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Elezioni municipali: in Francia exploit del centro-destra, Erdogan trionfa in Turchia

Dopo il secondo turno delle municipali, “il primo partito in Francia è l’Ump”, ha esultato il leader conservatore, Jean-Francois Copè, forte del suo 45,91% a livello nazionale, contro il 40,57% dei socialisti e il 6,84% del Front National – Quanto alla Turchia, Erdogan proclama vittoria e minaccia i suoi avversari: “I traditori pagheranno il prezzo”.

Elezioni municipali: in Francia exploit del centro-destra, Erdogan trionfa in Turchia

Quello che si è appena chiuso è stato un weekend elettorale dai risultati schiaccianti. In Francia vince il centrodestra, mentre l’estrema destra di Marine Le Pen ripete l’exploit della settimana scorsa e i socialisti crollano, riuscendo a conservare solo la roccaforte di Parigi, dove la socialista Anne Hidalgo diventa la prima donna sindaco. In Turchia, invece, le forze laiche falliscono le manovre di avvicinamento: Erdogan trionfa ancora una volta. 

Dopo il secondo turno delle municipali, “il primo partito in Francia è l’Ump”, ha esultato il leader conservatore, Jean-Francois Copè, forte del suo 45,91% a livello nazionale, contro il 40,57% dei socialisti e il 6,84% del Front National. Secondo le cifre fornite dal ministro dell’Interno, Manuel Valls, dopo aver strappato alla destra 90 municipi nel 2008, la sinistra ne perde ora 155 tra i più grandi (oltre 9.000 abitanti). “Dieci città di oltre 100.000 abitanti passano da sinistra a destra – ha precisato Valls – così come 40 comuni fra i 30.000 e i 100.000 abitanti” e 105 “fra i 9.000 e i 30.000 abitanti”.

Clamoroso il caso di Limoges, dal 1912 governata dalla sinistra, e passata al centro-destra. I socialisti hanno perso anche Saint-Etienne, Reims, Quimper, Nevers, Dunkerque, Angers, Tours e Amiens. Conservano invece Metz, Rennes, Brest, Lens, Strasburgo e conquistano Avignone. Il movimento di estrema destra di Marine Le Pen – che ha presentato candidati solo in 600 Comuni su oltre 36.000 – ha conquistato 13 città, tra cui due grandi centri, Frejus e Beziers. A questo punto, il governo di François Hollande va verso il rimpasto. 

Quanto alla Turchia, Recep Tayyip Erdogan proclama vittoria e minaccia i suoi avversari: “Pagheranno il prezzo” di mesi di tensioni e sfide, che hanno trasformato le amministrative di ieri in una sorta di referendum sullo stesso premier turco. Le urne hanno confortato il capo dell’Esecutivo: a spoglio delle schede praticamente completato, i candidati del suo Partito della giustizia e lo sviluppo (Akp) hanno avuto la conferma di una netta vittoria. Circa il 45% delle preferenze, ampiamente davanti al principale concorrente, il Partito repubblicano del Popolo (Chp, centro-sinistra), che si è fermato al 28,5%. 

Erdogan ha rilanciato quindi contro l’opposizione e, soprattutto, contro “i traditori” della confraternita dell’imam Fethullah Gulen, che lui accusa di complottare per far cadere il suo governo. “Il popolo della Turchia oggi ha smontato tutti i piani e le trappole amorali, quelli che hanno attaccato la Turchia sono stati smentiti – ha affermato il Premier davanti a migliaia di suoi partigiani riuniti davanti al quartiere generale di dell’Akp ad Ankara -. Non ci sarà uno stato nello stato, è giunta l’ora di eliminarli”.

L’Akp ha mantenuto il controllo della più grande città del Paese, Istanbul, mentre ad Ankara nella notte si contavano le schede con uno strettissimo distacco sul Chp, poche migliaia di voti, e il risultato definitivo potrebbe arrivare dopo un parziale ricomputo. Smirne, la roccaforte dei laici, sembra confermata al Chp. A margine della grande elettorale a livello nazionale, ma a conferma di un diffuso clima teso e di rivalità che spesso sfociano nel sangue, la giornata elettorale in Turchia ha registrato 9 morti.

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