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Ferrovie: Frecce e Intercity verso l’Ipo, investimenti per 94 miliardi

La rete invece rimarrà pubblica – Il nuovo piano 2016-2026 del gruppo prevede anche ricavi in crescita da 9 a 17,6 miliardi e Ebitda in salita da 2,3 a 4,6 miliardi – Sul fronte del trasporto pubblico su gomma, Fs punta ad aumentare la propria quota di mercato dal 6% del 2015 fino al 25% nel 2026 – Prevista l’integrazione con Anas

Le Ferrovie dello Stato quoteranno in Borsa entro il 2017 la divisione Frecce e Intercity, mentre la rete resterà pubblica. Lo ha annunciato l’amministratore delegato del gruppo, Renato Mazzoncini, presentando mercoledì alla Stazione Tiburtina di Roma il nuovo piano industriale 2016-2026, che prevede investimenti per 94 miliardi di euro e il raddoppio dei ricavi, puntando a una crescita per il 70% fuori dell’attuale perimetro di business.

“L’ipotesi su cui stiamo ragionando è una quotazione non inferiore al 30%”, ha spiegato il manager, precisando che FS ha scelto di sbarcare a Piazza Affari con alta velocità e lunga percorrenza perché “il loro appeal è evidente”: la nuova divisione ha un fatturato da 2,4 miliardi, che tra 10 anni dovrebbe arrivare a quota 3 miliardi, un Ebitda di 700 milioni che a fine piano dovrebbe arrivare a un miliardo e un Ebitda margin del 33%.

La presidente del gruppo, Gioia Ghezzi, ha precisato quindi che i tempi per l’arrivo in Borsa “saranno quelli tecnici: un anno da oggi, entro il 2017 si arriverà alla quotazione”. L’obiettivo, ha aggiunto Mazzoncini, è aprire il capitale a investitori retail ed eventualmente a fondi, “ma non ad altri gruppi industriali”. Inoltre, secondo l’ad anche la divisione merci “potrebbe tranquillamente andare in quotazione qualora arrivasse a un livello di profittabilità all’altezza”, ma perché ciò accada serviranno almeno cinque anni.

Quanto ai numeri del piano, dei 94 miliardi di investimenti previsti, 73 saranno per le nuove infrastrutture, 14 per il materiale rotabile e 7 per lo sviluppo tecnologico. Più di metà delle risorse sono già disponibili: si tratta di 58 miliardi, di cui 23 in autofinanziamento e 35 già stanziati nei contratti di programma.

Il piano prevede poi che nel decennio i ricavi di FS crescano da 9 a 17,6 miliardi e l’Ebitda da 2,3 a 4,6 miliardi. Sul fronte occupazionale, invece, tra crescita, integrazioni e nuove acquisizioni, il gruppo stima che il numero di dipendenti di FS salirà dai 69mila attuali a circa 100mila.

Prevista anche un’integrazione con Anas, che in una prima fase dovrebbe produrre sinergie per circa 400 milioni di risparmi. Gli investimenti per Anas arriveranno a quota 15,5 miliardi.

Sul fronte del trasporto pubblico su gomma, Fs punta ad aumentare la propria quota di mercato dal 6% del 2015 fino al 25% nel 2026. In particolare, per Busitalia, l’azienda di trasporto su gomma del gruppo che sarà attiva anche sulla lunga distanza, si prevede l’arrivo di 3 mila nuovi bus.

Mazzoncini si è poi espresso in merito al ponte sullo stretto di Messina: “Dal punto di vista costruttivo è un’infrastruttura che costa 3,9 miliardi”, ha detto il manager, sottolineando che il ponte andrebbe visto come un “corridoio ferroviario”, mentre in passato è stato affrontato come progetto stradale in project financing, il che ha implicato una serie di problemi e un’impennata dei costi fino a 8 miliardi.

Il dibattito sul ponte di Messina era stato riaperto ieri dal premier Matteo Renzi, il quale oggi, intervenendo proprio alla presentazione del piano delle Ferrovie, ha annunciato che sabato 10 dicembre sarà inaugurata la nuova linea dei treni ad alta velocità sulla tratta Treviglio-Brescia.

“ll progetto decennale di Ferrovie – ha detto ancora Renzi – s’inserisce in un quadro in cui l’Italia cerca di dire all’Europa che bisogna puntare sulle infrastrutture e sugli investimenti. Il piano di Fs è un piano che sa rischiare, che sa guardare al futuro, che tiene insieme l’altissima eccellenza (l’alta velocità) e un’attenzione maggiore per i pendolari che hanno bisogno di nuovi treni e nuovi bus”.

Alla Stazione Tiburtina era presente anche il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, che si è detto “molto felice” nell’apprendere che la rete ferroviaria rimarrà pubblica.

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