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Dietro il tonfo in Borsa delle banche italiane non ci sono solo i rumors su un possibile downgrade

Lo scivolone dei titoli bancari è stato innescato dalle voci provenienti da Londra. Ma a renderle così credibili e dannose sono i tanti fattori d’incertezza che gravano sul nostro sistema creditizio: dai titoli greci agli aumenti di capitale, passando per gli stress test. Senza contare l’impatto dello spread sempre più ampio tra Btp e Bund tedeschi

Il panic selling sulle banche non è un capriccio su qualche rumor. Downgrade o meno di S&P, il mercato ha troppe incertezze da scontare. E i vuoti d’aria sono dietro l’angolo. “Il mercato non sa dove andare – dice Alessandro Ceccaroni, presidente di Agora Investments – ha incorporato molto rischio ed è sceso ma rimbalza anche violentemente. Il rischio però non è stato ancora eliminato: sulla Grecia (i cui titoli di Stato riempiono i bilanci di molte banche europee) la situazione è ancora in mano alla politica e c’è ancora la possibilità che si verifichino incidenti. Sicuramente quello che vediamo sulle Borse non è un livello di equilibrio: da qui o salgono o scendono parecchio”. Non è un caso che si ripeta lo stesso copione di un anno fa con il Dax che va bene e tutte le altre Borse che vanno male. “C’è una sorta di fly to quality anche sull’azionario, come se fossero bond e non società, è un segno di stress del mercato”, dice Ceccaroni. L’avversione all’Italia è così forte: lo spread dei Btp sui bund decennali è schizzato ai massimi da quando c’è la zona euro, eccetto per un breve picco nel dicembre del 2010. “L’associazione tra causa-effetto non è così chiara – dice Andrea Delitala di Pictect – l’unica cosa sicura è che si è visto un vuoto d’aria clamoroso ed è partito certamente dalle banche italiane”. Ma se S&P non c’entra, o non è l’unica spiegazione, cosa è successo questa mattina di tanto diverso da quello che già si sapeva da tempo? Nulla di nuovo: solo, per così dire, una lunga lista di zavorre sulle banche che si vanno ad aggiungere alla questione Grecia e che creano la tempesta perfetta. C’è la spada di Damocle degli aumenti di capitale: Ubi, il cui aumento chiude oggi, tratta per esempio sotto il prezzo dell’aumento e Bpm ha ormai una capitalizzazione che è la metà del miliardo e mezzo richiesto al mercato (come si fa a trovare un consorzio che garantisca più del 50%?). In più sono in arrivo gli stress test le cui regole sono state aggiornate per recepire il rischio Grecia e che verranno diffusi attorno al 13 luglio. Non solo. “Qualcuno – dice Carlo Gentili di Nextam Partners – si è messo a fare due conti sulle banche la cui profitabilità con l’aumento degli spread dei Btp sul bund è destinata a calare”.

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