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Ilva, Arcelor se ne va dopo il No allo scudo: “Rescindiamo il contratto”

I franco-indiani vogliono restituire l’ex Ilva allo Stato. Alla base della decisione ci sarebbe in primis il dietrofront del governo sullo scudo penale, stralciato in extremis dal decreto Salva Imprese

Ilva, Arcelor se ne va dopo il No allo scudo: “Rescindiamo il contratto”

Non c’è pace per l’ex Ilva di Taranto. ArcelorMittal ha deciso di tirarsi indietro e restituire l’azienda allo Stato. A poco più di un anno dal suo arrivo a Taranto, Am InvestCo Italy, la holding italiana del gruppo francese, ha notificato ai commissari straordinari dell’azienda la volontà di rescindere l’accordo per l’affitto con acquisizione della attività Ilva Spa e di alcune controllate acquisite con l’accordo chiuso il 31 ottobre.

Ad annunciare la novità è la stessa ArcelorMittal che attraverso una nota fa sapere che, “secondo i contenuti dell’accordo” la società “ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle attività di Ilva e dei dipendenti entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione”.

Una scelta durissima che mette al rischio il futuro di 10.700 lavoratori, di cui 8.200 solo a Taranto.

Ad oggi ArcelorMittal ha un contratto d’affitto dell’ex Ilva. La trasformazione in acquisizione vera e propria è prevista solo nel 2020, momento in cui anche il contratto dei dipendenti, attualmente a tempo determinato, sarebbe diventato a tempo determinato.

Alla base della decisione, ci sarebbe il dietrofront del Governo sull’immunità penale. Lo scudo per i gestori dell’ex Ilva di Taranto è scomparso dal decreto Salva imprese, approvato in via definitiva il 3 novembre. La norma, già decurtata in precedenza anche dal Decreto Crescita, è stata infatti oggetto di un lungo scontro interno al Movimento 5 Stelle che ha spinto il Governo a “metterla da parte”, in attesa di un nuovo provvedimento che riuscisse a placare gli animi dei pentastellati più integerrimi.

Nella lettera inviata a commissari e sindacati, ArcelorMittal sottolinea come come il contratto preveda che “nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso contratto“.

Con effetto dal 3 novembre 2019 – aggiunge Arcelor – “il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso”. 

L’eliminazione della “protezione legale necessaria alla società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale”, spiega ancora la società, legittima la sua decisione “giustificando la comunicazione di recesso”.

“Tra le motivazioni principali di ArcelorMIttal, il pasticcio sullo scudo penale. Un capolavoro di incompetenza e pavidità politica: non disinnescare bomba ambientale e unire bomba sociale”. Questo il commento del segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli.

Alla base della scelta di rescindere il contratto ci sarebbero anche altri motivi, tra cui i conti: ArcelorMittal a Taranto ha prodotto solo 4,5 milioni di tonnellate d’acciao. Dovrebbe produrne 6. Il che significa che l’azienda ha perso 2 milioni di euro al giorno.

“In aggiunta, i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 – termine che gli stessi Commissari hanno ritenuto impossibile da rispettare – pena lo spegnimento dell’altoforno numero 2. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto. Lo spegnimento renderebbe impossibile per la Societa’ attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il Contratto”, precisano ancora.

“Altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà della Società – afferma ArcelorMittal – hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto. Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano. In conformità con il contenuto del Contratto, la Società – scrive ArceloMittal – ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione della predetta comunicazione di recesso o risoluzione”. 

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