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Congresso Cgil, lunghissima relazione di Landini ma sotto gli slogan niente di nuovo e sull’Ucraina resta l’ambiguità

Al via i lavori del diciannovesimo congresso della Cgil “Il lavoro crea il futuro”. Ecco il lungo messaggio di Landini

Congresso Cgil, lunghissima relazione di Landini ma sotto gli slogan niente di nuovo e sull’Ucraina resta l’ambiguità

Maurizio Landini dal palco del Congresso della Cgil a Rimini, in programma da oggi mercoledì 15 fino a sabato 18 marzo, ha lanciato alcune proposte per disegnare un “nuovo modello sociale”. Un discorso fin troppo lungo, in cui il segretario ha cercato di spiegare il senso di questo congresso: “lottare per un lavoro di qualità che cancelli la precarietà” perché “abbiamo bisogno di aumentare i salari, le pensioni. Abbiamo bisogno di una vera e giusta riforma del fisco e del sistema previdenziale. Investire su sanità e scuola pubblica, che siano diritti universali. Abbiamo bisogno di nuove politiche industriali e di uno sviluppo che sia fondato su sostenibilità sociale e ambientale. Che non ci siano più morti sul lavoro e che si investi sulla sicurezza dei lavoratori. Che il diritto alla formazione diventi permanente e garantito a tutti”.

“Dobbiamo tornare ad ascoltare le persone, ha detto il segretario, oggi non stiamo riuscendo a mantenere i diritti conquistati per voi” i giovani. “Abbiamo bisogno che voi entriate anche per cambiarci. Il messaggio forte del congresso è questo. È vero abbiamo un problema di rapporto coi giovani, insieme possiamo affrontarlo”, ha proseguito Landini durante la prima giornata del Congresso, ma sotto le solite storie niente di nuovo e sull’Ucraina resta una certa ambiguità.

Il tema dei migranti

Abolire “la legge Bossi-Fini che ha bloccato la migrazione regolare e ha vincolato il permesso di soggiorno al rapporto di lavoro”. Abrogare “i decreti sicurezza Salvini che hanno trasformato i salvataggi in operazioni di polizia bloccando i migranti in mare e criminalizzando le Ong”. È la ricetta del segretario contro la malagestione dell’emergenza dei migranti. E non è nemmeno “accettabile il recente decreto approvato dal governo a Crotone la scorsa settimana, va invece realizzato un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo. Occorre che l’Italia e tutta l’Europa assumano il carattere strutturale delle migrazioni e lavorare alla piena integrazione riconoscendo i diritti di cittadinanza per chi è nato in Italia, il diritto di voto almeno alle elezioni amministrative ai cittadini non comunitari, che fra l’altro con il loro lavoro nella produzione, in agricoltura, nei servizi, per la cura delle persone, sono un sostegno indispensabile per il nostro Paese. Compresa la nostra previdenza. L’immigrazione – ha concluso – è una delle più drammatiche emergenze che siamo chiamati ad affrontare”.

Rapporto tra sindacato e sistema politico

“Abbiamo denunciato una profonda crisi di rappresentanza e di partecipazione democratica che ha aumentato sfiducia verso forze politiche e anche verso i sindacati. Abbiamo indicato che l’origine per noi è nella rottura che si è determinata tra lavoro e rappresentanza politica e anche il venir meno di un carattere alternativo tra i programmi dei vari schieramenti. I governi sono cambiati”, dal 2010 ben 8 ricorda Landini, “ma i precari sono rimasti precari, anzi aumentano. Il sistema pensionistico non è cambiato, il fisco grava sempre di più sui lavoratori dipendenti e pensionati e si continua a favorire la rendita finanziaria e l’evasione fiscale. La sanità pubblica sta per implodere. Sono aumentate le diseguaglianze. La politica deve tornare a rappresentare la cultura del lavoro”.

Poi va all’attacco del Governo sulle riforme. “Noi rivendichiamo il diritto al confronto preventivo e il diritto di essere coinvolti nelle scelte che riguardano il Paese, perché rappresentiamo 36 milioni di lavoratori e pensionati. Ma questo non sta avvenendo”. E poi ricorda le “vecchie ricette” del Governo Meloni: “tasse piatte per gli alti redditi del lavoro autonomo e condoni, voucher, abolizione reddito di cittadinanza, non un euro per rinnovare i contratti pubblici, nessun serio intervento fiscale per tutelare i salari mangiati dall’inflazione”. E poi la richiesta all’esecutivo: “ritiri la delega fiscale per avviare un confronto di merito con i sindacati perché non è più accettabile che le entrate fiscali del Paese si reggano di fatto sul lavoro dipendente e sui pensionati”.

Landini: “Il governo ritiri la delega fiscale”

Nell’incontro di ieri a Palazzo Chigi sulla delega fiscale “abbiamo registrato l’ennesimo strappo, nel metodo e nel merito”, prosegue il segretario aggiungendo che “non siamo d’accordo né sulla riduzione delle aliquote Irpef perché favorisce redditi più alti. Né sulla flat tax fuori dalla progressività della Costituzione. Non è prevista la riduzione di 5 punti del cuneo per una vera crescita dei salari, né la restituzione del fiscal drag per la tutela dall’inflazione. Questi interventi prefigurano una riduzione di risorse su scuola e sanità” per questo motivo Landini chiama anche “Cisl e Uil a mobilitarci nelle prossime settimane”.

Sul salario minimo è fondamentale una normativa “che chiediamo venga recepita anche nel nostro Paese anche definendo una soglia perché sotto certe cifre non è lavoro ma è puro sfruttamento”. E ha ribadito anche la necessità di “dare validità erga omnes sia agli aspetti economici che normativi dei contratti collettivi, certificando la rappresentanza delle parti che lo stipulano fermando così anche la pratica degli accordi pirata, esplosa negli ultimi 10 anni”.

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