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Egitto in stallo dopo la Primavera Araba. Morsi nuovo presidente

Il candidato dei fratelli musulmani vince le elezioni presidenziali, ma sarà solo un presidente transitorio – Piazza Tahrir esplode di gioia – Il FOCUS del Centro Studi SACE: a causa dello stallo istituzionale e delle recenti sentenze della Corte Costituzionale le prospettive generate dagli avvenimenti della Primavera Araba rischiano di essere vane.

Egitto in stallo dopo la Primavera Araba. Morsi nuovo presidente

Dopo l’11 Febbraio del 2011, con le dimissioni di Mubarak, l’Egitto sembrava destinato ad un rapido processo di transizione verso la democrazia. Tuttavia, oggi, a più di un anno di distanza dalla caduta del regime la transizione sembra essersi bruscamente fermata in seguito ai pronunciamenti della Corte Costituzionale egiziana.

La Corte, infatti, ha vanificato i provvedimenti legislativi volti ad impedire che figure legate al precedente regime potessero continuare ad avere un ruolo attivo nel nuovo Egitto. Dichiarando incostituzionale la legge che prevedeva l’interdizione dai pubblici uffici per gli esponenti del precedente regime, ha confermato la legittimità della candidatura dell’ex primo ministro di Mubaraq, Ahmed Shafiq, sostenuto apertamente dal Consiglio Superiore delle Forze Armate (SCAF) che in questo momento detiene i poteri.

Altri pronunciamenti della Corte, relativi alla legge elettorale, hanno portato all’annullamento delle elezioni ed al conseguente scioglimento del neoeletto Parlamento egiziano. Tali azioni della Corte uniti all’attesa per l’annuncio del risultato delle presidenziali hanno innescato nuove tensioni nel paese poiché secondo alcuni è evidente il tentativo da parte delle Forze Armate di bloccare il processo di transizione mantenendo il proprio controllo sul Paese.

Queste preoccupazioni sono più che fondate, infatti lo SCAF dopo aver sciolto l’Assemblea Costituente, ha introdotto modifiche alla Carta prevedendo la concentrazione del potere esecutivo e legislativo nelle mani dei militari fino all’elezione del nuovo Parlamento che non avrà più alcuna influenza sulla stesura della Costituzione in quanto la nuova Assemblea Costituente sarà nominata dal Consiglio Superiore delle Forze Armate.

Il candidato dei Fratelli Musulmani, Mohammed Morsi, ha vinto le elezioni presidenziali. Sfidava l’ex premier di Hosni Mubarak, Ahmed Shafiq. Ad ogni modo Morsi sarà, per decisione delle Forze Armate, un presidente transitorio poiché governerà in assenza di un parlamento e di un testo costituzionale. E l’elezione del nuovo Parlamento non ha una tempistica chiara essendo subordinata all’adozione del nuovo testo costituzionale.

Lo stallo istituzionale non può che riflettersi in un aumento dell’incertezza riguardo alle prospettive economiche. I CDS a 5 anni sull’Egitto hanno raggiunto i livelli più alti dal 2009 attestandosi a 650 punti base. Inoltre le riserve internazionali continuano ad essere sotto pressione anche se l’afflusso di 3 miliardi di dollari per l’acquisto di Mobinil da parte di France Telecom ed il supporto finanziario dei paesi donors (1 miliardo di dollari da parte dell’Arabia Saudita), ha permesso di invertire il trend negativo e di consentire la stabilizzazione delle riserve a tre mesi di importazioni.

La stabilità finanziaria del Paese è sempre dipendente dagli aiuti internazionali sia da parte del Fmi sia da parte dei Paesi del Golfo. Tuttavia, per motivi differenti, questi aiuti  potrebbero essere ridiscussi; per quanto riguarda la tranche del Fmi in caso di mancata condivisione delle forze politiche egiziane del programma preparato dal Fondo, mentre per quanto riguarda gli aiuti proposti dai Paesi del Golfo in caso di permanenza al potere delle Forze Armate.

La debolezza finanziaria si riflette sull’incapacità da parte della Banca Centrale di sostenere la valuta nel medio lungo periodo, infatti la Lira Egiziana ha visto negli ultimi mesi una svalutazione del 3% nei confronti dell’Euro ed ha raggiunto il minimo da 7 anni nei confronti del dollaro


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