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Evasione: dal Fisco una pioggia di “avvertimenti preventivi”

Dal primo marzo, l’Agenzia delle Entrate invierà 1,78 milioni di lettere per segnalare discrepanze sospette fra le dichiarazioni dei redditi e quanto risulta dalle banche dati, invitando i contribuenti a mettersi in regola con il ravvedimento operoso

Evasione: dal Fisco una pioggia di “avvertimenti preventivi”

Il Fisco tende una mano ai presunti evasori. Dal primo marzo l’Agenzia delle Entrate invierà 1,78 milioni di lettere per la cosiddetta compliance. In sostanza, si tratta di comunicazioni che segnalano discrepanze sospette fra le dichiarazioni dei redditi e quanto risulta dalle banche dati. I contribuenti che riceveranno queste lettere – che si tratti di famiglie, professionisti o imprese – sono perciò invitati a mettersi in regola utilizzando lo strumento del ravvedimento operoso, che garantisce uno sconto molto significativo sulle sanzioni.

Nel dettaglio, il ravvedimento operoso è una dichiarazione integrativa con cui i contribuenti possono far emergere autonomamente i redditi non dichiarati in annualità che possono ancora essere oggetto di accertamenti da parte del Fisco (2013-2017).

Le lettere di compliance sono schizzate dalle 395mila del 2015 fino a quota 1,89 milioni, record registrato l’anno scorso secondo il dato del preconsuntivo.

Nel piano delle performance 2019-2021, l’Agenzia delle Entrate stima di recuperare in tutto 1,5 miliardi di euro di gettito grazie a questa attività di comunicazione, bandiera della campagna per il “fisco amico” lanciata quattro anni fa dal governo Renzi.

In base all’esperienza degli ultimi anni, la maggior parte delle lettere per la compliance riguarda l’Iva. Nel 2017, ad esempio, le segnalazioni relative all’imposta sul valore aggiunto hanno superato la metà del totale.

Le lettere non sono impugnabili da parte dei contribuenti perché non sono atti impositivi e dunque non hanno nemmeno nulla a che vedere con la pace fiscale. Sul suo sito, l’Agenzia delle Entrate spiega che chi ne riceve una “infondata” deve inviare al Fisco “eventuali elementi e documenti di cui l’Agenzia non era a conoscenza”.

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