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Contratto metalmeccanici: 50 anni fa l’accordo sulle storiche 150 ore

Il 19 aprile 1973 Bruno Trentin, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto firmarono il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro dei metalmeccanici che 50 anni fa introdusse la formazione per i lavoratori e l’inquadramento unico

Contratto metalmeccanici: 50 anni fa l’accordo sulle storiche 150 ore

Era il 19 aprile 1973, esattamente 50 anni fa, il giorno in cui venne sottoscritto il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro dei metalmeccanici. Con esso, vennero introdotte le cosiddette 150 ore per il diritto allo studio – che permisero a tanti metalmeccanici di conseguire la licenza di scuola Media e un aggiornamento culturale – ma anche il contratto che definì l’inquadramento unico.

“Un contratto che raccolse le istanze, le rivendicazioni e lotte degli anni ‘60 portando emancipazione e crescita”, sottolinea la Fim Cisl che oggi ricorda il 50esimo anniversario del CCNL e sottolinea quanto, “i temi centrali di quel contratto formazione e inquadramento a 50 anni sono ancora oggi attuali e centrali nelle rivendicazioni e nella contrattazione che la FIM porta avanti sia a livello nazionale che aziendale”.

Cosa prevedeva il CCNL del 19 aprile 1973

Erano gli anni del fermento del mondo operaio e dell’Autunno Caldo segnato dalle lotte sindacali che portarono alla nascita dello Statuto dei lavoratori. Il 19 aprile 1973 Bruno Trentin, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto firmarono di loro pugno, per la prima volta come segretari generali della Flm, l’accordo con la nuova associazione degli imprenditori metalmeccanici: la Federmeccanica.

“La manifestazione nazionale di 250.000 metalmeccanici a Roma rappresentò la spinta necessaria per il rinnovo contrattuale”, speiga la Fim Cisl, sottolineando che grazie a quella firma, più di 1,5 milioni di lavoratori trovarono la loro emancipazione sociale grazie alla crescita professionale e formativa.

Ma cosa c’era in quel contratto? Il documento, superato solo con il rinnovo avvenuto il 5 febbraio 2021, rappresenta un vero e proprio spartiacque. Al suo interno era infatti contenuta la nuova norma sul monte di ore massimo (150 appunto) di permessi lavorativi retribuiti da impiegare in progetti ed attività riguardanti la propria formazione personale che consentì a oltre 100mila metalmeccanici di tornare sui banchi di scuola. I lavoratori dell’industria metalmeccanica furono infatti i primi ad avere la possibilità di recuperare gli anni della scuola dell’obbligo, quella media in particolare, accedendo al panorama di corsi e attività a loro disposizione da quel giorno. Fu la prima volta che in un contratto veniva presa in considerazione la formazione dei lavoratori e, in seguito, l’istituto contrattuale delle 150 ore si diffuse anche ai principali accordi dell’industria, dei servizi e della pubblica amministrazione

150 ore: un traguardo culturale per l’Italia intera

Le 150 ore rappresentano dunque un vero e proprio movimento di emancipazione culturale che ha avuto forti ripercussioni sulla qualità della vita di milioni di persone in tutto il Paese, sul movimento dei lavoratori e anche sulla scuola.

Ma non fu l’unica novità importante prevista da quel contratto: al suo interno era previsto anche l’ormai noto inquadramento unico che portò al superamento della distinzione tra operai, impiegati e quadri. 

“Al termine di un’estenuante trattativa – scrisse qualche giorno prima della storica firma Bruno Ugolini su l’Unità – dopo oltre cinque mesi di lotta durissima, tenace, unitaria, i metalmeccanici italiani e le loro organizzazioni sindacali hanno raggiunto un successo di grande importanza. Superate le ultime, tenaci resistenze dalla parte padronale, lo schema d’accordo siglato stanotte segna un chiaro passo in avanti rispetto alle già rilevanti conquiste del contratto del ‘69. La piena validità della piattaforma rivendicativa della Federazione unitaria dei metalmeccanici è confermata dai risultati raggiunti in materia di salari, inquadramento unico operai–impiegati, orario di lavoro, limitazione degli straordinari, diritto allo studio per i giovani lavoratori”.

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