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Crescere scommettendo sulle Pmi, il caso Methorios: “Assumiamo il rischio insieme alle aziende”

La romana Methorios Capital è appena sbarcata all’Alternext di Parigi ed è cresciuta investendo nelle piccole e medie imprese – Il presidente Palumbo: “Abbiamo il coraggio di prendere posizione dove nessuno vuole stare” – Ma ora sbarca anche nell’asset management

Crescere scommettendo sulle Pmi, il caso Methorios: “Assumiamo il rischio insieme alle aziende”

Piccole Goldman Sachs crescono. Grazie al vuoto attorno alle piccole e medie imprese italiane,  la romana Methorios Capital ha conquistato la leadership dei collocamenti sull’Aim Italia (dove ha quotato 14 aziende) e ora punta alla leadership europea delle quotazioni di mid-cap sui sistemi multilaterali di negoziazione. Per farlo è appena sbarcata anche oltreconfine, all’Alternext di Parigi, la piattaforma di negoziazione multilaterale gestita da Euronext Paris (le negoziazioni sono partite il 17 dicembre). Fondata nel dicembre 2004 e quotata dal 2010 sull’Aim Italia, Methorios è una società di consulenza indipendente cresciuta scommettendo sulle Pmi, assistendole nell’ingegneria finanziaria e investendo direttamente nel loro capitale. Oltre all’advisory e al merchant banking, è però entrata anche nel brokeraggio assicurativo e nell’asset management. Ma al cofondatore Fabio Palumbo il termine banchiere va decisamente stretto. E non solo perché, dice in un’intervista a FIRSTonline, Methorios non è tecnicamente una banca, né ha intenzione di diventarlo. Ma anche perché, sottolinea, ”Non facciamo i banchieri, facciamo gli imprenditori”.

Quali le opportunità che avete colto?

Abbiamo avuto il coraggio di prendere posizione su un mercato dove nessuno vuole stare valutando bene il rischio e cercando di crescere. Non siamo dei meri burocratri bancari con rispetto parlando. Assumiamo un piccolo rischio o investendo nella società o facendoci pagare spesso le consulenze in azioni della società stessa. Abbiamo la capacità di metterci dal lato dell’imprenditore. I nostri competitor non ci sono più in Italia, non operano più su questo segmento che è rimasto scoperto.

La gestione e l’assunzione del rischio, soprattutto quello imprenditoriale, negli ultimi tempi non è andata molto di moda.

Abbiamo fatto un grosso sforzo per cercare di dare supporto alle aziende meritevoli di crescita. Crediamo nel sistema Italia, cosa che ora non fa nessuno. Il capitale che investiamo è il nostro, abbiamo fatto diversi aumenti di capitale dalla quotazione, per complessivi 80 milioni di euro. Rimaniamo però sempre in minoranza, non entriamo nella governance aziendale e portiamo avanti una crescita congiunta. Il tasso di rotazione del portafoglio è superiore ai 18 mesi. Oppure facciamo da advisory in operazioni che poi permettono di far entrare altri imprenditori.

Il sistema Italia vi ha ripagato della fiducia?

Il Roe degli ultimi quattro anni è stato del 13% annuo e se prendiamo gli ultimi due anni è del 33% annuo.  Anche le previsioni per fine anno sono positive. Il tessuto imprenditoriale italiano è ottimo, si tratta di persone che hanno una riconoscibilità internazionale. Il problema è il livello esasperato della tassazione che non è congruo con la crescita del Paese.

Oltre all’advisory e agli investimenti, state espandendo ancora le vostre attività.

L’obiettivo è avere ricavi ricorrenti su periodi lunghi. Fino a oggi siamo andati bene con la finanza straordinaria ma non pensiamo possa essere sempre così. Abbiamo investito nel brokeraggio assicurativo e nell’asset management, dove pensiamo di lanciare i primi fondi nel 2015.

E anche nei mini-bond, dove avete siglato una partnership con la Popolare di Vicenza. Il settore riuscirà a decollare?

Non è facile certo, le aziende devono essere strutturate e certificate, ora non è ancora a regime ma davanti a noi c’è un’autostrada, siamo in fase di avviamento, noi ne abbiamo in pipeline diversi.

Ora siete sbarcati anche oltreconfine. Come mai proprio Parigi?

Abbiamo scelto Parigi perché stiamo quotando molte aziende sull’Euronext, così come siamo sbarcati sull’Aim Italia pur avendo tutte le caratteristiche per andare sul segmento principale ma abbiamo voluto dare il buon esempio. In Francia il segmento è più liquido e ci sono più investitori. Inoltre stiamo preparando alla quotazione quattro nuove aziende, due nel settore del mining e due nelle infrastrutture provenienti dall’Africa subsahariana e dall’Italia. Ci stiamo spostando sull’estero per bilanciare il rischio Italia, che è il Paese dove abbiamo investito maggiormente anche se abbiamo investito pure negli Stati Uniti, in Africa, negli Emirati Arabi e in generale in Europa. Ora puntiamo a diventare i leader per il segmento delle mid-cap a livello europeo.

La crescita potrebbe passare dall’M&A?

Siamo una piattaforma aperta disponibile alle aggregazioni, non escludiamo l’M&A, anzi ci pensiamo quotidianamente. Siamo sollecitati da altri soggetti da quando siamo nati, infatti diversi soggetti più grandi di noi sono entrati nel capitale.

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