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Fmi: “La ripresa rischia di deragliare”

Il Fondo monetario lancia l’allarme in vista del G20 – “Nell’Eurozona ripresa graduale, crediti deteriorati ancora elevati” – “Il Qe sostiene la ripresa, ma bisogna fare di più” – “Paesi come la Germania dovrebbero investire di più” – “Il referendum sul Brexit mette a rischio l’outlook della Gran Bretagna”

Fmi: “La ripresa rischia di deragliare”

“La ripresa globale si è ulteriormente indebolita a fronte di un aumento delle turbolenze finanziarie e di un calo dei prezzi degli asset”. L’allarme è arrivato mercoledì 24 febbraio dal Fondo monetario internazionale, che – in vista del G20 che si terrà il 26 e 27 febbraio in Cina, a Shanghai – ha pubblicato un documento dal titolo “Global Prospects and Policy Challenges”.

Il Fondo fa notare che dopo un “inatteso” rallentamento dell’attività economica mondiale a fine 2015 c’è stato un ulteriore indebolimento a inizio 2016. Di conseguenza, “è probabile” un nuovo taglio delle stime di crescita nella prossima edizione del World Economic Outlook che l’Fmi diffonderà ad aprile. A gennaio il Fondo aveva già ridotto le previsioni globali dello 0,2% sia per il 2016 sia per il 2017, rispettivamente a +3,4 e +3,5%.

“Gli sviluppi puntano a rischi maggiori di un deragliamento della ripresa in un momento in cui l’economia globale è particolarmente vulnerabile a shock avversi”, scrive l’Fmi, sottolineando che questa congiuntura “fragile” aumenta “l’urgenza di risposte politiche di ampia portata che rafforzino la crescita e gestiscano le vulnerabilità”. Per questo, “politiche monetarie accomodanti restano essenziali dove l’inflazione è ancora sotto i target delle banche centrali”.

Allo stesso tempo però, secondo il Fondo “va ridotto l’eccesso di dipendenza dalle politiche monetarie” e azioni multilaterali forti sono necessarie per spingere la crescita e contenere i rischi. A questo proposito l’istituto guidato da Christine Lagarde sostiene che il “G20 deve agire ora per implementare con decisione le strategie di crescita esistenti” e che “potrebbero essere necessarie riforme alla reti di sicurezza finanziaria globale, inclusi nuovi meccanismi di finanziamenti”.

NELL’EUROZONA RIPRESA GRADUALE, CREDITI DETERIORATI ANCORA ELEVATI

Quanto all’Eurozona, “continua una ripresa graduale – continua l’Fmi –, sostenuta in parte da bassi prezzi petroliferi nonostante un rallentamento delle esportazioni nette. Tuttavia, investimenti bassi, disoccupazione alte e bilanci deboli pesano sulla crescita”. L’istituto di Washington sottolinea anche “la continua necessità di deleveraging nelle aziende” dell’area euro, così come nelle economie avanzate, e ricorda che il livello dei crediti deteriorati è “ancora elevato”. Le banche Ue “hanno subito forti declini in borsa sulla scia di una redditività che si sta indebolendo, riflesso di un’eredità di debito alto, di un’esposizione alle materie prime e ai mercati emergenti e a tassi di interesse negativi”, quadro questo che secondo l’Fmi vale anche per il Giappone. Per queste ragioni nell’Eurozona i Paesi che come la Germania hanno spazio di manovra dal punto di vista fiscale “dovrebbero fare di più per sostenere la crescita attraverso per esempio investimenti in infrastrutture”.

IL QE DELLA BCE SOSTIENE LA RIPRESA, MA BISOGNA FARE DI PIU’

Il quantitative easing della Banca centrale europea “ha sostenuto la ripresa migliorando la fiducia e le condizioni finanziarie”, prosegue il Fmi, sostenendo che l’istituto guidato dall’italiano Mario Draghi “dovrebbe continuare a segnalare con forza la sua disponibilità a usare tutti gli strumenti disponibili fino a quando il suo mandato di stabilità dei prezzi sia centrato”, visto che “l’inflazione rimane bassa”. Insomma, il programma di acquisto di bond “dovrebbe essere sostenuto da un insieme di politiche bilanciate, compreso un supporto fiscale, un miglioramento dei bilanci e riforme strutturali”.

LA FED SIA PIU’ CHIARA SU COSA INTEDE FARE CON I TASSI

Passando alla Federal Reserve, dopo la stretta monetaria dello scorso dicembre, la prima dal giugno 2006, “ulteriori azioni dovrebbero essere ben comunicate – si legge ancora nel testo – e basate su prove chiare di pressioni sui salari o sui prezzi e una valutazione che l’inflazione si prepara a crescere verso il target della Fed del 2%”.

BREXIT, IL REFERENDUM PONE A RISCHIO L’OUTLOOK DELLA GRAN BRETAGNA

Il Fondo, inoltre, sostiene che il referendum del 23 giugno prossimo con cui i cittadini britannici saranno chiamati ad esprimersi a favore o contro l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea sia uno dei rischi che potrebbero minacciare le prospettive, attualmente incoraggianti, dell’economia britannica. L’Fmi ha spiegato che l’outlook per l’economia d’Oltremanica è positivo. “I direttori esecutivi del Fondo danno il benvenuto alla solida performance economica del Regno Unito, che ha portato a una crescita robusta, a un’occupazione elevata, a una riduzione significativa del deficit e a un aumento della resistenza del settore finanziario. Tuttavia, l’outlook relativamente positivo è soggetto a rischi e incertezze, inclusi quelli associati all’outlook globale, alla crescita sotto tono della produttività, a livelli ancora alti del debito delle famiglie e al referendum in arrivo sull’appartenenza all’Ue”.

MIGRANTI, IN EUROPA SERVONO URGENTEMENTE POLITICHE DI INTEGRAZIONE

Per quanto riguarda invece la questione dei migranti, il Fondo monetario internazionale sostiene che siano “urgentemente necessarie” politiche per sostenere la loro integrazione nella forza lavoro in Europa: nel breve termine “l’impatto macroeconomico del balzo dei rifugiati sarà probabilmente un incremento modesto della crescita del Pil, riflesso dell’espansione fiscale legata al sostegno dato a chi cerca asilo”. Nel medio termine, invece, gli effetti sulla crescita e sulle finanze pubbliche “dipendono da quanto efficacemente possano essere integrati nei mercati del lavoro nazionali”.

L’Fmi fornisce esempi di politiche che potrebbero facilitare l’integrazione dei rifugiati, tra cui “la riduzione delle restrizioni nel permettere di lavorare durante la fase in cui un rifugiato chiede asilo, il rafforzamento di politiche del lavoro pensate per i rifugiati, la fornitura di sussidi ai datori di lavoro privati che assumo immigrati ed esenzioni temporanee sui salari minimi”. L’istituzione guidata da Christine Lagarde suggerisce anche di facilitare i modi per il riconoscimento delle competenze dei rifugiati e per la loro mobilità geografica. Di fatto l’Fmi consiglia di permettere ai rifugiati di spostarsi laddove hanno maggiori probabilità di trovare un’occupazione.

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