esperto crede che Abe comincerà presto a parlare delle “pillole amare” che la nazione deve ingoiare. Pillole che hanno le fattezze di una riforma fiscale e dell’aumento delle tasse.

L’amara medicina, fa tuttavia notare il WSJ, comporta forti rischi politici. Secondo alcuni osservatori Abe sarà costretto a optare per soluzioni più semplici e meno impopolari. Yoshihito Kaneda, presidente della start up tecnologica Fact-Real, appartiene a quest’ultima categoria: “nonostante tutte le parole spese sulle riforme – spiega l’imprenditore giapponese – non è stato fatto alcun passo in avanti, in particolare per la questione delle garanzie richieste dalle banche per i prestiti alle piccole aziende. Abe aveva mostrato l’intenzione di aiutare le start up, ma nei fatti nulla è accaduto”.

Start up, dunque, ma anche riforma del mercato del lavoro – il Giappone ha regole molto restrittive per i licenziamenti e questo ha portato a un decollo del numero di lavoratori non regolari – e dell’agricoltura, in sofferenza perché troppo frammentato e che Abe vorrebbe dare in mano ai pesci grossi, scontentando però i piccoli, la vera ossatura del settore.

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