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Ex Ilva, duro scontro legale sul recesso di ArcelorMittal

Ricorso d’urgenza dei commissari contro la decisione del gruppo franco-indiano di lasciare Taranto – La procura di Milano apre un’inchiesta – Altro ricorso a Taranto contro il “sabotaggio dell’economia nazionale” – Conte: “No alla chiusura, Arcelor pagherà i dannI”

Ex Ilva, duro scontro legale sul recesso di ArcelorMittal

Scontro aperto tra il Governo e ArcelorMittal sull’ex Ilva di Taranto. Dopo i tentativi di calmare gli animi di azienda e sindacati si passa alle vie legali. I commissari straordinari dell’ex Ilva hanno depositato presso il tribunale di Milano un ricorso d’urgenza in cui si chiede all’azienda franco-indiana di rispettare gli accordi contratti nel settembre del 2018, dato che, secondo loro, non sussisterebbero le condizioni per chiedere il recesso dal contratto d’affitto. E un altro ricorso è stato presentato alla Procura di Taranto contro ArcelorMittal, accusata di “sabotaggio dell’economia nazionale”.

Sulla questione interviene anche la procura di Milano che ha aperto un’inchiesta per verificare l’eventuale sussistenza di ipotesi di reato” sul caso ArcelorMittal-ex Ilva dato “il preminente interesse pubblico in campo”. A livello tecnico, informa il procuratore Francesco Greco, si tratta di un fascicolo a modello 45, senza indagati né ipotesi di reato.

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Nel pomeriggio è arrivato il commento, tramite Facebook, del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Arcelor Mittal – ha affermato il premier – si sta assumendo una grandissima responsabilità”, in quanto la decisione di chiudere “prefigura una chiara violazione degli impegni contrattuali e un grave danno all’economia nazionale. Di questo ne risponderà in sede giudiziaria sia per ciò che riguarda il risarcimento danni, sia per ciò che riguarda il procedimento d’urgenza”. Ma il tempo stringe e ArcelorMittal annuncia di voler spegnere gli altoforni in tempi brevi.

https://www.facebook.com/GiuseppeConte64/posts/763444250804209

La pensa diversamente ArcerlorMittal che il 4 novembre ha fatto sapere di voler rescindere il contratto proprio a causa del dietrofront del Governo sullo scudo penale. Decisione ribadita oggi dall’Ad Lucia Morselli nell’incontro con i sindacati e il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli: “Noi riteniamo che ci siano le condizioni legali per il recesso. Secondo noi il contratto legalmente può essere sciolto e stiamo agendo in coerenza con questa condizione”. “Con il venir meno dello scudo penale – ha continuato la manager – “è  stato rotto il concetto base del piano risanamento dell’ex Ilva”.

Non riconosco il diritto di recesso dell’azienda”, ha invece affermato Patuanelli aprendo l’incontro al Ministero. “Oggi l’azienda ha vietato le ispezioni ai commissari – aveva detto in precedenza – Credo sia un fatto gravissimo, che dovrà avere una risposta adeguata”.

Nel frattempo sono arrivate anche novità sulle intenzioni di ArcelorMittal. Ieri, 14 novembre, l’azienda aveva tracciato la rotta che porterà alla chiusura definitiva il prossimo 15 gennaio attraverso  le fermate degli altoforni: l’altoforno 2 si fermerà il 12 dicembre, il 4 il 30 dicembre. Stop il 15 gennaio per l’altoforno 1 mentre il treno nastri 2 sarà chiuso per mancanza di ordini già questo mese, tra il 26 e il 28 novembre. 

In una lettera resa nota oggi però l’azienda sembra intenzionata ad accelerare, informando che la retrocessione dei rami d’azienda sarà completata addirittura entro il 4 dicembre. “Saranno avviate le attività finalizzate all’ordinate e graduale sospensione dell’esercizio dello stabilimento siderurgico di Taranto operate con modalità atte a preservare la integrità degli impianti in pendenza della retrocessione dei rami d’azienda”, si legge nella lettera.

“L’ultima comunicazione di oggi di ArcelorMittal conferma quanto il sindacato aveva denunciato in tutte queste settimane. Il programma di spegnimento degli Altoforni e del treno nastri2 è complessivo ma l’azienda conferma che esaurito il percorso previsto dall’art.47 il 3 dicembre, dal giorno successivo, non sarà lei a proseguire il piano di spegnimento e spetterà all’amministrazione straordinaria”, spiega il segretario della Fim-Cisl, Marco Bentivogli. 

“È chiaro – continua il sindacalista – che se per il 4 dicembre l’Ilva in amministrazione straordinaria non riassumerà celermente tutto il personale, la situazione diventerà ancora più drammatica. L’azienda ha interrotto lo sbarco delle materie prime, sta portando le bramme prodotte in stabilimento, gli ordini sono dirottati su altri siti. Nel mentre l’unica operazione che il Governo poteva fare celermente, ovvero l’introduzione dello scudo penale con portata generale non solo non viene realizzata ma sparisce dall’ordine del giorno.”

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