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Forze armate, una review anche per le missioni internazionali

Nel suo ultimo rapporto sulla politica estera, l’Istituto affari internazionali afferma la necessità di superare “l’attuale prassi in cui autorizzazione politica e impegni finanziari si confondono nella discussione ed approvazione parlamentare dei decreti sulle missioni messi a punto dal Governo” – “Necessario istituire una sessione parlamentare ad hoc”.

Forze armate, una review anche per le missioni internazionali

Oltre alla spending, c’è un’altra review a cui l’Italia dovrebbe pensare. E’ quella delle missioni internazionali, che potrebbero essere riviste anche per andare incontro alle magre disponibilità finanziarie dello Stato. L’invito arriva dall’Istituto affari internazionali (Iai), che oggi ha presentato a Roma “Scegliere per contare”, l’edizione 2014 del suo rapporto annuale sulla politica estera italiana. 

“C’è molto da innovare nel processo decisionale su cui si basa la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali – si legge nel documento –. Oggi ci si limita a stabilire o rinnovare finanziamenti alle missioni senza un’accurata valutazione dei loro obiettivi politici e strategici”, che invece sarebbe “essenziale in una fase in cui s’impone una razionalizzazione degli impegni a fronte delle limitate risorse disponibili”.

Secondo la prassi attuale, “è vero che il Parlamento autorizza i finanziamenti volta per volta – spiega a FIRSTonline Stefano Silvestri, già presidente dello Iai e oggi direttore di ‘AffarInternazionali’ –, ma le missioni, in realtà, vengono decise dal Governo, che poi le porta in Parlamento per quella che, di fatto, è una ratifica a posteriori. Non c’è mai una discussione complessiva sulla natura delle missioni o sugli obiettivi che vogliamo raggiungere. A volte vengono presentate delle mozioni, ma in corso d’opera, quando ormai è evidente che sul merito non si può tornare indietro”. 

Il problema, infatti, non è solo nel metodo: “Tutto l’addestramento e buona parte dell’operatività delle Forze armate è ormai pagata dalle missioni – continua Silvestri –, il che significa però che l’addestramento e in qualche modo anche la struttura degli armamenti subiscono una distorsione. E’ evidente che solo chi va in missione deve addestrarsi in una determinata maniera, mentre per gli altri le risorse spesso mancano. Sul fronte degli armamenti, invece, i sistemi che vanno in missione hanno i pezzi di ricambio, mentre in Italia a volte rimangono per strada. Proprio questa distorsione, fin qui, ha consentito alle forze armate di andare avanti”.

Per rendere il sistema più efficiente, l’Istituto ritiene che sarebbe utile “istituire una sessione parlamentare annuale in cui il Governo sia chiamato ad illustrare l’andamento delle missioni e delle iniziative di sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione”, una pratica che faciliterebbe anche “la definizione delle linee guida per lo svolgimento delle missioni”. 

Le strade percorribili sono più di una, ma sull’obiettivo finale lo Iai non ha dubbi: “Va in ogni caso superata l’attuale prassi in cui autorizzazione politica e impegni finanziari si confondono nella discussione ed approvazione parlamentare dei periodici decreti sulle missioni messi a punto dal Governo”. 

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