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Enel incorpora Enel Gp e accelera sulla banda larga

Il piano industriale 2016-19 presentato a Londra prevede maggiori investimenti per 2,7 miliardi e taglio dei costi di 1,8 miliardi – Crescita annua Ebitda +4% ma 2016 in calo – Il Tesoro scenderà del 2% nel controllo di Enel – Starace: “Un piano forte e sostenibile” – Piano fibra fra tre mesi aperto a tutti – “Avanti anche senza Telecom”. Borsa, titoli giù.

Enel incorpora Enel Gp e accelera sulla banda larga

Enel incorpora Enel Green Power, spinge sul nuovo business della banda ultralarga e guarda ai prossimi quattro anni “accelerando sull’efficienza e sulla crescita”. Francesco Starace, amministratore delegato del gruppo Enel, ha sintetizzato così, mercoledì mattina, la lunga presentazione del nuovo piano industriale 2016-2019 “robusto e sostenibile” alla comunità finanziaria qui a Londra. Ad affiancare Starace sono schierati nella City il Cfo Alberto De Paoli e i capi divisione (Gallo, Viale, Marchetti e l’Ad di Egp Francesco Venturini). Una presentazione a tutto tondo che non ha però del tutto convinto il mercato: le azioni Enel sono in calo del 2,5% a 4,1 euro e Egp sta progressivamente scendendo sui valori del prezzo di riscatto offerto agli azionisti di minoranza a quota 1,95 euro (-2,7%) quanto il FtseMib perde lo 0,77% alle 14,50.

IL PIANO

L’evoluzione dell’Ebitda cumultativo conferma l’obiettivo di 64 miliardi a fine periodo con un crescita annua del 4% e un dato 2015 assestato a 15 miliardi. La cifra include 1,6 miliardi di cessioni esclusa però Slovenske Elekrarne, spostata al primo trimestre 2016, L’Ebitda 2016 scenderà a 14,7 miliardi (anche per effetto dell’acquisto di partecipazioni di minoranza) per poi risalire a 15,5 miliardi nel 2017. L’utile netto ordinario viene fissato a 3 miliardi quest’anno, 3,1 miliardi nel 2016 e 3,4 miliardi l’anno successivo (+10% annuo nel periodo). Confermata la politica di dividendi a 16 centesimi nel 2015 e 18 nel 2016 con un pay out in crescita al 60% nel 2017.

Per centrare gli obiettivi il gruppo investirà 2,7 miliardi in più sulla crescita (17 miliardi al 2019). La metà andrà alle rinnovabili (53% contro il precedente 49%), il 34% alle reti (con 28 milioni di contatori digitali, di cui 21 milioni di seconda generazione in Italia). Geograficamente viene ribilanciata la distribuzione tra i Paesi: 41% Latam, 21% Italia, 25% nel resto del mondo inclusa la Germania dove si punta sulla geotermia. La gestione attiva del portafoglio sale da 5 a 6 miliardi (oltre 2 miliardi di acquisizioni fino a 2 miliardi di minorities buy outs).

L’altro pilastro è il taglio dei costi di 1,8 miliardi nel quadriennio. In particolare, il miglioramento dell’efficienza si giocherà su due fronti: taglio di 1 miliardo sui costi operativi (un miglioramento del 18% è atteso nelle rinnovabili) e di 800 milioni sulla manutenzione. Enel conta inoltre di ridurre del 14% a fine periodo la sua forza lavoro in tutto il mondo, con 9.200 prepensionamenti nell’arco di piano, dei quali 6.000 saranno in Italia A fronte di questi “tagli” sono però previste successive 4.500 assunzioni in tutto il mondo di cui 2.000 in Italia. 

SEMPLIFICAZIONE E FUSIONE EGP

L’altro fronte strategico su cui si muove il management è la semplificazione organizzativa. Enel gioca le sue carte sulla riorganizzazione già avviata e in corso di realizzazione in America Latina e sull’incorporazione di Enel Green Power varata dai consigli d’amministrazione delle due società ieri qui a Londra e annunciata questa mattina. Il rapporto di cambio è stato fissato a 0,486 azioni Enel per ciascuna azione Egp e comporterà una diluizione delle partecipazioni tale per cui il ministero del Tesoro scenderà in Enel dall’attuale 25,54% al 23,569%, in calo del 2 per cento rispetto ad oggi. 

L’operazione Egp in Enel è sottoposta al vaglio delle rispettive assemblee l’11 gennaio 2016 ma soprattutto è condizionata al fatto che gli azionisti di minoranza che optino per il diritto di recesso (a 1,780 euro per ciascuna azione Egp) non portino ad un costo per Enel superiore ai 300 milioni. In pratica il Tesoro potrebbe scendere anche meno del 2% qualora venisse esercitato il recesso. Se tutto andrà come previsto dal management l’operazione sarà conclusa entro fine 2016.

BANDA ULTRALARGA

E’ un punto chiave del nuovo piano. “Possiamo cablare il Paese con la fibra ottica entrando direttamente nel 40% delle abitazioni, cioè quelle in cui si trovano oggi i contatori” ha sottolineato Francesco Starace “con un vantaggio di costi del 30-50% rispetto agli operatori telefonici. Per il restante 60% ci si fermerebbe invece all’area condominiale in cui i contatori sono installati. Il vantaggio, ha proseguito l’Ad “è che la rete elettrica è da 4 a 5 volte più ramificata di quella telefonica. L’operazione sarà ampia e su scala nazionale. Vogliamo poi replicare nel mondo questo business”.

Enel non ha svelato elementi del business plan sulla fibra ma solo alcuni dettagli. “La società sarà proprietaria dell’infrastruttura e venderà la connessione a chi ne farà richiesta ma non saremo un operatore telefonico”, ha insistito Starace. Troppo presto invece per dire se la nuova società sarà sottoposta dall’Agcom a regolamentazione (modello Terna o Snam, per esempio) o se opererà sul mercato libero: “Lo deciderà l’Authority”, ha precisato. E ancora: “Abbiamo un business plan ma vogliamo condividerlo con le altre parti interessati e finché non creiamo una società ad hoc non possiamo discuterlo. In tre mesi lo avremo probabilmente. Non credo avrà un impatto sui risultati 2016. Per ora è solo una start up”.  Da qui la cautela nel diffondere maggiori dettagli.

“Sono certo – ha commentato dall’Italia il sottosegretario allo Sviluppo Antonello Giacomelli – che il ruolo di Enel contribuirà ad alzare gli obiettivi ambiziosi del piano di Governo sulla banda ultra larga e abbatterà i costi”.

Dopo la decisione del Cda di Enel di costituire la Newco, Vodafone Italia e Wind hanno subito annunciato l’intenzione di partecipare mentre Metroweb starebbe valutando il suo possibile ingresso. Telecom Italia finora si è chiamata fuori ma “siamo aperti alla discussione con tutti – ha sottolineato Starace – e la costituzione della Newco serve proprio a confermare il nostro interesse a procedere. Se Telecom entrerà sarà molto positivo”. Altrimenti? “Possiamo sopravvivere senza – è la risposta – ma credo sia un tema di business molto forte per Telecom: sarebbe difficile credo, rifiutare di cablare a costi ridotti e sostenere la necessità di farlo a prezzi maggiori”. A capo della Newco arriva Tommaso Pompei che a suo tempo è stato protagonista del lancio di Wind.

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