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Costi della politica: ecco i tagli del Governo per stipendi, vitalizi, partiti nelle Regioni

Un decreto per “arginare lo sperpero di denaro pubblico”: così Monti ha presentato l’ultimo provvedimento varato ieri sera dal Consiglio dei ministri – Tagliati gli stipendi nelle Regioni, ridotti i finanziamenti ai gruppi, aboliti i vitalizi – Cala il numero di consiglieri e assessori – Nuovi obblighi di trasparenza, più potere alla Corte dei Conti.

Costi della politica: ecco i tagli del Governo per stipendi, vitalizi, partiti nelle Regioni

Il decreto sui tagli ai costi della politica negli enti locali è la “strada maestra per migliorare il rapporto eletti-elettori e arginare la crescente e preoccupante disaffezione verso la politica”, ponendo un argine “allo sperpero di denaro pubblico, che invece di essere utilizzato per migliorare la res publica viene utilizzato troppo spesso come res privata”. Con queste parole il premier Mario Monti ha presentato ieri sera in conferenza stampa l’ultimo provvedimento adottato dal Consiglio dei ministri. Un pacchetto di misure che divenuto urgente dopo il clamoroso caso Laziogate e l’apertura di inchieste analoghe sullo spreco di fondi pubblici anche in altre regioni, come Emilia Romagna e Piemonte.

Vediamo quali sono le principali misure introdotte dal decreto.

TAGLI A STIPENDI, VITALIZI E FINANZIAMENTI

I compensi dei consiglieri e degli assessori vengono regolati in modo che non eccedano complessivamente il livello di retribuzione riconosciuto dalla Regione più virtuosa (individuata dalla Conferenza Stato-Regioni entro il termine perentorio del 30 ottobre 2012). È vietato il cumulo di indennità o emolumenti, comprese le indennità di funzione o di presidenza, in commissioni o organi collegiali derivanti dalle cariche di presidente della Regione, presidente del consiglio regionale, di assessore o di consigliere regionale.

La partecipazione alle commissioni permanenti è invece resa a titolo gratuito. Per gli altri organi collegiali il gettone di presenza non potrà essere superiore ai 30 euro.

Confermata l’eliminazione dei vitalizi e l’obbligatoria applicazione del metodo contributivo per il calcolo della pensione. Nelle more, non potranno essere corrisposti trattamenti pensionistici o vitalizi in favore di coloro che abbiano ricoperto la carica di presidente della Regione, di consigliere regionale o di assessore regionale solo se i beneficiari abbiano compiuto 66 anni d’età e ricoperto la carica, anche se non continuativamente, per almeno 10 anni.

I finanziamenti e le agevolazioni in favore dei gruppi consiliari, dei partiti e dei movimenti politici vengono decurtati del 50% e adeguati al livello della Regione più virtuosa (identificata dalla Conferenza Stato-Regioni entro il 30 ottobre 2012). I finanziamenti per i gruppi composti da un solo consigliere sono invece aboliti.

RIDUZIONE CONSIGLIERI E ASSESSORI

Il decreto interviene anche sulla riduzione dell’apparato politico applicando il decreto “anti-crisi” 138 del 2011. Il “taglio” del numero di consiglieri e assessori regionali dovrà essere realizzato entro 6 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento, ad esclusione delle Regioni in cui è prevista una tornata elettorale (per le quali il limite verrà applicato dopo le elezioni). Il decreto obbliga anche le Regioni ad attenersi alle regole statali in materia di riduzione di consulenze e convegni, auto blu, sponsorizzazioni, compensi degli amministratori delle società partecipate.

OBBLIGHI DI TRASPARENZA

Per quanto riguarda gli obblighi di trasparenza il provvedimento obbliga i gruppi consiliari a rendicontare e pubblicare tutti i dati relativi alle agevolazioni e ai contributi ricevuti. Gli amministratori pubblici (Presidenti delle Regioni, presidenti del consiglio regionale, assessori e consiglieri regionali) dovranno adeguarsi al rispetto degli stessi standard di trasparenza introdotti dal Governo per i propri membri: pubblicare sul sito internet dell’amministrazione di appartenenza i redditi e il patrimonio.

PIU’ POTERI ALLA CORTE DEI CONTI

Rafforzata l’azione di controllo della Corte dei Conti, che avrà poteri di controllo e sanzionatori più ampi rispetto al passato. In particolare, la Corte eserciterà un controllo di legittimità preventivo sugli atti delle Regioni che incidono sulla finanza pubblica, compresi gli atti amministrativi generali e quelli che adempiono agli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea. Potrà inoltre valutare, con controlli mirati sulle gestioni e, nel momento finale, della parifica sul rendiconto consuntivo delle regioni la legittimità e la regolarità amministrativo-contabile delle gestioni stesse.

La Corte potrà avvalersi dei Servizi ispettivi di Finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato e della Guardia di Finanza. Alla Corte spetterà anche il potere di controllo sui rendiconti dei gruppi consiliari e, ogni sei mesi, l’elaborazione di linee guida sulla copertura finanziaria adottata dalle leggi regionali.

NUOVI CONTROLLI INTERNI PER GLI ENTI LOCALI

Viene implementato il sistema dei controlli interni che certifica efficacia, efficienza e economicità dell’azione amministrativa, la verifica di regolarità amministrativa e contabile, la valutazione dei risultati ottenuti rispetto agli obiettivi e il rispetto degli equilibri finanziari. Per gli enti con più di 5mila abitanti viene introdotto un “controllo strategico” per verificare lo stato di attuazione dei programmi. Per tutti gli enti locali si introduce invece un “controllo sugli equilibri finanziari” che valuta lo stato di salute delle finanze dell’ente.

LE SANZIONI

Le sanzioni, che entreranno in vigore dal 2013, si applicano alle Regioni inadempienti al 30 novembre 2012 (oppure entro 6 mesi dall’entrata in vigore del decreto se occorre procedere a modifiche statutarie) e prevedono, in un primo tempo, l’accantonamento dell’80% dei trasferimenti erariali dello Stato (ad eccezione di sanità e trasporto pubblico locale) e il 5% dei trasferimenti per la sanità. Nel caso in cui l’inadempienza persista è prevista una diffida da parte del Governo e la successiva procedura per lo scioglimento del Consiglio.

PROCEDURE PER IL RIEQUILIBRIO FINANZIARIO DEGLI ENTI LOCALI

Altre disposizioni riguardano la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale: le Province e i Comuni che abbiano squilibri di bilancio tali da provocare il dissesto finanziario approvano un “piano di rientro” della durata massima di 5 anni per riequilibrare le finanze locali. Il piano di rientro dell’ente locale deve contenere una quantificazione precisa dei fattori di squilibrio e individuare tutte le misure necessarie per la riduzione della spesa e il ripianamento del deficit (tra cui il blocco dell`indebitamento e la riduzione delle spese del personale e delle prestazioni di servizi). L’ente locale ha a disposizione diversi strumenti per il risanamento: ad esempio può aumentare le aliquote e le tariffe dei tributi locali, assumere mutui per la copertura dei debiti fuori bilancio.

Per agevolare gli enti locali che hanno avviato un piano di rientro lo Stato istituisce un Fondo di rotazione volto ad assicurare stabilità finanziaria. Attraverso il Fondo lo Stato anticipa le risorse finanziarie all’ente che, oltre alla restituzione, si impegna al blocco dell’indebitamento e alla riduzione delle spese del personale e delle prestazioni di servizi.

La sanzione a carico degli amministratori che hanno contribuito con dolo o colpa grave al verificarsi del dissesto finanziario, oltre al pagamento di una multa pari a un minimo di 5 e un massimo di 20 volte la retribuzione, è l’incandidabilità per dieci anni al ruolo di assessore, revisore dei conti degli enti locali e rappresentante dell`ente locale presso altri enti e istituzioni. Per i Sindaci e Presidenti l’incandidabilità è estesa alle cariche di Sindaco, presidente di provincia, presidente di Giunta regionali, membro di consigli comunali o provinciali, del Parlamento italiano ed europeo.

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